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Campania

Napoli | Il clan Contini e il controllo dell’ospedale San Giovanni Bosco: 11 arresti

Il clan camorristico Contini, parte di spicco dell’Alleanza di Secondigliano, teneva sotto controllo l’ospedale San Giovanni Bosco di Napoli. Questa è la scoperta fatta dai carabinieri, coordinati dalla Dda, che hanno eseguito 11 arresti, di cui 8 in carcere e 3 ai domiciliari. Sono stati effettuati anche diversi sequestri nei confronti degli esponenti dell’organizzazione malavitosa operante nei quartieri San Giovanniello, Borgo San Antonio Abate, Ferrovia, Vasto-Arenaccia, Stadera-Poggioreale e Rione Amicizia di Napoli.

Il San Giovanni Bosco era già stato al centro di un’indagine della Procura di Napoli nel 2019. Gli arresti e i sequestri eseguiti dai carabinieri rientrano in un’operazione anticamorra avviata nel dicembre 2021. Questa indagine ha permesso di delineare la struttura verticistica del clan Contini, responsabile della gestione e delle decisioni strategiche ed economiche dell’organizzazione criminale.

Nel 2019, il clan Contini era stato coinvolto in una maxi operazione che aveva interessato l’intera Alleanza di Secondigliano, incluse le famiglie Licciardi e Mallardo. Durante quell’operazione, carabinieri, polizia, guardia di finanza e Dia avevano notificato 126 misure cautelari (89 in carcere, 36 ai domiciliari e un divieto di dimora in Campania) e sequestrato beni in tutta Italia per un valore di 130 milioni di euro.

Gli investigatori sono riusciti anche a delineare i rapporti del clan Contini con altri clan della criminalità partenopea. Il clan aveva inoltre intestato fittiziamente due società di noleggio auto a dei prestanome reclutati e pagati appositamente per eludere eventuali provvedimenti di sequestro.

L’inchiesta ha confermato l’allarmante quadro già emerso nel 2019 riguardo al controllo del clan Contini sull’ospedale San Giovanni Bosco, evidenziando come l’organizzazione criminale continuasse a influenzare la gestione della struttura ospedaliera nella sua area di influenza.

Campania

Caserta | Carabinieri Sequestrano oltre 135.000 ordigni esplosivi, quattro arresti

In una mirata operazione notturna, i Carabinieri della Compagnia di Capua hanno scoperto e bloccato un’attività illegale di produzione e confezionamento di ordigni esplosivi in un immobile in costruzione di tre livelli, situato nell’agro del Comune di Francolise (CE). Quattro persone sono state arrestate: un 47enne di Calvizzano (NA), un 42enne di Sparanise (CE) e due donne nigeriane, una di 38 anni e una di 35 anni, entrambe residenti a Castel Volturno (CE).

Durante l’operazione, i militari hanno rinvenuto e sequestrato oltre 135.000 ordigni esplosivi e polveri da sparo per un peso complessivo di oltre 8.000 kg. Il valore commerciale stimato del materiale sequestrato supera i 2 milioni di euro. Gli esplosivi, tutti di tipo improvvisato e privi di qualsiasi autorizzazione, erano assemblati senza alcuna misura di sicurezza individuale o antincendio, aumentando notevolmente il rischio di incidenti.

Le attività di fabbricazione e manipolazione degli ordigni avvenivano su banchi di fortuna, con il caricamento dei cilindri eseguito tramite il riempimento manuale, causando la disseminazione di componenti esplosivi sul pavimento. Tra i materiali rinvenuti figurano sostanze estremamente pericolose come tritolo, T4 e pentrite, capaci di produrre potenti esplosioni con effetti distruttivi elevatissimi.

Data la pericolosità del materiale sequestrato, si è reso necessario l’intervento del Nucleo Artificieri Antisabotaggio di Napoli. Gli specialisti hanno proceduto con cautela alla catalogazione e al sequestro degli ordigni esplosivi.

Le quattro persone arrestate sono accusate di detenzione illegale di esplosivi e sono ora a disposizione dell’Autorità Giudiziaria competente. Il sito è stato messo in sicurezza e rimarrà sotto sorveglianza dei Carabinieri fino al completamento delle operazioni di catalogazione e al trasferimento del materiale in un luogo sicuro.

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Campania

Caserta | Costringevano una ragazza alla prostituzione: Condannati due uomini

Nel corso di un’inchiesta scaturita dalla denuncia di una giovane nigeriana, si è giunta a una sentenza storica riguardante un caso di sfruttamento e violenza in Italia. La vittima, prima sottoposta al “rito juju” nel suo paese d’origine, è giunta in Italia con l’illusione di una nuova vita, solo per trovarsi presto costretta a prostituirsi su un marciapiede a Castel Volturno, provincia di Caserta.

Sonia Osazee e Sunday Ediorans sono stati identificati come i responsabili di questa brutale vicenda, accusati di riduzione in schiavitù, sfruttamento della prostituzione, violenza sessuale e tratta di esseri umani. La Corte d’Assise di Reggio Calabria ha emesso una sentenza severa: Sonia Osazee è stata condannata a 20 anni di carcere, mentre Sunday Ediorans a nove.

La storia della giovane è stata ricostruita nel corso del processo: arrivata in Italia nel 2016 con la speranza di studiare, è stata invece ingannata e costretta a vivere un incubo. Dopo aver denunciato nel 2020 gli abusi subiti, il processo ha portato alla luce le atrocità subite dalla ragazza, inclusi episodi di violenza e costrizione alla prostituzione.

Le motivazioni della sentenza verranno divulgate tra 90 giorni. La testimonianza della giovane ha contribuito a far luce su un caso di estrema gravità, mettendo in evidenza il lato oscuro della tratta di esseri umani in Europa.

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Campania

Napoli | Gratteri: “nonostante critiche, grazie a intercettazioni telefoniche trovato il bunker ‘milionario”

“Utilizzando le intercettazioni telefoniche, nonostante le critiche, la Polizia di Stato, i Carabinieri e la Guardia di Finanza hanno sequestrato 48 orologi dal valore di 5 milioni di euro e 4 milioni di euro in contanti”, ha dichiarato il procuratore di Napoli Nicola Gratteri durante una conferenza stampa convocata in seguito all’operazione congiunta sul clan Contini.

“Questi orologi da collezione, alcuni di valore inestimabile, sono per me una novità assoluta. Alcuni sono pezzi unici e abbiamo chiesto a esperti di valutarli.” Secondo quanto riferito, gli orologi e il denaro contante sono stati trovati in un bunker scoperto durante una perquisizione avvenuta ieri.

L’individuazione del bunker e la successiva incursione che ha portato al rinvenimento del tesoro, composto da orologi di lusso per oltre 5 milioni di euro, contanti per 4 milioni e oggetti d’oro, tra cui un accendino con le iniziali del boss, sono avvenute nella serata di ieri con il coinvolgimento anche dell’Esercito, tramite i Cacciatori di Calabria.

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