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Curiosità

CHI E’…Brigitte Bardot: Il Mito, la Ribellione e un’Infanzia Turbolenta

Brigitte Bardot è un nome che evoca il mito del cinema, l’immagine di una diva e una vita sentimentale intensa. Tuttavia, per comprendere appieno la personalità e le scelte dell’attrice, è fondamentale esaminare le fasi giovanili che hanno forgiato il suo carattere, spesso influenzate da un contesto familiare difficile.

Brigitte Bardot è cresciuta in una famiglia caratterizzata da frequenti dissidi con i genitori, Louis e Anne-Marie. Questi conflitti erano principalmente legati all’educazione rigida e severa imposta dal padre, proveniente da una famiglia benestante, borghese e di stampo cattolico. Tale contesto portava inevitabilmente a un’educazione ferrea per la giovane Brigitte.

I Conflitti con i Genitori Louis e Anne-Marie

Il rapporto con i genitori, soprattutto con il padre Louis Bardot, era segnato da numerosi conflitti e ribellioni. Louis, con la sua visione conservatrice e cattolica, imponeva una disciplina rigida. Questo approccio educativo, sebbene comune all’epoca, risultava oppressivo per Brigitte, portando a frequenti scontri.

La madre, Anne-Marie, aveva un atteggiamento leggermente diverso. Artista per vocazione, Anne-Marie non ostacolava i sogni delle sue figlie, ma spesso si allineava con il marito nei metodi educativi, contribuendo così agli scontri con Brigitte.

Ribellioni Giovanili e Amori Contrastati

Molto di ciò che sappiamo sui genitori di Brigitte Bardot è tratto dalla sua autobiografia, dove l’attrice descrive dettagliatamente i contrasti, le liti e le ribellioni giovanili. Questi conflitti si intensificarono soprattutto in relazione agli amori di Brigitte. Uno degli episodi più significativi della sua gioventù fu l’innamoramento per il regista Roger Vadim. Il disappunto dei genitori per questa relazione portò Brigitte a tentare il suicidio, evidenziando la profondità del suo malessere e il desiderio di contrastare le imposizioni familiari.

L’infanzia e l’adolescenza turbolente di Brigitte Bardot non solo hanno influenzato la sua vita personale, ma hanno anche contribuito a forgiarne il carattere e l’attitudine, elementi che avrebbero definito la sua carriera e il suo mito nel cinema mondiale.

Curiosità

LO SAI CHE…Beethoven perse l’udito a causa del…vino

L’analisi di due ciocche di capelli del compositore Ludwig van Beethoven ha rivelato livelli estremamente alti di piombo, una sostanza presente nel vino che egli beveva, presumibilmente consumando una bottiglia al giorno. Questo avvelenamento da piombo probabilmente ha contribuito alla perdita dell’udito e ai problemi di salute che Beethoven ha sperimentato durante la sua vita.

Uno studio recente, condotto da ricercatori della Mayo Clinic e di Harvard, ha esaminato attentamente due ciocche di capelli autenticati appartenenti a Beethoven. Utilizzando la spettrometria di massa, gli studiosi hanno confermato la presenza di livelli significativamente elevati di piombo nelle ciocche, oltre ai livelli aumentati di arsenico e mercurio. Questi risultati suggeriscono che il compositore potesse avere nel suo sangue livelli di piombo sufficientemente alti da causare disturbi gastrointestinali, renali e riduzione dell’udito, ma non abbastanza da essere una causa diretta della sua morte.

È noto che Beethoven fosse un grande consumatore di vino, bevendo approssimativamente una bottiglia al giorno. Tuttavia, il vino dell’epoca era spesso conservato in recipienti contenenti piombo, e Beethoven, come molti altri, usava il diacetato di piombo per addolcire il vino. Questa pratica potrebbe aver contribuito all’avvelenamento da piombo che ha afflitto il compositore.

Sebbene sia chiaro che Beethoven abbia sofferto a causa dell’avvelenamento da piombo, la causa esatta della sua morte rimane oggetto di dibattito. Alcune prove suggeriscono che potrebbe essere stata influenzata dalla sua presunta epatite B, una malattia per la quale aveva fattori di rischio genetici, insieme all’abuso di alcolici. Questo potrebbe aver contribuito alla cirrosi epatica diagnosticata al momento della sua morte.

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Curiosità

Le Caramelle Gommose Ritirate dal Mercato perchè provocano allucinazioni

In Australia, le autorità sanitarie hanno disposto il ritiro di caramelle gommose a forma di fungo Cordyceps e Lion’s Mane, dopo aver ricevuto segnalazioni di gravi effetti collaterali, tra cui “allucinazioni inquietanti” e “vomito persistente”. Altri sintomi riportati includono convulsioni, ansia, sonnolenza o perdita di coscienza e battito cardiaco accelerato.

Sintomi e Segnalazioni

Le caramelle, commercializzate come integratori per il benessere generale, hanno provocato reazioni severe in vari consumatori, portando a numerosi ricoveri ospedalieri in tutto il paese. Nel Nuovo Galles del Sud, cinque persone sono state ricoverate, mentre il governo dell’Australia del Sud ha segnalato un caso di un adolescente trovato “in uno stato non responsivo” dopo aver consumato le caramelle. Fortunatamente, il giovane è stato curato e si è ripreso.

Indagini in Corso

Le autorità stanno attualmente analizzando gli ingredienti delle caramelle per identificare la causa di questi effetti collaterali. Darren Roberts, direttore medico del Poisons Information Centre del Nuovo Galles del Sud, ha esortato la popolazione a non consumare questi prodotti fino a quando non saranno completate le indagini.

Il sito web di Uncle Frog, l’azienda con sede a Byron Bay che produceva le caramelle gommose, è stato temporaneamente chiuso. In precedenza, il sito promuoveva le caramelle come prodotti “appositamente formulati” per “promuovere il benessere generale”.

Le autorità sanitarie australiane continuano a monitorare la situazione e a lavorare per determinare esattamente quali ingredienti abbiano causato tali reazioni. La raccomandazione attuale è di evitare il consumo di queste caramelle fino a nuovo avviso.

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Attualità

Scrollare sui social media provoca dipendenza: Come i Social Media Incidono sul Nostro Cervello

Negli ultimi vent’anni, i social network hanno permeato rapidamente la nostra vita quotidiana, influenzando profondamente il nostro comportamento e le nostre emozioni. Sebbene siano relativamente nuovi, questi strumenti sono diventati così onnipresenti da sembrare esserci sempre stati, eppure portano con sé implicazioni significative sul nostro benessere psicologico e sulla nostra salute mentale.

I social network mantengono le persone connesse, consentendo di mantenere rapporti con amici lontani e conoscenti di lunga data. Tuttavia, cercano anche di trattenere l’attenzione degli utenti il più a lungo possibile, agendo direttamente sul nostro sistema di gratificazione cerebrale noto come circuito dopaminergico. Questo meccanismo è fondamentale nella formazione delle dipendenze: quando riceviamo uno stimolo gratificante, come un like o un commento, l’area tegmentale ventrale del cervello rilascia dopamina nel nucleo accumbens, generando una sensazione di piacere e gratificazione.

Ma perché scorrere interminabilmente sui social media dovrebbe essere gratificante? Ci sono diverse spiegazioni. Innanzitutto, ricevere attenzioni sotto forma di interazioni online può farci sentire più popolari e riconosciuti, aspetti cruciali per la nostra sopravvivenza sociale e successo personale. Questo senso di popolarità può tradursi in una percezione di leadership e in una crescita dei legami sociali, che a loro volta promuovono la nostra sicurezza e stabilità.

I social media utilizzano anche altri trucchi per trattenere gli utenti, come l’elemento di imprevedibilità nelle ricompense. Questo è simile al funzionamento delle slot machine: non sapendo quando arriverà la prossima gratificazione (come un like o un commento), continuiamo a scorrere per cercare la nostra “dose” di dopamina successiva.

Immersi nelle vite delle altre persone, o meglio, nelle rappresentazioni che queste scelgono di mostrare, ci troviamo spesso a confrontarci con gli altri. Questo confronto costante può instillare un senso di ansia e una paura di essere superati, spingendoci ad aprire ripetutamente le app social per restare aggiornati sugli eventi e sulle vite dei nostri contatti.

Studi metanalitici avvertono che un utilizzo passivo e eccessivo dei social network è correlato a un diminuito benessere soggettivo nel lungo termine. Inoltre, studi di neuroimaging indicano che i social media possono alterare la materia grigia del cervello, specialmente nelle aree legate alle emozioni, alla presa di decisioni e all’autocontrollo.

La natura effimera dei contenuti sui social media può anche influenzare negativamente la nostra capacità di concentrazione prolungata, poiché siamo abituati a interazioni brevi e rapide anziché a discussioni più approfondite e impegnative.

Per contrastare un uso non consapevole dei social media, è consigliabile adottare una serie di precauzioni comportamentali. Tra queste, evitare di tenere il telefono vicino mentre si studia, praticare regolari periodi di astinenza dai social, e bilanciare le interazioni online con quelle nella vita reale. È utile anche silenziare le notifiche per rendere intenzionale ogni nostro accesso alle piattaforme, evitando così di essere continuamente “chiamati” da esse.

In definitiva, comprendere come i social media influenzano il nostro cervello e la nostra psicologia è cruciale per mantenere un uso sano e consapevole di questi strumenti digitali sempre più pervasivi nella nostra vita quotidiana.

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