Connect with us

Scienza e Salute

DEKA tra i primi al mondo certificati MDR per scopi anche non medici

MILANO (ITALPRESS) – TU’V SU’D, uno dei principali organismi di certificazione a livello globale, ha rilasciato a DEKA M.E.L.A., azienda leader italiana nella produzione di dispositivi laser per applicazioni mediche e non mediche, la certificazione MDR (Medical Device Regulation) per i suoi prodotti. “Questa certificazione – spiega una nota – segna un importante traguardo per Deka, essendo certamente tra i primi fabbricanti al mondo (se non addirittura il primo fabbricante a livello globale) di dispositivi medici attivi che ha anche prodotti con intended use non medico a ricevere tale riconoscimento da parte di TU’V SU’D. Di sicuro la società si attesta come la prima in tutto il mondo tra i clienti di TU’V SU’D”.
Deka è un’azienda internazionale, parte del Gruppo El.En., e realizza dispositivi laser tecnologicamente avanzati sia per uso medico che non. La nuova certificazione MDR, ottenuta secondo l’Allegato XVI che include prodotti senza una destinazione d’uso medica, “testimonia l’impegno di Deka nella fornitura di prodotti di alta qualità e sicurezza – continua la nota -. I dispositivi in oggetto sono stati inclusi nel Reg. EU 745/2017 in quanto sono simili ai dispositivi medici in termini di funzione e profilo di rischio, e quindi devono dimostrare la conformità alle “Common Specifications” (CS). Il processo di certificazione, guidato dal team italiano di TU’V SU’D, ha evidenziato la conformità dei dispositivi Deka Laser alle normative europee più stringenti, confermando l’eccellenza tecnologica e l’innovazione continua che contraddistinguono l’azienda italiana”.
“Siamo orgogliosi di poter consegnare a Deka Laser questo importante Certificato in accordo ai requisiti dell’allegato XVI del Reg. EU 745/2017 – sottolinea Loris Chiusoli, Business Unit Manager MHS di TU’V Italia -. Questo formale riconoscimento testimonia in maniera indelebile l’impegno, la dedizione, e la collaborazione che TU’V SU’D e Deka hanno messo sul campo, senza paure e senza incertezze, e che ora ci permette di assaporare assieme questo fantastico risultato che veniva raccontato da molti come impossibile. Ma la sfida per le cose impossibili e per le innovazioni sono anche gli elementi che accomunano gli attori di questa bellissima avventura. Un grazie particolare al team italiano di TU’V SU’D, che ha gestito in maniera ineccepibile questo progetto”.
Per Paolo Salvadeo, Amministratore Delegato di Deka e Direttore Generale della capogruppo El.En. SpA “il durissimo lavoro dei nostri team di progetto, della qualità, e del settore regolatorio, che si sono costantemente confrontati con gli esperti di TU’V SU’D, ha portato al raggiungimento dell’importante certificazione in MDR di molti dei nostri dispositivi di punta. Inutile negare la difficoltà nel raggiungere questo obiettivo molto stringente, ma non è la prima volta che Deka diventa pioniere. Lo ha dimostrato con tutte le innovazioni che hanno caratterizzato la sua attività in più di 30 anni di storia, ed ora nel mettere a segno questo importante progetto. Dal canto suo TU’V SU’D – continua – è riuscita brillantemente a districarsi nei vari meandri della complessità della norma europea, e Deka ha adeguato i propri prodotti e standard nella direzione del conseguimento dell’obiettivo. Sono pienamente soddisfatto”.
Il conseguimento della certificazione MDR permette a Deka di espandere ulteriormente la sua awareness sui mercati internazionali, offrendo ai suoi clienti prodotti che rispondono alle più rigide normative del settore medico e assicurando una significativa competitività nella sicurezza e nell’efficacia degli strumenti laser utilizzati. “Nel concorrenziale settore dei prodotti high-tech, infatti, è fondamentale rivolgere sempre l’attenzione alla ricerca e a soluzioni sicure per creare prodotti e tecnologie unici”, conclude la nota.

– foto ufficio stampa DEKA – Cerimonia di consegna del certificato MDR alla presenza dei vertici di TU’V SU’D e di DEKA, e di alcuni dirigenti, quadri e operatori della società DEKA coinvolti nel processo MDR –

(ITALPRESS).

Curiosità

L’olio d’oliva aiuta anche a prevenire il rischio di tumore

Un nuovo studio ha rivelato che l’olio d’oliva può ridurre del 23% il rischio di mortalità per tumore, confermando anche il suo ruolo nella prevenzione delle malattie cardiovascolari. Questa scoperta è emersa da una ricerca condotta dalla Fondazione Umberto Veronesi e pubblicata sull'”European Journal of Clinical Nutrition”. Lo studio ha coinvolto quasi 23.000 adulti italiani, seguiti per oltre 12 anni, i cui consumi alimentari sono stati accuratamente monitorati.

“È ampiamente documentato che il consumo di olio d’oliva sia benefico per la salute cardiovascolare”, afferma Emilia Ruggiero, ricercatrice finanziata dalla Fondazione Umberto Veronesi e prima autrice dello studio. “Tuttavia, sappiamo ancora poco sui suoi effetti sui tumori, soprattutto nelle popolazioni non mediterranee. Perciò, abbiamo voluto indagare il ruolo dell’olio d’oliva nella mortalità per tumore utilizzando i dati dello studio Moli-sani, una delle più grandi coorti di popolazione in Europa”.

Secondo Marialaura Bonaccio, coautrice dello studio, consumare regolarmente olio d’oliva può ridurre del 25% i decessi per malattie cardiovascolari. Ma il dato più interessante è che un consumo quotidiano di olio d’oliva pari o superiore a 3 cucchiai da tavola è associato a una riduzione del 23% del rischio di mortalità per tumore, rispetto a un consumo inferiore a un cucchiaio e mezzo.

Maria Benedetta Donati, principale investigatrice dello studio, aggiunge: “Questi dati suggeriscono ipotesi molto interessanti. La riduzione della mortalità per tumore sembra essere spiegata, almeno in parte, da un miglioramento del profilo di alcuni fattori di rischio tipicamente associati alle malattie cardiovascolari. Questa idea suggerisce che malattie croniche diverse, come tumori e infarto, potrebbero condividere fattori di rischio e meccanismi molecolari simili”.

Sebbene siano necessari ulteriori studi per comprendere appieno i meccanismi coinvolti, questi risultati sottolineano ancora una volta l’importanza dell’olio d’oliva nella dieta mediterranea e nella promozione della salute.

Continua a leggere

Scienza e Salute

NASA | Nuove rivelazioni sull’aumento dell’ozono troposferico

Un recente studio pubblicato su Environmental Science & Technology ha rivelato un’importante connessione tra le attività umane e l’aumento dei livelli di ozono nella troposfera superiore, un’area dell’atmosfera che si estende sopra la troposfera, dove volano gli aerei. Questa scoperta fornisce nuovi insight sulle complesse interazioni tra l’inquinamento atmosferico e le attività industriali, ampliando la nostra comprensione delle dinamiche atmosferiche.

Il Ruolo dell’Ozono e l’Aumento Preoccupante

L’ozono è una molecola con ruoli ambivalenti: nella stratosfera, funge da scudo protettivo contro i raggi ultravioletti del sole, mentre nella troposfera inferiore, può agire come un inquinante nocivo e un gas serra. Negli ultimi anni, i ricercatori hanno osservato un preoccupante incremento dei livelli di ozono nella troposfera superiore, un fenomeno che sembrava essere associato principalmente alle attività umane piuttosto che a variazioni climatiche naturali.

Xinyuan Yu, studente laureato al MIT e autore principale dello studio, ha spiegato che l’aumento osservato non è spiegabile solo con le normali fluttuazioni climatiche. La ricerca ha dimostrato che le attività industriali e altre emissioni umane hanno avuto un impatto diretto e misurabile sui livelli di ozono in questa parte dell’atmosfera.

Metodo di Ricerca e Risultati

Per separare l’influenza umana dalle variazioni naturali, i ricercatori hanno utilizzato un approccio innovativo. Hanno condotto simulazioni climatiche con emissioni di precursori dell’ozono di origine umana, mantenendo costanti le condizioni climatiche iniziali ma variandole leggermente tra gli scenari. Questo metodo ha permesso di identificare un “segnale comune” che rappresenta l’impronta digitale delle attività umane, riscontrabile in soli 17 anni di dati satellitari raccolti tra il 2005 e il 2021.

Implicazioni e Prospettive Future

Lo studio ha messo in luce come l’impronta umana sia particolarmente evidente in Asia, una regione con un’espansione industriale rapida negli ultimi decenni. Arlene Fiore, co-autrice e professoressa al MIT, ha sottolineato l’importanza di ulteriori ricerche per identificare le specifiche attività umane che contribuiscono a questo aumento di ozono. Una comprensione più approfondita di queste fonti potrà guidare lo sviluppo di strategie efficaci per mitigare sia il cambiamento climatico sia l’inquinamento atmosferico.

Questo studio rappresenta un passo significativo verso la comprensione dell’impatto umano sull’ambiente e suggerisce che azioni concrete potrebbero essere necessarie per gestire l’inquinamento atmosferico e proteggere la nostra atmosfera.

Continua a leggere

Curiosità

La “Sindrome di Parigi”: Un Disturbo Psicosomatico Raro ma Reale

La “sindrome di Parigi”, nota in giapponese come パリ症候群 (Pari shōkōgun), è una condizione psicosomatica che colpisce alcuni visitatori della capitale francese, specialmente i turisti giapponesi. Sebbene possa sembrare un concetto bizzarro, questo disturbo è stato studiato e documentato, con manifestazioni e sintomi ben definiti.

Cos’è la Sindrome di Parigi?

La sindrome di Parigi si manifesta attraverso sintomi di forte malessere psicofisico, tra cui nausea, senso di smarrimento e oppressione. I pazienti possono provare una sensazione di disorientamento e ansia, che può intensificarsi fino a diventare debilitante. Questo disturbo è stato osservato principalmente tra i turisti giapponesi che, pur avendo grandi aspettative sulla città, si trovano a confrontarsi con una realtà che non soddisfa le loro aspettative ideali.

Origini e Studio

Il termine “sindrome di Parigi” fu coniato nel 1986 dal medico giapponese Hiroaki Ota, che all’epoca lavorava in Francia. Ota descrisse la sindrome come una condizione unica che colpiva i visitatori giapponesi. Successivamente, il dottor Youcef Mahmoudia dell’Hôtel-Dieu di Parigi approfondì il lavoro di Ota, definendo la sindrome come una manifestazione di psicopatologia legata al viaggio, piuttosto che un disturbo specifico.

Nel 2004, la rubrica di psicologia Nervure documentò 63 casi di sindrome di Parigi tra i turisti giapponesi, tutti tra i 20 e i 65 anni. Questi casi rivelarono un pattern comune di sintomi e disagi psicofisici, spesso legati a una delusione rispetto alle aspettative create da immagini idealizzate di Parigi.

Cause e Fattori Contributivi

Le cause della sindrome di Parigi sono diverse, ma due principali fattori contribuiscono a questo disturbo:

  1. Shock Culturale: I turisti giapponesi possono sperimentare uno shock culturale, un termine coniato dall’antropologa Ruth Benedict per descrivere il malessere che molti viaggiatori provano quando si confrontano con culture significativamente diverse dalla loro. I giapponesi tendono a comunicare con calma e razionalità, mentre i francesi sono noti per la loro comunicazione diretta e vivace. Questa differenza può risultare sconvolgente per i visitatori, generando sentimenti di disagio.
  2. Soddisfazione delle Aspettative: Molti giapponesi arrivano a Parigi con aspettative idealizzate, influenzate da film, libri e altre rappresentazioni culturali. Quando si confrontano con aspetti meno idilliaci della città, come la sporcizia o la percepita maleducazione, possono sentirsi profondamente delusi e disorientati.

Tratti Comuni dei Pazienti

Le ricerche psichiatriche hanno identificato alcuni tratti comuni tra i soggetti affetti dalla sindrome di Parigi. La maggior parte dei pazienti sono molto sensibili e appassionati delle bellezze artistiche e culturali di Parigi. Molti di loro sono artisti, scrittori o studenti di belle arti. Inoltre, spesso hanno una storia pregressa di disturbi psicologici o fisici, come ansia, tachicardia e sudorazione eccessiva.

Misure di Supporto

Per aiutare i turisti giapponesi che soffrono della sindrome di Parigi, l’ambasciata giapponese a Parigi ha istituito una linea telefonica di supporto psicologico operativa 24 ore su 24. Questo servizio offre assistenza immediata a chiunque si senta sopraffatto durante il soggiorno.

Conclusione

La sindrome di Parigi, sebbene rara, rappresenta un esempio affascinante di come le differenze culturali possano influenzare il benessere psicologico dei viaggiatori. Mentre alcuni turisti potrebbero sperimentare questo disturbo, le autorità locali e le ambasciate continuano a lavorare per fornire supporto e assistenza a chi ne ha bisogno, garantendo che il viaggio possa essere una fonte di gioia piuttosto che di stress.

Continua a leggere

DI TENDENZA

Copyright © 2023 RADIO HIT 24