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Curiosità

Uno studio rivela la vera età nella quale si inizia ad invecchiare?

La percezione dell’età anziana ha subito dei cambiamenti significativi nel corso degli anni. In passato, l’inizio della terza età era solitamente collocato a un’età più giovane rispetto a oggi. Uno studio condotto dalla Humboldt University di Berlino ha evidenziato questa evoluzione: dai dati raccolti da oltre 14.000 partecipanti di età compresa tra i 40 e i 100 anni, si è constatato che l’età considerata “anziana” è stata spostata in avanti nel tempo.

Ad esempio, i nati nel 1931 indicavano l’inizio della vecchiaia intorno ai 74 anni quando avevano 65 anni, mentre quelli nati nel 1944 ritenevano che l’età avanzata iniziasse intorno ai 75 anni alla stessa età. Anche se non è stato possibile intervistare direttamente i nati nel 1911 quando avevano 65 anni, i modelli suggeriscono che avrebbero considerato l’inizio della vecchiaia intorno ai 71 anni.

Questo spostamento dell’età anziana sembra ora in via di stabilizzazione, con poche differenze apprezzabili tra le generazioni successive. Tuttavia, è interessante notare che all’aumentare dell’età, le persone tendono a spostare l’età in cui si definirebbero anziane ancora più in là, rispetto alla loro età attuale. Questo potrebbe essere influenzato dagli stereotipi sociali legati all’idea di vecchiaia, soprattutto nelle società occidentali.

Le donne tendono generalmente a spostare l’inizio della vecchiaia a un’età leggermente più avanzata rispetto agli uomini, mentre le persone con problemi di salute tendono a farlo leggermente prima rispetto a coloro che godono di una buona salute. Tuttavia, nessuno di questi fattori, né il livello di istruzione né l’età percepita, sembra spiegare completamente il cambiamento nell’età considerata anziana. Potrebbe invece essere influenzato dall’allungamento dell’aspettativa di vita e dalla tendenza a ritirarsi dal lavoro più tardi rispetto al passato.

Curiosità

LO SAI CHE… i francesi inventarono il bidet?

Il bidet è un dispositivo sanitario originariamente inventato in Francia, probabilmente nel Medioevo, sebbene versioni primitive fossero già presenti nell’Antica Roma. Tuttavia, nonostante sia stato ideato in Francia, il bidet ha avuto una diffusione limitata nel Paese stesso, soprattutto dopo il suo primo utilizzo nelle case alto-borghesi e nobiliari tra il XVII e il XVIII secolo. Questa scarsa adozione si è accentuata nel corso del tempo per diversi motivi.

Uno dei motivi principali è legato a credenze culturali e sociali diffuse in quei tempi. In Francia, il bidet divenne associato inizialmente all’uso nelle case di tolleranza come strumento di igiene intima, legato a pratiche sessuali, e questo ha contribuito a una percezione negativa dell’apparecchio, specialmente dal punto di vista morale e religioso. Inoltre, durante il XVIII secolo, c’era la convinzione diffusa che l’acqua potesse trasmettere malattie, il che scoraggiava l’uso dell’acqua per scopi igienici.

Contrariamente alla Francia, in Italia il bidet ha trovato maggiore accoglienza e oggi è obbligatorio per legge avere almeno un bidet o un apparecchio igienico sostitutivo nelle abitazioni. Questo obbligo è stato istituito per motivi igienico-sanitari e riflette un’impostazione culturale diversa rispetto a quella francese.

Negli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale, con il boom economico e il miglioramento delle condizioni sanitarie, il bidet ha cominciato a diffondersi in modo più ampio anche in altri Paesi del Mediterraneo come Spagna, Grecia e Portogallo. Tuttavia, in Francia, l’uso del bidet ha continuato a diminuire, soprattutto nelle aree urbane dove lo spazio e le considerazioni economiche hanno giocato un ruolo determinante nella preferenza per soluzioni più compatte e funzionali.

Oggi, sebbene l’uso del bidet in Francia sia meno diffuso rispetto a Paesi come l’Italia, resta comunque più comune rispetto ad altre nazioni come Regno Unito, Germania e Stati Uniti, dove il bidet è ancora poco conosciuto o raramente utilizzato.

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Curiosità

LO SAI PERCHE’… i cani hanno il naso umido?

Il naso umido nei cani è dovuto alla presenza di un sottile strato di muco che riveste il tartufo, la parte nuda e umida del naso. Questo muco non è costituito solo da acqua, ma contiene anche sostanze che aiutano a catturare e amplificare gli odori nell’aria. Grazie a questo strato umido, i recettori olfattivi del cane possono operare in modo più efficace, consentendo loro di percepire odori con una precisione molto maggiore rispetto agli esseri umani.

Quando il naso di un cane è asciutto per un breve periodo, non è necessariamente un sintomo di malattia. Può essere causato da condizioni ambientali come un clima particolarmente caldo e secco o freddo. Tuttavia, se la secchezza persiste per un periodo prolungato, potrebbe indicare problemi come disidratazione o altre condizioni che richiedono attenzione veterinaria.

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Curiosità

SAI PERCHE’… si forma la schiuma sulle onde del mare?

La formazione della schiuma al mare è un fenomeno complesso influenzato da diversi fattori fisici e chimici. Ecco una spiegazione dettagliata su come si forma la schiuma:

  1. Bolle d’aria e tensione superficiale: Quando le onde del mare si agitano, inglobano aria formando piccole bolle. Queste bolle risalgono in superficie a causa della loro minore densità rispetto all’acqua circostante. La tensione superficiale dell’acqua, una proprietà dei liquidi che tende a minimizzare la superficie esposta all’aria, gioca un ruolo fondamentale nella formazione e nella stabilità delle bolle.
  2. Ruolo dei tensioattivi: Le bolle d’aria sono circondate da una sottile pellicola d’acqua che contiene tensioattivi naturali, come le proteine e altri composti organici rilasciati da organismi marini. Questi tensioattivi abbassano la tensione superficiale, rendendo più elastica la pellicola d’acqua che avvolge le bolle. Ciò impedisce alle bolle di rompersi facilmente, favorendo l’aggregazione delle bolle stesse in una schiuma.
  3. Condizioni climatiche e composizione dell’acqua: La formazione della schiuma può variare notevolmente a seconda delle condizioni ambientali e della composizione chimica dell’acqua di mare. La presenza di sostanze organiche come proteine, carboidrati e altri composti biologici influisce sulla persistenza e sulla densità della schiuma.
  4. Influenza delle onde e del vento: Onde alte e venti forti aumentano l’ingresso di aria nell’acqua, promuovendo la formazione di bolle e quindi di schiuma più abbondante. L’energia meccanica delle onde che si infrangono contribuisce anche a stabilizzare le bolle attraverso l’azione dei tensioattivi presenti.
  5. Fattori ambientali: Non sempre la schiuma è generata solo da processi naturali. L’inquinamento, come residui industriali o scarichi delle navi, può anche agire come tensioattivo, contribuendo alla formazione di una schiuma persistente ma non necessariamente naturale.

In conclusione, la schiuma marina è un fenomeno naturale complesso legato alla dinamica delle onde, alla presenza di tensioattivi naturali e alla composizione dell’acqua di mare. Una schiuma abbondante e persistente spesso è segno di una elevata attività oceanica, ma è importante considerare anche l’eventuale influenza dell’inquinamento nelle aree costiere.

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