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Attualità

Catanzaro | Corte dei Conti, migliora il bilancio della Regione ma restano ancora criticità su sanità e fondi comunitari – VIDEO


Il bilancio di esercizio 2022 della Regione Calabria si conclude con una leggera variazione positiva, come evidenziato nel giudizio di parifica del rendiconto generale emanato dalla sezione giurisdizionale di controllo della Corte dei Conti. Al 31 dicembre 2022, il risultato è registrato a -67 milioni, mostrando un miglioramento rispetto all’anno precedente, quando il saldo negativo era di -79 milioni.

Tuttavia, persistono numerose criticità. Secondo la relazione della presidente della sezione di controllo, Rossella Scerbo, nel corso del 2022 la Regione ha affrontato 2.035 procedure esecutive a seguito di pignoramenti, comportando una spesa di 24 milioni di euro. La maggior parte di tali procedure è attribuibile al dipartimento Agricoltura. Riguardo all’indebitamento delle scritture contabili, al 31 dicembre 2022 i debiti da finanziamento ammontano a 1 miliardo e 313 milioni di euro, indicando una riduzione rispetto all’anno precedente. La diminuzione si attesta a -183 milioni.

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Blitz contro la camorra a Napoli, 60 arresti

Sessanta persone sono state arrestate dalla Polizia di Stato, nell’ambito di un’operazione contro la camorra, a Napoli. Gli indagati, raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale partenopeo, sono accusati, a vario titolo, di associazione di stampo mafioso, associazione a delinquere finalizzata al furto, concorso esterno in associazione mafiosa, tentato omicidio, possesso ingiustificato di armi e ordigni esplosivi, estorsione, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, furto e ricettazione.
L’indagine, condotta tra il 2021 e il 2022, ha documentato l’esistenza e l’operatività di un clan camorristico, operante nell’area orientale del capoluogo e in alcuni comuni della provincia.
– foto: screenshot da video Polizia di Stato –

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Attualità

Undici anni fa il naufragio di Lampedusa, morirono 368 migranti

Undici anni fa il naufragio di Lampedusa in cui morirono 368 migranti. Un’imbarcazione libica usata per il trasporto di uomini, donne e bambini si inabissò a poche miglia dal porto dell’Isola delle Pelagie. Il naufragio provocò 368 morti accertati e circa 20 dispersi presunti, numeri che la ricordano come una delle più gravi tragedie nel mar Mediterraneo. I superstiti salvati furono 155, di cui 41 minori: 40 non accompagnati e uno solo con la famiglia.
Il barcone, un peschereccio lungo circa 20 metri, era salpato dal porto libico di Misurata il primo ottobre 2013, con a bordo migranti di origine eritrea e etiope. La barca era giunta a circa mezzo miglio dalle coste lampedusane quando i motori si bloccarono, poco lontano dall’Isola dei Conigli. Secondo una ricostruzione degli investigatori, per attirare l’attenzione delle navi che passavano, l’assistente del capitano avrebbe agitato uno straccio infuocato producendo molto fumo. Questo avrebbe spaventato parte dei passeggeri, che si sarebbero spostati da un lato dell’imbarcazione stracolma che si è rovesciata. La barca avrebbe girato su se stessa tre volte prima di colare a picco. Alle sette circa locali alcune imbarcazioni civili e pescherecci notarono i naufraghi e diedero l’allarme, caricando la maggior parte dei superstiti a bordo. Nei giorni successivi, le operazioni di recupero dei morti e la conta del numero dei morti.
Sull’Isola di Lampedusa sono diverse le iniziative organizzate in occasione della Giornata della memoria e dell’accoglienza.
– foto Agenzia Fotogramma –

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Scuola, Italia deferita alla Corte Ue per abuso di contratti a termine

La Commissione europea ha deciso di deferire l’Italia alla Corte di giustizia dell’Unione europea “per non aver posto fine all’uso abusivo di contratti a tempo determinato e a condizioni di lavoro discriminatorie (direttiva 1999/70/CE del Consiglio)”. Secondo la Commissione, “l’Italia non dispone delle norme necessarie per vietare la discriminazione relativa alle condizioni di lavoro e l’uso abusivo di successivi contratti a tempo determinato”.
La Commissione constata che “la normativa italiana che determina la retribuzione degli insegnanti a tempo determinato nelle scuole pubbliche non prevede una progressione retributiva incrementale basata sui periodi di servizio precedenti. Ciò costituisce una discriminazione rispetto ai docenti assunti a tempo indeterminato, che hanno diritto a tale progressione retributiva. Inoltre, contrariamente al diritto comunitario, l’Italia non ha adottato misure efficaci per prevenire l’utilizzo abusivo di successivi contratti di lavoro a tempo determinato del personale amministrativo, tecnico e ausiliario nelle scuole statali. Ciò viola la normativa europea sul lavoro a tempo determinato”.

“Prendo atto della decisione della Commissione europea che ha deferito l’Italia alla Corte di giustizia europea perchè si riducano le condizioni per il ricorso dei contratti a termine e affinchè i docenti precari abbiano gli stessi scatti di anzianità degli insegnanti di ruolo, in nome di una piena parificazione dei diritti – commenta il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara -. Abbiamo sottoposto da tempo alla Commissione la necessità di rivedere il sistema di reclutamento dei docenti italiani previsto da un’intesa fra la Commissione e il precedente governo, superando le rigidità della riforma PNRR che creano un’oggettiva discriminazione a danno dei docenti precari e non tengono conto dei numeri del precariato che sono cresciuti negli scorsi anni. Attendiamo quindi fiduciosi che la parificazione dei diritti possa essere estesa ora anche alle forme di reclutamento”.

– Foto Agenzia Fotogramma –

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