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Curiosità

Nuovo Record Mondiale di Immersione per una Tartaruga Liuto

Recentemente, una femmina di tartaruga liuto, denominata Uke Sasakolo e residente nelle Isole Salomone, ha infranto un record di immersone durato 18 anni. Nel marzo scorso, Uke ha raggiunto la straordinaria profondità di 1.344 metri, superando il precedente record di 64 metri. Questa impresa non solo ha superato le aspettative degli studiosi ma ha anche portato la tartaruga liuto a una profondità che persino i sottomarini faticano a raggiungere.

Le tartarughe liuto sono celebri per la loro abilità di immersione, spesso passando la maggior parte del loro tempo in mare aperto alla ricerca di meduse, di cui si nutrono. Questi animali possono rimanere sott’acqua fino a novanta minuti prima di dover tornare in superficie per respirare. Questo comportamento rende estremamente complesso lo studio diretto di questi animali, soprattutto per quanto riguarda i maschi e gli esemplari più giovani.

Uke Sasakolo è stata marcata da esperti di conservazione delle tartarughe liuto, una specie gravemente minacciata con soli 1.400 esemplari conosciuti in tutto il mondo. La sua impresa non solo rappresenta un risultato eccezionale per la ricerca scientifica ma sottolinea anche l’importanza di proteggere queste specie in via d’estinzione.

L’ufficialità del nuovo record sarà confermata solo dopo la pubblicazione scientifica e l’omologazione da parte del Guinness dei primati. Questo traguardo non solo celebra la straordinaria resistenza e adattabilità delle tartarughe liuto ma evidenzia anche l’urgente necessità di proteggere il loro habitat e promuovere la loro conservazione.

Curiosità

Scoperta Eccezionale nelle Falkland: Riemerge una Foresta Pluviale Perduta da Milioni di Anni

Un team di scienziati ha fatto una scoperta straordinaria nelle Isole Falkland: sotto uno strato di torba profondo sei metri si nascondeva una foresta pluviale antica, rimasta sepolta per milioni di anni. Questa rivelazione è emersa nel 2020 grazie agli studi condotti da ricercatori dell’Università di Southampton, guidati dalla dottoressa Zoë Thomas.

Analizzando i resti di tronchi d’albero straordinariamente conservati e campioni di polline fossile, gli scienziati hanno determinato che questa foresta esisteva tra i 15 e i 30 milioni di anni fa, in un periodo in cui le Falkland godevano di un clima caldo e umido, molto diverso dall’attuale. L’arcipelago, noto per i suoi paesaggi ventosi e desolati, non ha visto alberi crescere da millenni.

Il motivo per cui questa foresta pluviale è scomparsa rimane un enigma. I ricercatori stanno esplorando varie teorie, tra cui l’effetto dei forti venti occidentali e le condizioni del suolo, che presentano un alto contenuto di torba e un pH acido. Questa scoperta offre nuove prospettive sulla storia ecologica delle Falkland e mette in luce la loro importanza nel contesto del cambiamento climatico dell’emisfero meridionale.

La posizione geografica dell’arcipelago lo rende un osservatorio strategico per monitorare i cambiamenti nei venti occidentali, fattori cruciali per la distribuzione delle precipitazioni e lo scioglimento dei ghiacci antartici. Con le proiezioni climatiche che indicano un aumento delle temperature nella regione, gli esperti avvertono che potrebbe verificarsi anche un incremento della siccità, già responsabile di danni significativi.

Questa scoperta non solo arricchisce la nostra conoscenza del passato delle Falkland, ma offre anche spunti preziosi per le ricerche future riguardo agli effetti del cambiamento climatico e la conservazione delle biodiversità.

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Curiosità

SAI CHE… “Gaia” la nostra Terra aveva i suoi anelli come Saturno?

Un recente studio scientifico ha rivelato che, circa 466 milioni di anni fa, la Terra potrebbe aver posseduto un sistema di anelli simile a quello di Saturno. La ricerca, pubblicata nella rivista Earth and Planetary Science Letters, suggerisce che un grande asteroide, avvicinandosi alla Terra, si sia frantumato a causa della forza di gravità. I resti di questo asteroide avrebbero quindi creato un anello di detriti attorno al pianeta, un fenomeno durato per milioni di anni.

L’analisi ha portato alla scoperta di 21 crateri da impatto meteorico dislocati lungo l’equatore terrestre, la cui disposizione precisa ha sollevato interrogativi sulle origini di questi eventi. Secondo gli scienziati, questi crateri potrebbero essere il risultato della caduta di detriti provenienti dall’anello terrestre.

In aggiunta, la presenza di questo anello potrebbe aver avuto conseguenze notevoli sul clima della Terra. È stato ipotizzato che l’ombra proiettata dai detriti abbia contribuito a un significativo raffreddamento globale, dando origine a uno dei periodi più freddi nella storia del pianeta, noto come “Hirnantian Icehouse”, che si è manifestato circa 20 milioni di anni dopo la formazione dell’anello.

La ricerca ha anche esaminato il movimento delle placche tettoniche e la correlazione tra i crateri e la loro distribuzione, evidenziando una connessione tra questi eventi e la presenza di una singola sorgente di impatti. Questa scoperta non solo arricchisce la nostra comprensione del passato terrestre, ma apre anche nuove strade per future indagini sulle dinamiche planetarie.

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Curiosità

SAI CHE…sono state fatte scoperte sorprendenti sull’efficacia della Meditazione?

Un nuovo studio pubblicato sulla rivista Biological Psychiatry ha fornito riscontri interessanti riguardo all’efficacia della Mindfulness, una pratica meditativa sempre più popolare negli ultimi anni. Ricercatori dell’Università della California di San Diego hanno esaminato come questa tecnica possa influenzare la percezione del dolore, scoprendo risultati che potrebbero cambiare il modo in cui consideriamo la meditazione nella gestione del dolore.

La Mindfulness è una forma di meditazione che invita a vivere il momento presente, accettando senza giudizio gli stimoli e le emozioni. Negli ultimi anni, ha attirato l’attenzione per i suoi potenziali benefici, ma ha anche suscitato dubbi sulla sua reale efficacia. In questo studio, 115 partecipanti sono stati divisi in due gruppi, uno dei quali ha ricevuto formazione sulla Mindfulness, mentre l’altro ha ricevuto un trattamento placebo.

Durante l’esperimento, i partecipanti sono stati esposti a stimoli dolorosi innocui. Le scansioni MRI hanno rivelato differenze significative tra i gruppi: i partecipanti che hanno praticato la Mindfulness hanno riportato una diminuzione più significativa del dolore rispetto agli altri. Questo suggerisce che gli effetti positivi della Mindfulness siano legati a meccanismi cerebrali distinti, piuttosto che a un semplice effetto placebo.

Fadel Zeidan, anestesista e ricercatore, ha affermato che questi risultati supportano l’uso della Mindfulness come intervento valido per il trattamento del dolore cronico, aprendo la strada a nuove modalità di approccio terapeutico che non richiedono farmaci. Sebbene ci siano ancora molte domande da esplorare, questi risultati sono un passo significativo nella comprensione del potere della meditazione e della sua applicazione pratica nella vita quotidiana.

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