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Cronaca

Roma | Due Ragazze Fatte ubriacare e abusate: fermati due individui

Due giovani diciottenni, una proveniente dalla provincia di Roma e l’altra dall’hinterland di Viterbo, sono state vittime di un gravissimo caso di violenza. Le ragazze, inizialmente rassicurate dalle premure di un uomo incontrato per strada, hanno vissuto un incubo quando, dopo aver accettato un invito a casa, sono state aggredite e abusate sessualmente.

Le due ragazze sono state ospitate in un’abitazione situata all’ultimo piano di un palazzo in via Torregrotta, nella zona della Borghesiana. Lì, sono state costrette a subire violenze dopo essere state fatte ubriacare. I responsabili dell’aggressione sono Andrei Stefan M., un 26enne di origine romena, e Adriatik V., un 47enne di origine albanese. L’accaduto è stato confermato da segni di violenza riscontrati dai medici del pronto soccorso del policlinico Casilino, dove le vittime sono state visitate.

Le indagini, svolte con rapidità dalla polizia del VI distretto del Casilino e coordinate dal pool antiviolenza della procura della Repubblica di Roma, hanno portato all’arresto di Andrei Stefan M. e al fermo di Adriatik V. Quest’ultimo, che stava cercando di fuggire all’estero, è stato rintracciato dai poliziotti mentre si nascondeva in un container di un deposito di automezzi al Casilino.

Le vittime, una delle quali affetta da una grave patologia, hanno attivato il protocollo ‘rosa’, una procedura specifica per la raccolta di prove in casi di violenza sessuale. Questo protocollo assicura che le vittime ricevano assistenza e protezione adeguata durante l’intero processo legale.

Le autorità stanno continuando le indagini per raccogliere ulteriori prove e garantire che i responsabili affrontino le conseguenze legali delle loro azioni. La comunità locale e le istituzioni stanno seguendo da vicino la situazione per garantire giustizia e supporto alle vittime.

Cronaca

Naviglio Pavese: Riprese le ricerche del corpo avvistato in località Badile

immagine di repertorio

Sono riprese questa mattina le operazioni di ricerca del corpo avvistato ieri nel Naviglio Pavese, in località Badile. Le squadre del soccorso acquatico dei Vigili del Fuoco di Milano, con il supporto dei sommozzatori del Comando di Torino, stanno lavorando per ritrovare il corpo, che ieri pomeriggio era stato visto galleggiare ma è stato risucchiato dalle acque poco prima dell’arrivo dei soccorsi.

Le operazioni si stanno rivelando particolarmente complesse a causa delle forti correnti e della scarsa visibilità, dovuta all’acqua torbida. Nonostante queste difficoltà, i sommozzatori continuano a setacciare la zona nel tentativo di individuare il corpo.

Ulteriori aggiornamenti seguiranno man mano che le ricerche proseguono.

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Cronaca

Caltanissetta | I carabinieri arrestano 9 persone per associazione finalizzata al traffico degli stupefacenti

Nella giornata odierna, i Carabinieri di Caltanissetta, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) della Procura Nissena, hanno eseguito un’importante operazione che ha portato all’emissione di 14 misure cautelari nei confronti di altrettanti soggetti, accusati di far parte di un’organizzazione criminale dedita al traffico di sostanze stupefacenti con base a Gela. L’operazione è frutto di un’indagine avviata nell’aprile 2022.

Dettagli dell’operazione

Le misure cautelari, disposte dal G.I.P. di Caltanissetta, comprendono 8 arresti in carcere, 1 agli arresti domiciliari, 4 obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria e 1 soggetto attualmente irreperibile e attivamente ricercato. Gli indagati, tutti italiani e residenti a Gela, sono accusati di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti e detenzione ai fini di spaccio di droghe quali marijuana, cocaina e hashish.

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L’organizzazione criminale

L’inchiesta ha rivelato che l’organizzazione si riforniva di stupefacenti in Calabria e Catania, per poi distribuirli nelle piazze di spaccio di Gela. Un ruolo chiave nell’operazione era ricoperto dal titolare di un autonoleggio di Gela, che avrebbe fornito le auto per i viaggi finalizzati all’approvvigionamento di droga.

Le indagini hanno inoltre coinvolto un 43enne e un 20enne, di cui uno già sottoposto a custodia cautelare per appartenenza al clan mafioso “Emmanuello” di Gela. Questi due soggetti avrebbero avuto un ruolo di vertice nell’organizzazione, con profitti stimati in circa 40.000 euro a settimana.

Base logistica e sequestri

Uno degli elementi centrali dell’inchiesta riguarda una rivendita di caffè, utilizzata dagli indagati come base logistica per pianificare le trasferte e spartire i proventi del traffico di droga. Durante le perquisizioni, è stato individuato un nascondiglio in cui sono stati rinvenuti circa 500 grammi di cocaina.

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Cronaca

Catania | Ruba un anello durante i controlli di sicurezza in aeroporto scoperta e denunciata

Una 40enne di Piazza Armerina è stata denunciata dagli agenti della Polizia di Frontiera dell’aeroporto “Vincenzo Bellini” di Catania per furto aggravato, dopo essersi appropriata di un anello dimenticato da un’altra passeggera nei contenitori portaoggetti durante i controlli di sicurezza.

Il furto durante i controlli

L’episodio è avvenuto nei giorni scorsi, quando la donna, in partenza per Lampedusa, ha notato l’anello lasciato da una passeggera che l’aveva preceduta ai varchi di sicurezza. Approfittando della dimenticanza, la 40enne ha preso il gioiello da una delle vaschette portaoggetti, nascondendolo.

Le indagini e il ritrovamento

Grazie agli accertamenti svolti dagli agenti di polizia, è stato possibile risalire all’identità della donna. È stato inoltre verificato che la stessa sarebbe rientrata all’aeroporto di Catania pochi giorni dopo, sempre con un volo proveniente da Lampedusa.

Al momento del rientro, la polizia è intervenuta, rintracciando la passeggera nella sala arrivi. La donna, accompagnata negli uffici di Polizia, è stata denunciata in stato di libertà per furto aggravato. L’anello, che indossava ancora al dito, è stato recuperato e successivamente riconsegnato alla legittima proprietaria.

La 40enne dovrà ora rispondere dell’accusa di furto aggravato, un reato che prevede pene severe. L’operato della Polizia di Frontiera ha permesso di risolvere il caso in breve tempo, garantendo il recupero del bene sottratto e la sua restituzione alla legittima proprietaria.

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