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Curiosità

Differenze tra il Motore Fireblade e il Motore Big Bang

Nel contesto delle moto e della tecnologia dei motori, i termini “Fireblade” e “Big Bang” si riferiscono a due concetti distinti che riguardano specifiche tecnologie e approcci progettuali. Ecco una panoramica su cosa rappresentano e come differiscono:

1. Motore Fireblade

Definizione e Contesto:

  • Fireblade è un nome di marca utilizzato da Honda per la sua serie di moto sportive ad alte prestazioni, in particolare la Honda CBR1000RR Fireblade. Il termine “Fireblade” non si riferisce a una specifica tecnologia del motore, ma è il nome commerciale di un modello di moto che è stato introdotto da Honda nel 1992.

Caratteristiche del Motore Fireblade:

  • Motore e Prestazioni: La Honda CBR1000RR Fireblade è nota per il suo motore a quattro cilindri in linea, raffreddato a liquido. Questo motore è progettato per offrire elevate prestazioni e una guida entusiastica.
  • Tecnologia e Innovazione: Nel corso degli anni, i modelli Fireblade hanno incorporato diverse tecnologie innovative, inclusi sistemi di controllo elettronico, freni avanzati e sospensioni migliorate. Tuttavia, il termine “Fireblade” non descrive una tecnologia specifica del motore, ma è un’etichetta per una linea di moto ad alte prestazioni.

2. Motore Big Bang

Definizione e Contesto:

  • Big Bang è una terminologia utilizzata principalmente nel contesto delle moto da corsa, specialmente in MotoGP, per descrivere un particolare tipo di configurazione del motore. Il termine è associato a una specifica disposizione delle accensioni dei cilindri e alla sequenza di accensione che altera il comportamento del motore.

Caratteristiche del Motore Big Bang:

  • Sequenza di Accensione: Nei motori Big Bang, i cilindri sono progettati per accendersi in una sequenza non uniforme, creando una vibrazione e un’erogazione della potenza più fluida e prevedibile. Questo tipo di motore viene utilizzato per migliorare la trazione e la gestione della potenza.
  • Proprietà e Benefici: L’approccio Big Bang è stato adottato da alcune squadre di MotoGP per migliorare il controllo e l’aderenza su circuiti difficili, grazie alla modifica del modo in cui la potenza viene erogata. Il termine “Big Bang” è stato popolarizzato da Yamaha con il suo motore a quattro cilindri in linea utilizzato nelle moto da corsa, in particolare durante l’era in cui Valentino Rossi e la Yamaha YZR-M1 erano dominanti.

Principali Differenze:

  1. Origine e Applicazione:
  • Fireblade: Riferito a una linea di moto sportiva di produzione, con un focus su prestazioni generali e innovazione tecnologica.
  • Big Bang: Riferito a una configurazione specifica del motore usata principalmente in ambito corsaiolo, per migliorare la gestione della potenza e il controllo su pista.
  1. Tecnologia del Motore:
  • Fireblade: Non specifica una particolare tecnologia del motore, ma è associata a una serie di moto sportive che possono includere diversi tipi di motori.
  • Big Bang: Riguarda una configurazione particolare del motore che altera la sequenza di accensione dei cilindri per un comportamento del motore più fluido e controllato.
  1. Impatto sulla Guida:
  • Fireblade: L’impatto è sul comportamento complessivo della moto, inclusa la sua maneggevolezza, prestazioni e tecnologie integrate.
  • Big Bang: Influenza principalmente la gestione della potenza e la trazione, specialmente in condizioni di guida difficili o su circuiti di gara.

Conclusione

In sintesi, il termine Fireblade rappresenta una serie di moto sportive di alta prestazione prodotte da Honda, mentre Big Bang si riferisce a una configurazione particolare del motore, utilizzata per migliorare le prestazioni e il controllo nelle moto da corsa. Mentre Fireblade è un marchio e una linea di prodotti, Big Bang è una specifica tecnologia motoristica applicata in contesti di competizione.

Curiosità

SAI CHE…E’ importantissimo respirare col naso? Ecco perchè

Respirare con il naso è importante: prima di arrivare ai polmoni, l’aria che entra nelle narici viene filtrata, umidificata e termoregolata in modo da raggiungere la temperatura di 35 gradi, ideale per la funzionalità respiratoria e polmonare e tutto questo avviene proprio grazie alla specifica struttura del naso. Durante l’inspirazione, i piccoli peli che si trovano all’interno delle narici e il sistema mucociliare simulano il rilascio di molecole antibatteriche, una vera e propria barriera protettiva che abbatte la carica di polveri e batteri presenti nell’aria prima che arrivi agli alveoli polmonari.

Sono alcuni dei temi trattati dall’otorinolaringoiatra Giovanni Felisati, intervistato da Marco Klinger, per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress. “E’ importante respirare col naso perchè l’aria che noi respiriamo viene termoregolata dalle strutture nasali e quindi arriva in migliori condizioni ai bronchi, che necessitano di avere un’aria filtrata e termoregolata. Ma il naso serve anche perchè ha una funzione estetica al centro della faccia, ha una funzione olfattiva che oggi è sempre più importante, ha una funzione di difesa perchè fa da filtro”.

Respirare con la bocca, “ad esempio per un bambino, determina un’alterazione di sviluppo del palato. Ma tutti noi respirando male, viviamo male: probabilmente abbiamo un cattivo sonno e una cattiva qualità della vita”, ha spiegato. “Un naso che sta bene deve essere una via di mezzo fra un tunnel in cui l’aria passa completamente libera e un termosifone. Dobbiamo volere che il nostro naso respiri bene, per avere una migliore qualità della vita e anche in prospettiva per avere una longevità sana”.

Può succedere che, col passare dell’età, una persona possa respirare peggio? “Sulla respirazione ci sono tante cose che possono impattare, l’unica soluzione è capire dov’è il problema”, ha sottolineato. Sulle abitudini quotidiane, “oggi si parla sempre di più dei lavaggi nasali: non credo che tutti si debbano lavare il naso, però quando c’è un problema tenerlo pulito è una buona cosa e, se c’è un’allergia, bisogna curarlo. Se invece ci sono delle anomalie anatomiche, forse la chirurgia è meglio farla prima e non dopo”.

– Fonte foto: Freepik –

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Curiosità

Sai quale parte del Cervello Stimola la Curiosità?

Un team di ricercatori della Columbia University ha fatto una scoperta significativa riguardo alla curiosità umana, identificando per la prima volta le aree del cervello coinvolte in questo fondamentale impulso. Utilizzando la risonanza magnetica funzionale (fMRI), gli scienziati hanno analizzato i livelli di ossigeno nelle diverse regioni cerebrali per misurare l’attività durante l’esperimento.

Durante lo studio, 32 partecipanti hanno osservato immagini distorte di oggetti e animali familiari, chiamate texforms, e hanno valutato la loro curiosità e fiducia nell’identificazione di tali immagini. Incrociando le valutazioni dei partecipanti con le scansioni fMRI, i ricercatori hanno identificato un’attività significativa in tre aree principali del cervello:

  1. Corteccia Occipitotemporale: Associata alla visione e al riconoscimento.
  2. Corteccia Prefrontale Ventromediale (vmPFC): Coinvolta nella percezione di valore e fiducia.
  3. Corteccia Cingolata Anteriore: Responsabile della raccolta di informazioni.

La vmPFC svolge un ruolo cruciale come “ponte” tra la certezza percepita dalla corteccia occipitotemporale e la sensazione di curiosità, agendo come un grilletto che stimola il desiderio di esplorare. I ricercatori hanno osservato che maggiore era l’incertezza sui soggetti mostrati, maggiore era la curiosità dei partecipanti. Questo suggerisce che l’input percettivo viene elaborato attraverso rappresentazioni neurali fino a evocare curiosità.

La scoperta non solo aiuta a comprendere meglio il funzionamento del cervello umano, ma potrebbe anche facilitare lo sviluppo di terapie per condizioni come la depressione cronica, dove la curiosità e l’esplorazione sono spesso compromesse. I ricercatori sono interessati ad esplorare ulteriormente la curiosità generale, sociale e scientifica, approfondendo le sue origini biologiche e i suoi effetti sul comportamento umano.

Jacqueline Gottlieb, neuroscienziata coinvolta nello studio, sottolinea che la curiosità umana ha “origini biologiche profonde” e che “quello che distingue la curiosità umana è la nostra spinta a esplorare molto più ampiamente rispetto ad altri animali, spesso solo per il piacere di scoprire.”

Questa ricerca offre nuove prospettive sul modo in cui la curiosità emerge e viene stimolata, con potenziali applicazioni nel miglioramento della nostra comprensione della mente umana e nella creazione di interventi terapeutici mirati.

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Curiosità

LO SAI CHE…Beethoven perse l’udito a causa del…vino

L’analisi di due ciocche di capelli del compositore Ludwig van Beethoven ha rivelato livelli estremamente alti di piombo, una sostanza presente nel vino che egli beveva, presumibilmente consumando una bottiglia al giorno. Questo avvelenamento da piombo probabilmente ha contribuito alla perdita dell’udito e ai problemi di salute che Beethoven ha sperimentato durante la sua vita.

Uno studio recente, condotto da ricercatori della Mayo Clinic e di Harvard, ha esaminato attentamente due ciocche di capelli autenticati appartenenti a Beethoven. Utilizzando la spettrometria di massa, gli studiosi hanno confermato la presenza di livelli significativamente elevati di piombo nelle ciocche, oltre ai livelli aumentati di arsenico e mercurio. Questi risultati suggeriscono che il compositore potesse avere nel suo sangue livelli di piombo sufficientemente alti da causare disturbi gastrointestinali, renali e riduzione dell’udito, ma non abbastanza da essere una causa diretta della sua morte.

È noto che Beethoven fosse un grande consumatore di vino, bevendo approssimativamente una bottiglia al giorno. Tuttavia, il vino dell’epoca era spesso conservato in recipienti contenenti piombo, e Beethoven, come molti altri, usava il diacetato di piombo per addolcire il vino. Questa pratica potrebbe aver contribuito all’avvelenamento da piombo che ha afflitto il compositore.

Sebbene sia chiaro che Beethoven abbia sofferto a causa dell’avvelenamento da piombo, la causa esatta della sua morte rimane oggetto di dibattito. Alcune prove suggeriscono che potrebbe essere stata influenzata dalla sua presunta epatite B, una malattia per la quale aveva fattori di rischio genetici, insieme all’abuso di alcolici. Questo potrebbe aver contribuito alla cirrosi epatica diagnosticata al momento della sua morte.

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