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Cronaca

Taranto | Sequestrate oltre 7.000 euro in banconote false dalla Guardia di Finanza

TARANTO – Il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Taranto ha recentemente sequestrato 210 banconote false, per un valore complessivo superiore ai 7.000 euro. L’operazione si inserisce nelle attività di contrasto al fenomeno del “falso nummario” e ha permesso di identificare e bloccare una significativa quantità di valuta contraffatta.

Le banconote sequestrate includono principalmente tagli da 20 e 50 euro, con 114 esemplari da 20 euro (per un valore di 2.280 euro) e 72 esemplari da 50 euro (per un valore di 3.600 euro). Seguono 15 banconote da 100 euro, per un totale di 1.500 euro. I restanti pezzi sono costituiti da tagli da 10 euro (7 banconote) e 5 euro (2 banconote). Non sono state trovate banconote da 200 e 500 euro.

Le indagini hanno coinvolto il Centro Nazionale Analisi (C.N.A.) della Banca d’Italia, che ha fornito supporto nella verifica delle banconote false e nella ricerca di possibili connessioni con altri episodi criminosi nella provincia di Taranto.

Le attività investigative mirano a ricostruire l’intera filiera della contraffazione, partendo dal singolo detentore delle banconote per individuare eventuali reati collegati, come la truffa e il riciclaggio. La lotta alla falsificazione della valuta rappresenta una priorità per garantire la sicurezza del sistema monetario e la fiducia del pubblico nella moneta unica.

Cronaca

Ragazza uccisa in sparatoria a Molfetta, fermato 21enne

I carabinieri hanno fermato a Bari il presunto responsabile dell’omicidio della 19enne uccisa la notte tra sabato e domenica in un agguato al Bahia Beach di Molfetta, nel Barese. In manette è finito un 21enne, di Bari.
Il bersaglio dei sicari, secondo quanto accertato dagli investigatori, sarebbe stato l’amico della ragazza, un 20enne rampollo del clan del rione barese di Japigia. Il giovane è rimasto ferito assieme ad altre tre persone. Le indagini sono coordinate dalla Dda di Bari.
– foto Agenzia Fotogramma –

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Cronaca

Tremestieri Etneo (CT) | Operazione “Pandora”: rinviata al 30 settembre l’udienza preliminare nei confronti di 27 imputati

È stata rinviata al 30 settembre l’udienza preliminare riguardante 27 imputati coinvolti nell’operazione Pandora, un’inchiesta condotta dai Carabinieri su presunti casi di infiltrazione mafiosa e corruzione nel Comune di Tremestieri Etneo. Questo procedimento ha suscitato un notevole interesse, data la gravità delle accuse e le figure coinvolte.

Durante l’udienza, il giudice per le indagini preliminari Ottavio Grasso dovrà esaminare le posizioni degli imputati, tra cui quella di Luca Sammartino, esponente della Lega in Sicilia, indagato per due presunti episodi di corruzione. Sammartino, che si è dimesso da vicepresidente della Regione Siciliana e assessore all’Agricoltura, ha sempre negato le accuse, esprimendo fiducia nella magistratura.

Le accuse contestate a Sammartino includono il favorire un farmacista a Tremestieri Etneo, ostacolando la concorrenza in cambio di supporto elettorale per una candidata alle europee. Inoltre, è accusato di aver ricevuto informazioni riservate da carabinieri riguardo a eventuali indagini contro di lui.

Tra gli altri imputati figurano l’ex sindaco di Tremestieri Etneo, Santi Rando, e Pietro Alfio Cosentino, entrambi indagati per voto di scambio politico-mafioso. Inoltre, sono coinvolti due presunti membri di Cosa Nostra, Francesco Santapaola e Vito Romeo.

Nella prossima udienza, prevista per la fine di settembre, le parti potranno avanzare richieste di patteggiamento e presentare ulteriori argomentazioni. La richiesta di rinvio a giudizio è stata firmata dai sostituti procuratori e approvata dalla procuratrice facente funzioni, segnando un passo importante nel proseguimento di questo caso.

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Cronaca

Tribunale di Catania | “Estinto il giudizio” su fermi migranti con decreto Cutro

Le sezioni unite civili della Cassazione hanno recentemente dichiarato “estinto il giudizio” sul ricorso presentato dal Ministero dell’Interno e dal Questore di Ragusa, riguardante la decisione del Tribunale di Catania di non convalidare i fermi di migranti. Questo sviluppo si inserisce nel contesto del cosiddetto decreto Cutro, che ha suscitato ampie discussioni e controversie.

La rinuncia al ricorso è stata formalizzata dal Ministero e dal Questore, che hanno affermato che l’interesse all’impugnazione è venuto meno a causa dell’irreperibilità dei migranti coinvolti e del nuovo decreto interministeriale che introduce una disciplina differente.

In aggiunta, la Cassazione ha disposto il ritiro di una domanda di pregiudiziale presentata alla Corte di giustizia europea, che era stata chiamata a pronunciarsi sulla questione della garanzia finanziaria di circa 5.000 euro che un richiedente asilo deve versare per evitare il trattenimento in un centro di frontiera. La Corte europea, su parere dell’avvocato generale, aveva precedentemente deciso di trattare la questione con la procedura ordinaria, senza accogliere la domanda di urgenza avanzata dalla Cassazione.

L’avvocato Rosa Emanuela Lo Faro, che rappresenta alcuni migranti coinvolti, ha commentato che, nonostante le modifiche apportate dall’Esecutivo, permangono aspetti problematici nel decreto, in particolare riguardo alla sua conformità con la Costituzione e le normative internazionali. Ha evidenziato l’assenza di misure alternative rispetto alla presentazione di documenti e alla garanzia economica, sottolineando come questo rappresenti un vulnus per i richiedenti asilo. Ha inoltre annunciato l’intenzione di continuare a contestare le convalide avvenute a Porto Empedocle, invitando la Cassazione a fornire ulteriori chiarimenti sulla questione.

In sintesi, sebbene il giudizio sul ricorso sia stato estinto, la questione dei diritti dei migranti e la conformità delle leggi italiane con le normative internazionali rimane aperta e oggetto di scrutinio legale.

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