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Campania

Camorra | “Sandokan” pentito: ora tocca ai nomi di politici e imprenditori che aveva a libro paga

La decisione di Francesco “Sandokan” Schiavone di diventare un collaboratore di giustizia ha scosso profondamente il panorama criminale della Campania. Dopo 26 anni di detenzione, gran parte dei quali trascorsi nel regime penitenziario speciale 41 bis, il capo dei Casalesi ha finalmente deciso di confrontarsi con le sue responsabilità. Per lungo tempo, Sandokan è stato considerato uno dei pilastri insormontabili della camorra casalese, custode di segreti oscuri e trame inquietanti; tuttavia, il suo distacco dal mondo dell’ombra potrebbe rappresentare una svolta illuminante nel mondo della criminalità organizzata, non solo a livello locale.

L’avvio della sua collaborazione, autorizzata dalla Direzione Nazionale Antimafia, offre agli inquirenti la speranza di svelare le oscure alleanze del mondo criminale, mettendo in luce complici e connivenze, e segnando una svolta cruciale nella lotta contro la criminalità organizzata.

È essenziale esaminare i legami torbidi tra camorra, politica e imprenditoria. Le testimonianze di Schiavone, se autentiche, potrebbero finalmente evidenziare una rete di corruzione e complicità che ha eroso le fondamenta della nostra società. In particolare, è necessario investigare i rapporti tra la camorra e la classe politica, nonché le collusioni con il mondo imprenditoriale, che hanno afflitto la provincia di Caserta per decenni. La questione della Terra dei Fuochi rappresenta un problema irrisolto e doloroso per tutta la regione.

L’impegno di Schiavone a cooperare con le autorità potrebbe essere un passo significativo verso la guarigione di questa ferita profonda, arrestando il flusso di illegalità e favorendo la ripresa della legalità. Tuttavia, la vera riforma richiede che anche coloro che hanno tratto vantaggio da queste connivenze vengano chiamati a rispondere delle proprie azioni, subendo le conseguenze della legge come tutti gli altri.

Mentre accogliamo con favore questa inaspettata possibilità di riscatto, non possiamo permetterci di abbassare la guardia. Individui come Francesco Bidognetti e Michele Zagaria dimostrano che c’è ancora molto lavoro da fare per sradicare completamente la criminalità organizzata. Tuttavia, la scelta di Sandokan dovrebbe servire da monito per loro e per tutti coloro che continuano a sfidare l’autorità dello Stato. La loro sconfitta sarà una vittoria per la giustizia e per un futuro migliore per la nostra terra, liberata dalla morsa della criminalità.

Campania

Scampitella (AV) | Violazione del divieto di avvicinamento in luogo a lui interdetto, arrestato

I Carabinieri della Compagnia di Ariano Irpino hanno recentemente effettuato un arresto a Scampitella, portando in manette un uomo di 52 anni per violazione di un provvedimento giudiziario. L’individuo era sottoposto a un divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, un’ordinanza emessa dal Tribunale di Benevento.

Durante un servizio di pattuglia, i militari hanno individuato e fermato l’uomo nei pressi di uno dei luoghi a lui interdetti. La sua presenza nella zona è stata considerata una violazione del provvedimento in vigore, che gli vietava di avvicinarsi a determinati luoghi legati alla persona protetta.

L’arresto, avvenuto in flagranza di reato, ha messo in evidenza la vigilanza delle forze dell’ordine nel garantire il rispetto delle misure di protezione imposte dai tribunali. L’uomo, già noto alle Forze dell’Ordine, è stato trattenuto in attesa di ulteriori sviluppi del caso.

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Campania

Napoli | Subiva angherie da parte del figlio e del genero e chiede alla camorra di ucciderli, 12 arresti

Un’inquietante vicenda di intimidazioni e richieste di omicidio è emersa dall’ultima inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Napoli, condotta in collaborazione con il Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Castello di Cisterna. L’operazione, che ha portato all’arresto di dodici persone e all’imposizione di obblighi di presentazione per altre tredici, ha rivelato l’oscuro intreccio tra criminalità organizzata e violenze domestiche.

L’indagine ha portato alla luce un episodio scioccante risalente al 20 giugno 2022. In quell’occasione, un uomo, oppresso dai maltrattamenti del figlio e del genero, si è rivolto al clan Fabbrocino chiedendo aiuto per risolvere la sua situazione in modo estremo. Secondo quanto emerso dalle intercettazioni, l’uomo ha richiesto aiuto al clan per far sparire i due familiari che lo tormentavano, avanzando una richiesta di omicidio con distruzione dei corpi.

Il clan, tuttavia, ha risposto con una sorprendente dose di moderazione. I membri della camorra hanno rassicurato l’uomo che avrebbero parlato con i familiari e che non avrebbero preso misure estreme. L’episodio è stato trattato come un caso di estorsione e intimidazione da parte del clan, che si presentava come un “sportello d’ascolto” per i problemi dei cittadini.

Tra gli arrestati c’è anche Biagio Bifulco, presunto capo della famiglia Fabbrocino di Palma Campania, che avrebbe continuato a gestire gli affari del clan anche mentre era detenuto. Le indagini hanno rivelato che, durante la sua detenzione, Bifulco riceveva tangenti di 4.000 euro al mese da un imprenditore, in cambio di favori e imposizioni per l’uso di una società di autotrasporti.

Questa operazione dimostra come il clan Fabbrocino gestisse le proprie attività illecite con una strategia ben organizzata, estorcendo denaro e imponendo il proprio controllo anche nei settori economici legittimi. L’inchiesta mette in luce non solo la crudeltà e la violenza della camorra, ma anche la complessità delle sue operazioni e il grado di infiltrazione nelle attività commerciali locali.

Le misure cautelari emesse dal giudice per le indagini preliminari di Napoli, Leda Rossetti, sono il risultato di un’accurata indagine che ha svelato il vero volto della criminalità organizzata nella regione. Il procedimento continua e le persone coinvolte sono considerate non colpevoli fino alla definitiva pronuncia di condanna.

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Campania

Avellino | Sequestrati 110 capi di prodotti contraffatti

Nel contesto delle operazioni di controllo e contrasto alla contraffazione, la Guardia di Finanza di Avellino ha recentemente eseguito un’importante operazione che ha portato al sequestro di 110 articoli di abbigliamento, scarpe e borse di marche famose, tra cui Nike, Louis Vuitton, Gucci, Prada e Adidas. I prodotti, tutti falsificati, erano destinati alla vendita attraverso canali non ufficiali e a prezzi significativamente inferiori rispetto a quelli di mercato.

L’indagine, condotta dal Nucleo Mobile del Gruppo di Avellino, è stata avviata grazie al monitoraggio di diversi social network, dove gli agenti hanno individuato un venditore sospetto. Questo individuo, residente a Pratola Serra, operava principalmente tramite vendite per corrispondenza, attirando clienti con offerte di merce a prezzi stracciati. I finanzieri, dopo aver verificato l’irregolarità dei prodotti e la loro provenienza illecita, hanno localizzato e sequestrato il materiale contraffatto.

Questa operazione sottolinea l’impegno della Guardia di Finanza nel combattere il mercato della contraffazione, un fenomeno che non solo danneggia i brand originali ma ha anche un impatto negativo sulle finanze pubbliche. La commercializzazione di prodotti falsificati comporta perdite fiscali notevoli e influisce negativamente sulla crescita economica e sulla qualità dei servizi pubblici.

Il procedimento penale è attualmente in fase preliminare e, come per ogni indagine in corso, la responsabilità del soggetto coinvolto sarà definitivamente accertata solo a seguito di una sentenza irrevocabile di condanna, rispettando il principio di presunzione di innocenza.

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