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Cultura

Saronno (VA) si prepara ad accogliere il beato Carlo Acutis

Da Assisi una reliquia del giovane beato Carlo Acutis è giunta fino a Saronno, nel Santuario della Beata Vergine dei Miracoli, che si trova nei pressi di numerosi plessi scolastici: questa reliquia rimarrà stabilmente nel Santuario, così che il beato Carlo divenga il Patrono delle migliaia di studenti che ogni giorno si recano nei vari istituti della città di Saronno.
Per accogliere la reliquia, don Massimiliano Bianchi guiderà un Triduo di preghiera nei giorni Giovedì 15, Venerdì 16 e Sabato 17 Febbraio: alle ore 17.30 esposizione della Reliquia del beato Carlo e S. Rosario; alle ore 18.00 Santa Messa e predicazione di don Massimiliano; al termine preghiera del Triduo (Giovedì 15: il giovane Carlo Esempio di Fede; Venerdì 16 Pieno d’Amore; Sabato 17 Segno di Speranza). 

Domenica 18 Febbraio sarà il Vicario di zona – il vescovo Luca Raimondi – a presiedere la solenne celebrazione con la quale Saronno accoglierà ufficialmente Carlo Acutis: alle ore 17.30 esposizione della Reliquia e S. Rosario; alle ore 18.00 Santa Messa presieduta dal Vescovo con l’Installazione della reliquia del Beato Carlo Acutis nel Santuario, dove resterà esposta stabilmente come Patrono degli studenti. 

Lunedì 19 Febbraio alle ore 21.00 il Santuario accoglierà tutti i giovani del Decanato di Saronno per una loro Veglia di preghiera, all’inizio del tempo di Quaresima.

La presenza della reliquia del giovane Beato arricchisce il Santuario di Saronno di ulteriori spunti per ritiri e celebrazioni in preparazione dei sacramenti dell’iniziazione cristiana o per i gruppi adolescenti o giovanili, sia in questa Quaresima, che nel mese di Maggio o in altri momenti dell’anno, anche in preparazione al prossimo Giubileo del 2025.  

Campania

Pompei | Trovati gli attrezzi di un carpentiere


Una recente scoperta nel quartiere servile della villa di Civita Giuliana ha portato alla luce un ambiente straordinariamente conservato, oggetto di indagine scientifica sin dal 2017, quando è stata preservata dagli scavi clandestini grazie a un accordo tra il Parco Archeologico di Pompei e la Procura della Repubblica di Torre Annunziata. Questo ambiente, insieme ad altri due scoperti nella stessa area e caratterizzati dai letti degli schiavi, ha permesso di realizzare calchi di mobili e altri oggetti deperibili come legno, tessuti e corde.

La tecnica dei calchi, sviluppata sin dal 1863 con i primi calchi delle vittime dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., è unica al mondo grazie alla dinamica specifica dell’evento catastrofico: persone o oggetti sepolti dalla “corrente piroclastica”, una nube ardente di cenere e gas tossici, sono rimasti intatti per secoli. Mentre la cenere si è solidificata formando uno strato solido noto come “cinerite”, il materiale organico come corpi umani, animali o oggetti lignei si è decomposto, lasciando un vuoto nel terreno. Questi vuoti, riempiti di gesso durante gli scavi, hanno permesso di ottenere la forma originale dall’impronta in “negativo”. Questa tecnica ha portato a risultati straordinari nella villa di Civita Giuliana, dai calchi delle vittime e di un cavallo a quelli dei modesti letti nel quartiere servile.

L’ambiente appena scoperto contiene un letto, attrezzi di lavoro e un telaio, forse di un altro letto, smontato. Tra gli oggetti, si riconoscono ceste, una lunga corda, pezzi di legno e una sega con lama, simile a quelle tradizionali usate fino a poco tempo fa. È stato individuato persino un pezzo di corda, impronta nel sottosuolo, che manteneva la tensione.

Il finanziamento attuale per gli scavi sta giungendo al termine, ma il Parco e la Procura hanno annunciato l’intenzione di continuare le indagini, utilizzando i finanziamenti previsti nella Legge di Bilancio dal Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, che ha visitato Pompei per un sopralluogo. “Le continue scoperte sulla vita quotidiana degli antichi romani nella villa di Civita Giuliana rafforzano la nostra convinzione di continuare a finanziare gli scavi”, ha sottolineato il ministro della Cultura. “La collaborazione tra il Parco e la Procura ha prodotto importanti risultati sia nella lotta alla criminalità sia nell’arricchimento delle conoscenze archeologiche”.

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Cultura

Siracusa | Tempio Artemision torna ad essere visitabile

Il Tempio Ionico di Siracusa, conosciuto anche come Artemision, secondo l’ipotesi che lo identifica come il tempio di Artemide/Diana, descritto da Cicerone nelle sue orazioni contro Verre, è nuovamente aperto al pubblico con servizi di fruizione rinnovati gestiti da Civita Sicilia e dall’Associazione Proodo.

L’area, situata sotto il Palazzo di Città (Palazzo Vermexio) tra piazza Minerva e piazza Duomo, è un importante pezzo del mosaico architettonico, storico e archeologico che costituisce l’acropoli della città antica, collocata nel punto più alto dell’isola di Ortigia.

Questa area è composta da vari frammenti che, attraverso i secoli di storia, si manifestano nei resti e nelle strutture che il visitatore trova durante il percorso: dalle capanne del villaggio dell’età del Bronzo a Ortigia, alle case arcaiche dei primi coloni fondatori della città, al tempio antecedente a quello di Atena (ora chiesa cattedrale), fino alla chiesa medievale di San Sebastianello e al moderno padiglione architettonico, vincitore del Premio Medaglia d’Oro all’Architettura Italiana alla triennale di Milano del 2012.

Il percorso di visita è stato arricchito con elementi leggeri come pannelli trasparenti che aiutano i visitatori a comprendere i resti e le strutture, guidandoli e informandoli. Particolare attenzione è stata dedicata all’accessibilità fisica e alle informazioni per gli utenti disabili. L’audioguida è disponibile anche in inglese e sostituita da QR code per i non udenti. Durante la visita, vengono menzionati coloro che hanno contribuito a scoprire e far emergere la storia del sito, rendendolo fruibile e affascinante, da Paolo Orsi con le sue scoperte in piazza Minerva agli inizi del Novecento, agli scavi di Gino Vinicio Gentili e Paola Pelagatti, alle esplorazioni di Giuseppe Voza nell’acropoli della città in piazza Duomo, alle scoperte più recenti di Lorenzo Guzzardi, fino al padiglione architettonico di Vincenzo Latina.

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Attualità

I buchi neri non hanno tempo, è impossibile entrarci secondo un nuovo studio

Il recente studio condotto da Salvatore Capozziello, Emmanuele Battista e Silvia De Bianchi ha portato a una nuova comprensione dei buchi neri, che sfida le concezioni tradizionali. Contrariamente alla precedente credenza che i buchi neri inghiottissero la materia, la ricerca suggerisce che questa non possa effettivamente penetrare al loro interno.

Secondo la teoria della relatività generale di Einstein, quando ci si avvicina a un buco nero, la velocità diminuisce fino a diventare zero, e la curvatura dello spazio-tempo diventa finita anziché infinita, come previsto dalle singolarità. Questo fenomeno, chiamato ‘atemporalità’, implica che oltre l’orizzonte degli eventi, il tempo diventa immaginario e non è possibile trattare il buco nero come un sistema dinamico. Di conseguenza, la materia non può penetrare al suo interno, ma invece viene lasciata a ruotare intorno al buco nero in un vortice di frammenti.

Questa nuova comprensione dei buchi neri getta nuova luce su uno degli enigmi più affascinanti dell’Universo, aprendo la strada a ulteriori ricerche e approfondimenti sulla natura di questi misteriosi oggetti cosmici.

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