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Cronaca

Lecce | Arrestato 29enne evaso dal carcere: operazione congiunta dei Carabinieri

I Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Taranto, con il supporto tecnico del Raggruppamento Operativo Speciale Carabinieri e la collaborazione dello Squadrone Eliportato Cacciatori Carabinieri Puglia, del 6° Elinucleo Carabinieri di Bari Palese e del Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria, hanno arrestato un 29enne evaso dal carcere di Lecce il 14 settembre scorso.

L’evasione e la fuga

L’operazione di servizio è stata resa possibile da un’intensa attività investigativa avviata subito dopo l’evasione. Il 29enne, detenuto nel carcere di Lecce per scontare una pena fino al 2028, avrebbe approfittato di un momento di distrazione all’interno dell’infermeria dell’istituto per scavalcare il cancello di cinta e le recinzioni, facendo perdere le proprie tracce.

La cattura nei pressi di Grumo Appula

L’uomo è stato rintracciato il 24 settembre, nascosto con la moglie in un casolare isolato nelle campagne di Grumo Appula, in provincia di Bari, nel tentativo di sfuggire ai controlli. L’operazione, durata dalle prime ore dell’alba fino alla sera, ha coinvolto oltre 50 militari dell’Arma, sotto il coordinamento delle Procure della Repubblica di Lecce e Bari.

Sequestrati droga e microcellulare

Durante la perquisizione dello stabile, sono stati trovati circa 50 grammi di hashish e un microcellulare, che si presume sia stato utilizzato per le comunicazioni necessarie a organizzare la fuga.

Il ritorno in carcere

Al termine delle procedure di rito, il 29enne è stato trasferito alla Casa Circondariale di Taranto, dove resterà a disposizione dell’Autorità Giudiziaria, con la presunzione di innocenza garantita fino a eventuale sentenza definitiva di condanna.

L’operazione ha dimostrato l’efficacia della collaborazione tra i vari reparti dei Carabinieri e le altre forze dell’ordine coinvolte, sottolineando l’importanza del coordinamento investigativo nella gestione di casi complessi come quello appena concluso.

Cronaca

Guerriglia post-derby a Genova, fermate otto persone

Serata di guerriglia a Genova dopo il derby di Coppa Italia vinto dalla Sampdoria ai calci di rigore. Ancora prima della fine del match centinaia di ultras delle rispettive fazioni sono usciti dallo stadio Luigi Ferraris con l’obiettivo di scontrarsi, ma l’imponente dispositivo di sicurezza messo in campo dalle forze dell’ordine ha impedito contatti diretti. Diversi tafferugli sono scoppiati nel quartiere di Marassi. In più occasioni la polizia ha usato idranti e lacrimogeni per allontanare i tifosi armati di caschi e bastoni. Oltre ai lanci di oggetti, petardi e fumogeni sono state formate barricate coi cassonetti dati alle fiamme. Il bilancio finale è di 15 feriti lievi tra poliziotti, carabinieri e tifosi. Otto persone sono state fermate e identificate e nelle prossime ore si procederà probabilmente a una serie di arresti differiti.
Il clima tra ultras era già teso da mesi e nelle ultime settimane c’erano stati più tentativi di fronteggiarsi direttamente, motivo per cui l’attenzione è salita sul fronte dell’ordine pubblico. A esacerbare ulteriormente gli animi durante il derby il gesto di esporre in Gradinata Nord, il cuore del tifo rossoblù, gli striscioni blucerchiati rubati nella sede degli Ultras Tito Cucchiaroni durante un blitz avvenuto a maggio scorso in seguito ad altri scontri alla Foce provocati dagli avversari. Nel primo pomeriggio di ieri l’ultima sfida a distanza ravvicinata nei pressi del Ferraris, con le forze dell’ordine a impedire ancora una volta lo scontro e il quartiere finito sotto assedio, con la decisione dei commercianti di chiudere i negozi in anticipo. La sensazione è che l’escalation non sia ancora finita.
– foto xa8/Italpress –

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Calabria

Reggio Calabria | Chiesta la conferma di tutte le condanne emesse in primo grado nel processo “Crypto”

Il sostituto procuratore generale di Reggio Calabria, Vincenzo Luberto, ha richiesto la conferma delle condanne emesse in primo grado nel processo noto come “Crypto”. Questo procedimento giudiziario è il risultato di una vasta operazione antimafia condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia, che ha messo in luce un presunto gruppo criminale attivo nel traffico di sostanze stupefacenti a livello europeo e italiano.

Nell’udienza che si è svolta ieri nella Corte d’Appello di Reggio Calabria, il pubblico ministero ha presentato la sua requisitoria, sottolineando l’importanza di mantenere ferme le condanne già inflitte. Tra gli imputati, diversi hanno ricevuto pene significative in primo grado, tra cui Giuseppe Cacciola, Bruno Pronestì, Vincenzo Raso, Domenico e Nicola Certo, tutti condannati a 20 anni di reclusione.

L’elenco delle condanne comprende anche nomi come Francesco Cambria, Roberto Porcaro e Francesco Suriano, ciascuno con una pena di 20 anni. Altri imputati hanno ricevuto pene variabili, con alcuni, come Pasquale Giovinazzo e Massimiliano Guerra, condannati a pene più leggere di 3 e 7 anni, rispettivamente.

Al contempo, il processo ha visto anche alcune assoluzioni. Tra queste, si segnalano quelle di Francesco Barone e Filippo Angelica, per i quali erano state richieste pene significative, ma che sono stati assolti in primo grado.

La sentenza di appello è attesa con grande attenzione, dato il peso delle accuse e la portata delle condanne già stabilite. Le indagini hanno rivelato un sistema complesso di traffico di droga e il coinvolgimento di numerosi individui, confermando la gravità del fenomeno criminale in atto nella regione.

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Cronaca

Gabicce (PU) | Cade da un balcone mentre svolgeva dei lavori, morto 62enne

Un tragico incidente si è verificato ieri pomeriggio all’Hotel Continental di Gabicce, in provincia di Pesaro-Urbino, dove un architetto di 62 anni ha perso la vita dopo essere caduto da un balcone mentre era impegnato in lavori di misurazione. L’uomo, originario di Ferrara e libero professionista, si trovava nell’hotel, attualmente chiuso al pubblico, per svolgere alcune attività tecniche.

I soccorsi sono stati prontamente attivati, con l’arrivo del 118, dei carabinieri e di un tecnico dell’azienda sanitaria territoriale della provincia. I rilievi effettuati hanno confermato che il parapetto del balcone era conforme alle normative di sicurezza. Secondo le prime informazioni, l’architetto si sarebbe trovato oltre il parapetto, il che ha portato a escludere situazioni di rischio lavorativo.

Per chiarire la dinamica dell’accaduto e stabilire se si sia trattato di un incidente o di un gesto volontario, la salma è stata sottoposta a fermo giudiziario per l’espletamento dell’autopsia. Quando i soccorritori e le forze dell’ordine sono giunti sul posto, l’uomo era già deceduto. Le indagini sono ora in corso per ricostruire in dettaglio quanto accaduto e fare chiarezza su questo triste episodio.

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