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PROVA HONDA CBR600RR E FIREBLADE SP: DOPPIO COLPO A PORTIMAO

Sono le 6.50 del mattino e sono ancora nel letto della mia camera all’Algarve Race Resort. Prendo il cellulare dal comodino e apro l’app del meteo, con lo stesso stato d’animo con cui si guarda la pallina girare nella roulette. Ansia, aspettativa, speranza. Io però non bramo un numero specifico per vincere una cospicua somma di denaro, bensì la previsione di un meteo clemente.

Come nel gioco d’azzardo, tuttavia, le probabilità sono contro di me: è dalla scorsa settimana che per oggi è prevista pioggia. E come nel gioco d’azzardo, puntualmente, l’aspettativa s’infrange contro la realtà: potrà esserci qualche sprazzo di sereno durante la giornata, ma pioverà. Mi alzo, vado verso la finestra e tiro la tenda. Lì in fondo vedo lo scollino più celebre dello spettacolare circuito di Portimao e c’è il sole! Peccato che contemporaneamente stia piovendo… la madre di tutte le beffe.

Dopo questo turbinio di emozioni vissuto in pochi minuti dal suono della sveglia, decido di mettere da parte quelle negative e concentrarmi sui lati positivi. Primo fra tutti, la consapevolezza che l’organizzazione Honda non è certo impreparata all’eventualità della pista bagnata, perciò hanno già equipaggiato tutte le moto con delle morbidissime e superscanalate gomme rain. Ciò significa che oggi, la prova di due delle sportive più attese e interessanti del 2024, si farà. Mi riferisco ovviamente alla CBR600RR e all’ammiraglia CBR1000RR-R Fireblade SP, per gli amici ’Blade.

IL RITORNO DELLA CBR600RR

La prima è un ritorno dal passato che molti smanettoni, me compreso, aspettavano da tempo – il segno che forse, in questo mondo, può tornare a esserci spazio anche per le 600 Supersport. Non si tratta di un modello radicalmente nuovo, ma di un aggiornamento della moto che sparì dai listini europei nel 2017: elettronica al passo coi tempi, compresa la piattaforma inerziale a sei assi, leggeri ritocchi alla ciclistica e un’estetica tutta nuova, ma che tradisce le origini per via dell’iconico scarico sottosella.

L’AMMIRAGLIA: FIREBLADE SP

La Fireblade è in un certo senso l’opposto: l’estetica è cambiata solo marginalmente rispetto al modello lanciato nel 2020, mentre da un punto di vista tecnico gli aggiornamenti sono stati pesantissimi. Nuove sospensionitelaio e motore rivisti, un inedito sistema che divide a coppie la gestione dei corpi farfallati, ABS completato con una terza modalità “Race” e nuove pinze freno Brembo Stylema R. A tutto ciò si aggiungono l’ergonomia modificata e l’attesissima, totale revisione dei rapporti. In pratica, se è vero che non si tratta di un modello completamente nuovo, si può dire che non ci vada nemmeno troppo lontano.

PROVA HONDA CBR600RR E FIREBLADE SP: WARM UP IN SUPERSPORT

Il primo approccio con Portimao in versione fradicia avviene sulla 600RR, che con i suoi “soli” 121cv rende la prospettiva un po’ più rassicurante per il mio cervello di smanettone. Ma come scopro non appena salgo in sella, non è solo questione di cavalleria.

Saranno anche passati diversi anni dall’ultima volta che ho guidato una supersport Honda, eppure mi sento quasi immediatamente a casa, con un’impostazione di guida ovviamente estrema, ma anche abbastanza spaziosa per i miei 174cm. Solo i semimanubri li avrei preferiti un poco più larghi e ancora più aperti, ma non è comunque un dettaglio sufficiente a sporcare il feeling immediato con la moto.

Prova Honda cbr600rr e Fireblade SP

I primi giri servono soprattutto come ricognizione, per scovare i tratti più insidiosi della pista, dove si formano autentici ruscelli e ampie pozzanghere, oltre che per prendere confidenza con il grip dell’asfalto. Sono già nella mappatura più aggressiva del motore, e a questi ritmi molto blandi noto un leggero effetto on-off, che prontamente appunto nel mio taccuino immaginario.

IL CARATTERE DELLA 600RR

Le altre sensazioni in arrivo dal propulsore che catturano la mia attenzione, riguardano erogazione e spinta ai medi. La prima è piuttosto pulita e lineare, salvo una leggera flessione in zona 9.500-10.000 giri, mentre la seconda è decisamente più presente di quanto avrei pensato. Forse dipenderà anche dalle bassissime aspettative che nutrivo, e di certo non voglio che pensiate che qui ci sia un’autentica e gustosa castagna ai medi, ma tra i 6 e i 9.000 giri la CBR riesce a tirarti fuori dalle curve senza mostrare un elettroencefalogramma completamente piatto.

Prova Honda cbr600rr e Fireblade SP

Una volta preso il ritmo e iniziato a ruotare il gas con più convinzione, l’on-off di cui sopra sparisce nel nulla – un chiaro segno che si tratta di un problema limitato. Segno che tra l’altro colgo inconsciamente al volo per aumentare ulteriormente il passo. In questo modo inizio veramente a godere della classica guida da 600, col motore costantemente oltre i 10.000 e un urlo di scarico che, nonostante l’Euro 5+, è ancora bello presente ed esaltante quando si tiene il gas spalancato verso la zona rossa.

Un plauso, poi, va fatto senza dubbio al cambio elettronico, con un funzionamento rapido e preciso sia in salita, sia in scalata, aiutando sia l’efficacia della guida, sia il puro e semplice piacere di tirare il collo alla moto.

PROVA HONDA CBR600RR E FIREBLADE SP: BELLA (RI)SCOPERTA

Per il secondo turno sulla 600RR entro più deciso e determinato, con l’intenzione di cogliere qualche spunto in più anche dalla ciclistica. I primi a darmi un buon riscontro sono i freni, soprattutto in termini di regolazione del nuovo ABS cornering. Ovviamente in queste condizioni le staccate non sono furiose come sull’asciutto, ma di sicuro modulabilità e potenza ci sono, mentre l’antibloccaggio non entra mai a sproposito, anche quando all’avantreno la rain inizia a muoversi come una slick non farebbe. Bisognerà riprovare a metterlo alla frusta sull’asciutto, ma trattandosi di un sistema non regolabile, già questo primo risultato è degno di essere segnalato.

Dal punto di vista della guida, non sorprende ritrovare sostanzialmente le sensazioni del precedente modello, ed è sicuramente una buona notizia. Maneggevole in pieno stile Supersport, la CBR non è mai stata e continua a non essere rapida in maniera fulminea, facendosi apprezzare più per il senso di sicurezza e stabilità che infonde in qualsiasi frangente, a prescindere dai ritmi che le si danno in pasto e da quanto siete irruenti con gli input al motore o alla ciclistica.

L’ELETTRONICA SULLA CBR600RR

In questo contesto, l’avanzato pacchetto di aiuti alla guida di cui ora dispone non fa che regalare tranquillità extra mentre le si tira il collo, anche se di certo, specie su pista asciutta, non si tratta di dotazioni essenziali su una 600 da poco più di 100cv alla ruota. Ma d’altro canto, proporla senza traction control, mappe motore e anti impennata nel 2024 sarebbe risultato quantomeno anacronistico.

Prova Honda cbr600rr e Fireblade SP

Dunque, oltre all’accenno di on-off citato all’inizio, e che probabilmente sarà percepibile più che altro nella guida stradale non troppo aggressiva, ci sono altre cose che non mi sono piaciute di questa CBR600RR?

In realtà solo una, che tra l’altro non ho nemmeno potuto provare. Mi riferisco alle gomme scelte come primo equipaggiamento, le Dunlop RoadSport 2. Più volte le abbiamo criticate per le loro scarse attitudini sportive: di sicuro dureranno più a lungo di alternative più aggressive, ma il ritorno della supersport Honda avrebbe meritato qualcosa di più indicato a esaltarne le doti ciclistiche. La buona notizia è che, trattandosi di gomme, farete sempre in tempo a cambiarle.

HONDA CBR1000RR-R FIREBLADE SP 2024: SI FA SUL SERIO

Prova Honda cbr600rr e Fireblade SP

Terminato il gustoso antipasto a base di 600RR, gli uomini Honda servono la portata principale alzando la saracinesca del box accanto. È la Fireblade SP, naturalmente anche lei equipaggiata con gomme rain.

Infilo nuovamente casco e guanti, salto in sella e mi avvio verso l’uscita dei box. Mi basta mezzo giro per apprezzare la nuova posizione di guida. Personalmente ero tra i pochissimi che non disdegnavano la postura molto bassa, distesa e caricata sull’anteriore della ’Blade 2020, ma di sicuro ora l’ergonomia è più naturale e vicina a quella delle altre supersportive, con le gambe meno raccolte e un carico sui polsi meno estremo.

Mentre resetto i riferimenti presi con la 600, cercando di sovrascriverli con quelli necessari a gestire le ben diverse velocità raggiunte dalla 1000, l’altra cosa che noto immediatamente è la grandissima maneggevolezza.

LA ‘BLADE ORA È PIÙ RAPIDA IN INSERIMENTO

Anche rispetto alla 600RR, la Fireblade è più svelta nella prima fase di inserimento in curva, quando si imposta la piega a partire dalla moto eretta. Con l’aumentare dell’angolo di piega, poi, la discesa si fa più progressiva, meno repentina, ma non in maniera tale da rallentare la manovra, quanto più che altro da renderla più precisa. Nel complesso, non credo che la RR-R 2024 diventerà improvvisamente il riferimento in termini di agilità nel campo delle race replica, ma la sensazione è che le modifiche al telaio abbiano colto nel segno per renderla più rapida.

Prova Honda cbr600rr e Fireblade SP

Tra tutte le sensazioni di fino che mi impegno a raccogliere ed elaborare, mentre alzo il ritmo fino a far scivolare costantemente il ginocchio a terra sull’asfalto bagnato, ce n’è una che è tutt’altro che fine. È un cambiamento gigantesco, radicale, impossibile da non notare: le marce sembrano avere finalmente una spaziatura sensata.

CAMBIO: MIGLIORATI I RAPPORTI

Nei rampini più stretti si arriva ancora a usare la prima, ma non è una necessità assoluta, e di certo non capita più che persino questa sia troppo lunga. Il risultato è che la CBR sale di giri con più convinzione, divora le marce con più cattiveria e, in generale, è più semplice da mantenere nella parte alta del contagiri, là dove il suo quattro in linea esprime tutta l’inebriante furia di cui è capace.

Prova Honda cbr600rr e Fireblade SP

Persino tenendomi un ampio margine di sicurezza sull’ultimo curvone prima del rettilineo, e poi giocando con le impennate che si innescano sul cambio di pendenza all’inizio dello stesso, arrivo costantemente a toccare i 299 indicati dalla strumentazione, a oltre 14.000 giri in quinta marcia. Sulla ’Blade 2020, tanto per capirci, mi sarebbe bastata la quarta.

IL RINGHIO DEL TORQUE SPLIT

Potenza e allungo di questo quattro in linea restano dunque tra i migliori in assoluto nel campo delle superbike replica. Così come l’urlo di scarico agli alti regimi, nonostante questo risulti meno sguaiato e penetrante di prima per via del nuovo silenziatore. Tuttavia, pure al netto dei rapporti più corti, il 4 in linea Honda sembra aver recuperato qualcosa anche in termini di pienezza di erogazione e spinta ai medi regimi.

Nulla di eclatante o in grado di cambiare il carattere di questo motore, ma prima di esplodere oltre i 10.000 come già faceva prima, ora prende giri con più convinzione e risponde meglio al gas anche a partire dai 6-7.000.

Prova Honda cbr600rr e Fireblade SP

A proposito di erogazione, un capitolo a parte lo merita il sistema Torque Split Control, di cui vale la pena parlare cominciando con la parte più inutile, ma anche più arrapante, del suo funzionamento: il sound. In pratica alle piccole aperture del gas, i corpi farfallati vengono azionati a coppie in maniera differenziata, con il propulsore che funziona un po’ come se fosse l’unione di due diversi bicilindrici, anziché un singolo quattro in linea.

TORQUE SPLIT CONTROL: EFFICACE IN USCITA DI CURVA

Ciò che ne risulta, in particolare quando si piega a destra e il sound di scarico si riflette sull’asfalto, è un ringhio gutturale, animalesco, che ogni singola volta mi solleva un angolo della bocca per stamparmi in faccia un ghigno compiaciuto.

Il funzionamento è apprezzabile pure in termini di guida, con una risposta dolcissima del gas a moto piegata, che permette di essere precisissimi in percorrenza e nella prima fase di uscita di curva, anche e soprattutto con la mappatura più aggressiva impostata – in cui non a caso il sistema lavora in maniera più ampia e avvertibile. Poi, quando il gas viene ruotato più a fondo, i corpi farfallati tornano a lavorare all’unisono e così il motore può esprimere tutta la sua potenza.

PROVA HONDA CBR600RR E FIREBLADE SP 2024: IN LOTTA CONTRO IL VENTO

Negli ultimi due turni, la situazione della pista migliora, con alcuni tratti che vanno asciugandosi, permettendo di spingere di più. Soggettivamente, però, è persino più difficile guidare, con curve asciutte che si alternano ad altre quasi del tutto bagnate, alcuni rigagnoli ancora ben presenti in traiettoria e qualche breve scroscio di pioggia che ogni tanto si riversa solo su parte del tracciato. Per non parlare del vento da tempesta in arrivo dall’Atlantico, che trasforma in un gioco pericoloso persino le impennate sul dritto.

Prova Honda cbr600rr e Fireblade SP

In queste condizioni mi torna molto comodo il fenomenale avantreno della Fireblade, che si conferma spettacolare per il feeling e la sicurezza che trasmette. Non posso spingermi a dire che sia effettivamente migliorato rispetto a prima grazie alle nuove Öhlins Smart EC 3.0, dato che di sicuro non l’ho sollecitato a sufficienza, ma senza dubbio non teme il confronto con nessuno.

Un discorso simile per i freni, che erano al top (nonostante i tubi in gomma) e lì restano. Il loro vero limite era l’ABS, troppo invasivo per la guida al limite in pista, e ci vorrà una prova asciutta per capire se davvero la nuova regolazione Race abbia eliminato il problema.

QUINDI, COME SONO?

È vero, il meteo portoghese è stato abbastanza una schifezza, ma nonostante questo sono sicuro di poter dire che Honda abbia fatto centro col suo doppio colpo al mondo delle supersportive per il 2024. La CBR600RR è un ritorno graditissimo, di cui io personalmente sentivo la mancanza.

E oltre a guidarsi ancora alla grande, spero che i suoi meriti si spingano anche più in là, al mercato in generale, convincendo altri costruttori (assieme a Kawasaki, che per il 2024 ha aggiornato la 636) a tornare con delle supersportive di media cilindrata, da affiancare alla recente ondata di sportive entry level.

Permettetemi poi di fare i complimenti a Honda per il prezzo super aggressivo con cui ha voluto riportare la 600 a listino: sarà anche basata su un modello di diversi anni fa, non avrà gomme di primo equipaggiamento al livello della ciclistica, ma anche così, 11.990 euro per il massimo della sportività applicata alla classe media, con in più dotazioni tecnologiche perfettamente moderne, al giorno d’oggi appaiono un vero affare.

Poi c’è lei, sua maestà Fireblade. È quasi un peccato che a Tokyo, aerodinamica a parte, abbiano scelto di non cambiarne minimamente l’estetica o quantomeno di non variare più significativamente la livrea, perché la quantità di modifiche apportate avrebbe meritato di essere più evidente sin dal primo colpo d’occhio. In pratica gli ingegneri Honda hanno preso ogni singola critica rivolta alla CBR1000RR-R dal 2020 in poi, e l’hanno affrontata di petto, introducendo tutte le novità necessarie a perfezionarla.

Abbastanza da metterla davanti a tutte le agguerritissime avversarie? Impossibile dirlo dopo averla guidata da sola per alcuni turni bagnati, ma non mi stupirebbe vederla giocarsi la vittoria sino all’ultima curva della prossima comparativa.

Prova Honda cbr600rr e Fireblade SP

Fonte:www.superbikeitalia.it

Food

Il 5 novembre a Modena sarà svelata la 70^ edizione della Guida Michelin

Continua l’avvicinamento alla presentazione della settantesima edizione della guida Michelin Italia che si terrà il 5 novembre al Teatro Luciano Pavarotti di Modena. L’annuncio ufficiale è stato dato in occasione dell’evento “Road to 70” organizzato dalla Michelin alla Nuvola Lavazza di Torino, una cena di gala con alcuni piatti ideati e preparati dagli chef italiani premiati con le 3 stelle della celebre guida gastronomica. “Questa sera – ha dichiarato Marco Do, direttore Comunicazione e Relazioni esterne Michelin Italia – abbiamo voluto organizzare una festa speciale, una cena che non esiste in natura, con tutti i 13 chef italiani con 3 stelle che hanno cucinato 26 piatti: praticamente una cena con 29 stelle”.

Dalla star televisiva Antonino Cannavacciuolo al decano Massimo Bottura, passando per la giovane promessa Fabrizio Mellino, che ha riportato le tre stelle al sud Italia nel suo ristorante “Quattro Passi”, i cuochi hanno dato vita a un viaggio tra i sapori che celebra l’importanza che la guida Michelin rappresenta per tutto il movimento della ristorazione di qualità in Italia e nel mondo. “In occasione dei 70 anni della guida Michelin – ha continuato Marco Do – abbiamo voluto approfondire l’argomento del taste tourism, cioè il turismo enogastronomico. Parliamo di un flusso di denaro che, nel 2023, ammonta a 438 milioni di euro e si stima che per quest’anno arrivi a mezzo miliardo”.

La serata è stata, infatti, anche l’occasione per presentare alcuni risultati dello studio che Michelin ha realizzato con JFC, società che si occupa di marketing territoriale, per capire quale sia l’impatto dei flussi turistici generati dalla presenza dei ristoranti stellati. Ogni ristorante con una stella genera benefici diretti sul territorio per oltre 800mila euro che diventano oltre due milioni di euro in presenza di un ristorante con due stelle. I ristoranti che vantano le tre stelle, invece, generano un risultato pari a 6,5 milioni di euro ciascuno. Quasi il 70 percento dei gestori di hotel di qualità localizzati nei pressi di un’insegna stellata Michelin, inoltre, dichiara di avere clienti giunti in albergo proprio per recarsi in uno specifico ristorante. Lombardia, Campania e Piemonte sono le regioni che beneficiano maggiormente della presenza dei ristoranti stellati, mentre a livello provinciale Napoli precede Roma e Milano.

“Noi non vogliano appropriarci dei meriti che sono tutti dei ristoratori – spiega ancora Marco Do – ma è lecito pensare che la nostra guida, con il suo sistema delle stelle e con il suo linguaggio ormai di uso comune, influenzi buona parte di questi flussi turistici che si muovono per andare a provare ristoranti di livello grazie ai nostri consigli. Noi siamo dei fotografi: i nostri ispettori, tutti dipendenti di Michelin, provano i ristoranti in assoluto anonimato, pagano i conti e giudicano in assoluta indipendenza. La fotografia che viene fuori per il nostro Paese è estremamente interessante visto che la guida Michelin Italia ormai da anni è la seconda guida più stellata al mondo”. Oltre ai già citati chef, alla serata torinese erano presenti anche Massimiliano Alajmo, Chicco e Bobo Cerea, Mauro Uliassi, Nadia e Giovanni Santini, Heinz Beck, Riccardo Monco, Enrico Bartolini, Norbert Niederkofler, Enrico Crippa, Niko Romito.

foto: xb4/Italpress

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Motori

Arriva il Ford Ranger Plug-in Hybrid

Ford Pro fissa nuovi standard per i pickup ibridi plug-in, con la presentazione del Ranger PHEV all’IAA Transportation di Hannover. Il nuovo modello non scende a compromessi e offre le stesse caratteristiche in termini di capcità di carico, versatilità e prestazioni off road tipiche del Ranger. A queste si aggiunge ora la possibilità di guidare in modalità elettrica, rafforzando così la leadership di Ford Pro nel segmento dei pickup europei e ampliando ulteriormente la gamma di veicoli elettrici e ibridi plug-in. Con una coppia fino a 690 Nm, la più alta di qualsiasi altro Ranger attualmente in produzione, e un’autonomia in elettrico di oltre 45 km, l’ultimo modello dell’iconico pickup si arricchisce di nuovi elementi.

Il Ranger Plug-In Hybrid, inoltre, introduce una versione più potente di Pro Power Onboard, consentendo di alimentare o ricaricare dispositivi e attrezzi da lavoro, utilizzando fino a 6,9 kW direttamente dal veicolo, senza la necessità di un generatore esterno. Ford Pro presenta il nuovo modello all’IAA Transportation in un’edizione limitata, l’allestimento Stormtrak, esclusivo per il Plug-In Hybrid, in aggiunta al Wildtrak e all’XLT.
“Il nuovo Ranger PHEV offre i vantaggi dell’elettrificazione senza per questo rinunciare alla versatilità e alla capacità di carico che hanno reso il Ranger un’icona in Europa. Abbiamo ulteriormente migliorato il nostro primo pickup Plug-In Hybrid affinchè potesse continuare a essere adatto come strumento di lavoro, aggiungendo comfort, servizi connessi e la possibilità di guida in elettrico”, ha affermato Marco Buraglio, Direttore Veicoli Commerciali Ford Italia. Il Ranger PHEV sarà prodotto a Silverton, in Sudafrica, e le prime consegne sono previste dalla primavera del 2025.

Il nuovo modello si unisce all’attuale gamma Ranger a motore diesel disponibile in Europa, rendendo il pickup ancora più adatto alle diverse esigenze di chi lo utilizza. Il nuovo gruppo propulsore PHEV 2,3 combina il motore Ford EcoBoost a benzina da 2,3 litri e il cambio automatico a 10 marce con un motore elettrico da 75 kW e una batteria da 11,8 kWh (utilizzabili). I 690 Nm di coppia risultanti sono i più alti di qualsiasi altro Ranger di produzione e con 279 CV il modello PHEV produce più potenza di un Ranger 3.0-litri V6 turbodiesel. La batteria impiega meno di quattro ore per ricaricarsi, utilizzando una ricarica monofase da 16 amp che garantisce oltre 45 km di autonomia in modalità elettrica. Il Ranger PHEV offre le stesse prestazioni che hanno fatto appassionare ai Ranger con motore diesel e benzina. Chi sceglierà Ranger PHEV potrà continuare a trasportare un carico utile fino a una tonnellata, trainare fino a 3.500 kg beneficiare della sicurezza in fuoristrada offerta dall’avanzato sistema e-4WD.

Il motore elettrico consente al Ranger PHEV di utilizzare il veicolo in modalità zero emissioni, potendo scegliere quando e come utilizzare l’energia della batteria con le modalità Auto EV, EV Now, EV Later o EV Charge. Altri elementi caratteristici sono la frenata rigenerativa e la coppia aggiuntiva durante il traino, lo spostamento di carichi più pesanti o la possibilità di affrontare terreni impegnativi in fuoristrada. Ford ha anche rivisto la taratura delle sospensioni per ottenere un comfort ottimale e prestazioni sicure su strada e fuoristrada, tenendo conto del tipo di telaio e della distribuzione del peso del Ranger PHEV. Dove disponibili, le soluzioni Ford Pro Charging consentiranno di programmare la ricarica durante la notte per accedere a tariffe più economiche. In generale, Ford si aspetta che questa motorizzazione ibrida possa garantire una riduzione dei consumi di carburante rispetto al più potente motore diesel V6. La tecnologia Pro Power Onboard offre la possibilità di lavorare alimentando contemporaneamente strumenti e attrezzature ad alto assorbimento, per esempio in un cantiere, senza la necessità di un generatore. Il sistema prevede 2,3 kW di serie, che possono arrivare fino a 6,9 kW, ordinando un option specifico, con due prese da 15 amp nel cassone e 3,45 kW disponibili da ciascuna presa per soddisfare le necessità delle strumentazioni più complesse.

L’edizione di lancio Stormtrak offre una ricca dotazione di serie, che comprende elementi di design unici Stormtrak con cerchi in lega da 18 pollici, griglia a nido d’ape, prese d’aria sui parafanghi e kit di decalcomanie. Fari a LED Matrix, sistema portapacchi flessibile, Pro Trailer Backup Assist e telecamera a 360 gradi. Nuovo colore esclusivo per lo Stormtrak, il Chill Grey, che si aggiunge all’Agate Black. Abitacolo lussuoso con sistema audio B&O a 10 altoparlanti e materiali interni esclusivi. Come ogni veicolo Ford Pro, anche Ranger PHEV è supportato da una suite completa di servizi di assistenza, ricarica, software e finanziamenti flessibili per semplificare l’esperienza utente, migliorare la produttività e ridurre i costi di esercizio. L’app FordPass permette di monitorare con facilità lo stato di salute del veicolo grazie all’invio di notifiche. Per le aziende con flotte più grandi e fleet manager dedicati, lo strumento adatto per ottimizzare la produttività e ridurre i tempi di fermo del veicolo è Ford Pro Telematics.

foto: ufficio stampa Ford Italia

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Attualità

Economia | Esenzione bollo auto storiche 2024, il veicolo deve avere almeno 20 anni

Chi possiede un’auto con almeno vent’anni di età potrebbe avere diritto a significativi vantaggi fiscali, come la riduzione o l’esenzione dal pagamento del bollo auto, a condizione che il veicolo sia riconosciuto come di interesse storico o collezionistico. Questi benefici sono regolati da norme specifiche che stabiliscono requisiti chiari per la classificazione di un’auto come storica.

Perché un’auto sia considerata storica, deve avere almeno 20 anni e risultare iscritta in uno dei registri storici previsti dall’articolo 60 del Codice della Strada. Tra questi vi sono l’ASI (Automotoclub Storico Italiano), il Registro Storico Fiat, Lancia e Alfa Romeo, oltre allo Storico FMI (per le moto). L’iscrizione certifica che l’auto ha mantenuto le sue caratteristiche originali, senza modifiche rilevanti, e che è in ottimo stato di conservazione. Solo così si apre la strada ai benefici fiscali.

Le auto storiche vengono suddivise in due categorie: auto d’epoca e veicoli di interesse storico. Le prime sono vetture che non possono più circolare normalmente poiché cancellate dal Pubblico Registro Automobilistico (PRA), e possono essere utilizzate solo per partecipare a manifestazioni o eventi speciali. Le auto di interesse storico, invece, possono ancora circolare regolarmente e sono soggette a revisione periodica.

Per le auto immatricolate da almeno 30 anni, l’esenzione dal pagamento del bollo auto è automatica, indipendentemente dall’iscrizione in un registro storico. Tuttavia, se l’auto viene usata regolarmente, è prevista una tassa di circolazione ridotta, che varia da regione a regione, con un costo medio di circa 30 euro. Per le auto che hanno tra 20 e 29 anni, è possibile ottenere una riduzione del 50% sul bollo, a patto che il veicolo sia iscritto in un registro storico e che il Certificato di Rilevanza Storica (CRS) sia riportato sul libretto di circolazione.

Il CRS attesta che un veicolo ha mantenuto le sue caratteristiche originali. Questo certificato è fondamentale per accedere agli sconti sulla tassa automobilistica per le auto che hanno tra 20 e 29 anni. Inoltre, il CRS può anche dare accesso a condizioni assicurative più favorevoli, con premi ridotti.

Per il 2024, le auto con oltre 30 anni di vita continueranno a beneficiare dell’esenzione dal bollo, mentre quelle con un’età compresa tra 20 e 29 anni potranno ottenere una riduzione del 50% sulla tassa, a patto di soddisfare i requisiti necessari. In alcune regioni, come la Lombardia, l’esenzione dal bollo è estesa anche ai veicoli con meno di 30 anni, purché iscritti al Registro ACI Storico.

In sintesi, il possesso di un’auto storica offre non solo vantaggi economici, ma anche la possibilità di preservare un pezzo di storia dell’automobilismo, mantenendo viva la tradizione e il valore culturale dei veicoli d’epoca.

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