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Le Iconiche Crew del Rap Americano: Un Viaggio nella Storia del Genere

Nel mondo del rap, le crew americane hanno svolto un ruolo fondamentale, diventando le portavoce della vita di strada e scrivendo capitoli indelebili nella storia dell’hip hop. Anche se il rap è spesso associato a singoli artisti, molte crew e gruppi hanno avuto un impatto significativo sullo sviluppo di questo genere musicale, soprattutto a partire dalla fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90. Ancora oggi, le band rap e di altri generi traggono ispirazione dalle leggendarie crew americane di quel periodo.

Ecco un viaggio alla scoperta di tre dei gruppi rap più influenti nella storia del genere:

1) Wu-Tang Clan: I Maestri dell’East Coast

Il Wu-Tang Clan è senza dubbio uno dei gruppi rap più rappresentativi dell’hip hop dell’East Coast. Nato a Staten Island, New York, il collettivo ha visto la luce con RZA, GZA e Ol’ Dirty Bastard come membri fondatori. A loro si sono presto uniti altri talenti come Ghostface Killah, Method Man e Raekwon. Inizialmente, i membri del gruppo tentavano la fortuna come artisti solisti partecipando a battaglie di freestyle, ma con poco successo. Questo li ha spinti a unire le forze, mescolando i loro stili diversi in un unico gruppo.

Il Wu-Tang Clan si distingue per la passione condivisa per i film di kung-fu degli anni ’70, che ha ispirato il nome del gruppo e molti dei titoli dei loro progetti. Il loro sound è caratterizzato da basi grezze e testi crudi che raccontano la realtà della vita di strada. L’album di debutto, Enter the Wu-Tang (36 Chambers), ha segnato una svolta nella loro carriera, raggiungendo il disco di platino e includendo brani iconici come “C.R.E.A.M.”, diventato un vero e proprio inno per le crew di rap in tutto il mondo.

2) N.W.A.: I Pionieri del Gangsta Rap

Gli N.W.A., acronimo di Niggaz With Attitudes, sono considerati tra i fondatori del gangsta rap. Formato da Eazy-E a Compton, California, alla fine degli anni ’80, il gruppo è noto per i testi che raccontano senza filtri la dura realtà dei quartieri di Los Angeles, fatta di violenza, criminalità e degrado. I DJ Yella e Dr. Dre, inizialmente orientati verso il genere tecno, si sono uniti agli N.W.A. per raccontare storie autentiche delle loro vite e del loro ambiente. A completare la formazione, si sono aggiunti Ice Cube, MC Ren, The Arabian Prince e naturalmente Eazy-E.

Brani come “Straight Outta Compton” e “Fuck tha Police” hanno non solo definito il loro stile, ma sono diventati veri e propri pilastri del rap della West Coast, rappresentando la voce di una generazione e suscitando dibattiti accesi per i loro contenuti espliciti e provocatori.

3) Mobb Deep: La Cruda Realtà di Queensbridge

Originari di New York, i Mobb Deep sono una delle crew più emblematiche del rap dell’East Coast. Formato nel 1992 dai rapper Prodigy e Havoc, il duo ha guadagnato fama internazionale con l’album The Infamous del 1995, che include brani diventati classici come “Shook Ones Pt. II” e “Survival of the Fittest”. I loro testi affrontano temi di sopravvivenza e lotta quotidiana, riflettendo la realtà del quartiere newyorkese di Queensbridge.

Il successo dei Mobb Deep è dovuto alla loro capacità di creare testi diretti e crudi, accompagnati da basi musicali minimali che rispecchiano perfettamente l’atmosfera oscura e tesa delle loro storie di strada. La loro autenticità e il loro approccio realistico hanno lasciato un segno indelebile nella scena rap, rendendoli un punto di riferimento per molti artisti successivi.

L’Eredità delle Rap Crew

Le crew rap americane hanno lasciato un’impronta indelebile nel mondo della musica, contribuendo a definire il rap come un genere potente e influente. Ogni gruppo ha portato qualcosa di unico, dalle liriche taglienti e provocatorie degli N.W.A., alle atmosfere oscure dei Mobb Deep, fino alla rivoluzione musicale dei Wu-Tang Clan. La loro eredità continua a ispirare artisti di oggi e dimostra che, quando il rap è una voce collettiva, il suo impatto può essere ancora più profondo e duraturo.

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Katy Perry torna con il nuovo album “143”

Esce oggi “143”, il sesto album in studio di Katy Perry, pubblicato Capitol Records. Nell’affrontare il progetto, Katy ha immaginato un album dance-pop audace, esuberante e celebrativo, con il simbolico 143, espressione numerica dell’amore, come messaggio principale. Il risultato è un ritorno alla forma sexy e senza paura per la poliedrica musicista. Ricco di inni pop potenzianti, sexy e provocatori che i fan hanno imparato ad amare, 143 è un album con molto cuore e molti BPM.

Questa sera, la superstar del pop mondiale festeggerà l’uscita dell’album come headliner di uno show da tutto esaurito per oltre 100.000 fan al Rock in Rio in Brasile – la prima esibizione di Katy al festival di Rio de Janeiro dal 2015. Sintonizzatevi per assistere alla performance di Katy in diretta dal Rock in Rio, venerdì 20 settembre alle 19:55. La scorsa settimana Katy ha portato una strabiliante performance sul palco di MTV, per la prima volta dal 2017. La cinque volte vincitrice dei VMAs ha ritirato il Video Vanguard Award 2024 e si è esibita in un medley di grandi successi, che ha incluso il debutto televisivo di due singoli tratti da 143 – “I’Mis, hès mine”, con un’apparizione a sorpresa di Doechii, e “Lifetimes”.

Poco dopo, Katy ha pubblicato il video ufficiale di “I’MIS, HE’S MINE”. 143 include anche featuring di 21 Savage, Kim Petras e JID. Con un totale di 115 miliardi di streaming e vendite mondiali per oltre 70 milioni di album e 143 milioni di brani, Katy Perry è una delle artiste musicali con più vendite di sempre. E’ una delle cinque artiste nella storia della RIAA ad essere entrata nel club elitario dei 100 milioni di canzoni certificate. Con 143, Katy inaugura una nuova entusiasmante era nella sua carriera pop da record.

foto: ufficio stampa About

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Colapesce: La sua prima colonna sonora per il cinema tra tradizione e innovazione

L’11 ottobre segna un momento importante nella carriera di Colapesce, con l’uscita della sua prima colonna sonora per il film Iddu – Sicilian Letters. Questa colonna sonora, disponibile in formato digitale e in vinile, accompagna l’omonimo lungometraggio diretto da Fabio Grassadonia e Antonio Piazza, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 2024. Il film ha ottenuto il prestigioso Soundtrack Star Award per la migliore colonna sonora, sottolineando l’impatto delle musiche composte da Colapesce, che segna un ritorno da solista dopo anni di collaborazioni di successo, come quella con Dimartino.

La prima traccia strumentale, “Felice chi non è ancorato”, rappresenta un’anteprima di un progetto che mescola magistralmente la tradizione delle colonne sonore italiane con elementi sonori più contemporanei. L’influenza di maestri come Ennio Morricone ed Egisto Macchi si intreccia con riferimenti moderni, creando una narrazione sonora che riflette una Sicilia nascosta e opprimente, lontana dai classici cliché di luce e bellezza.

Il processo creativo dietro le musiche di Iddu – Sicilian Letters è frutto di un lavoro di squadra, con la collaborazione di Federico Nardelli e il contributo di talenti come Davide Rossi agli archi e Alessandro Bottachiari alla tromba. Particolarmente suggestivo è l’apporto del coro Schola Gregoriana Mediolanensi, che aggiunge un tocco di solennità alle composizioni. A coronare questo lavoro, il mix e master sono stati curati da Ivan Antonio Rossi, garantendo una qualità sonora impeccabile.

Oltre alle composizioni strumentali, la colonna sonora include anche un brano inedito, “La Malvagità”, che affronta il tema universale dell’eterna lotta tra bene e male. Questa canzone, scritta appositamente per il film, riflette la complessità dell’animo umano e il legame indissolubile con le forze oscure della storia.

Con questo progetto, Colapesce dimostra ancora una volta la sua versatilità artistica, esplorando nuovi territori sonori e consolidando il suo rapporto speciale con il cinema.

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Un nuovo tesoro musicale: un brano inedito di Mozart scoperto in Germania

In un emozionante sviluppo per gli amanti della musica classica, un inedito di Wolfgang Amadeus Mozart è stato recentemente rinvenuto in una biblioteca tedesca. Composto durante la sua adolescenza, questo pezzo per trio d’archi, che risale agli anni ’60 del Settecento, è formato da sette movimenti che si snodano in circa 12 minuti di melodia.

La scoperta è avvenuta durante la preparazione dell’ultima edizione del catalogo Koechel, il riferimento definitivo per le opere di Mozart. Sebbene il manoscritto non sia autografo, si stima che sia una copia realizzata attorno al 1780. La presentazione del brano è avvenuta a Salisburgo, dove è stato eseguito da un trio d’archi, mentre l’attesa prima esecuzione in Germania si terrà all’Opera di Lipsia.

Denominato “Ganz kleine Nachtmusik”, il pezzo si presenta in un manoscritto di qualità artigianale, con inchiostro marrone su carta bianca. La sua attribuzione suggerisce che fu scritto prima del primo viaggio di Mozart in Italia, una fase cruciale per la sua formazione artistica. Fino a questo ritrovamento, le opere da camera del giovane Mozart erano considerate perdute, suscitando grande interesse tra studiosi e appassionati.

Secondo Ulrich Leisinger, della Fondazione Internazionale Mozarteum, il brano offre uno spaccato affascinante della crescita musicale di Mozart, con potenziali connessioni emotive legate alla sua famiglia. La scoperta di questa composizione riaccende l’attenzione su un periodo della vita di Mozart che potrebbe nascondere altre gemme musicali, rendendo la sua eredità ancora più intrigante.

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