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Musica

Chi sono i La Sad: come sono nati e cosa cantano

I La Sad sono un trio musicale pop punk formato da Theø, Plant e Fiks, tre giovani artisti che hanno unito le loro esperienze e le loro influenze musicali per creare un sound e un immaginario unici nel panorama italiano. Il loro nome, La Sad, è un riferimento alla tristezza, alla depressione e alla solitudine che caratterizzano i loro testi e le loro vite. Ma non solo: è anche un modo per esorcizzare queste emozioni e trasformarle in energia creativa e positiva. I La Sad si presentano al Festival di Sanremo 2024 con il brano “Autodistruttivo”, un pezzo che parla della rabbia come motore di cambiamento e di rivendicazione sociale.

Chi sono i componenti dei La Sad

I La Sad sono composti da Theø, Plant e Fiks, tre ragazzi provenienti da tre diverse regioni italiane: Lombardia, Puglia e Veneto. Theø, il cui vero nome è Matteo Botticini, è nato a Brescia il 4 ottobre 1987 ed è del segno della Bilancia. Prima di fondare i La Sad, Theø era il cantante e chitarrista della band metalcore Upon This Dawning e del duo Damina & Theø. Theø è il leader e il portavoce del gruppo, oltre che il principale autore dei testi. Plant, il cui vero nome è Francesco Emanuele Clemente, è nato ad Altamura, in provincia di Bari, ed è del segno dell’Ariete. Plant proviene dal mondo della trap e dell’emotrap ed è una giovane promessa della musica italiana. Plant è il rapper del gruppo e si occupa anche della produzione musicale. Fiks, il cui vero nome è Enrico Fonte, è nato nella Riviera del Brenta, in provincia di Venezia, ed è del segno del Capricorno. Fiks ha un’attitudine punk e emo e si contraddistingue per le sue liriche depresse e taglienti. Fiks è il cantante del gruppo e si occupa anche dell’immagine e del marketing.

Come sono nati i La Sad

I La Sad si sono formati a Milano nel 2020, dopo che i tre componenti si sono conosciuti grazie a degli amici in comune. Pur provenendo da percorsi musicali diversi, i tre hanno scoperto di avere molte cose in comune, tra cui la passione per la musica rap e la musica punk, ma anche per la musica pop e la musica elettronica. Hanno deciso quindi di unire le loro strade e di creare un collettivo, contraddistinto da un sound e un immaginario punk in chiave moderna. Il loro nome, La Sad, è nato come un gioco di parole tra la parola inglese “sad” (triste) e l’articolo determinativo femminile italiano “la”. Il nome vuole essere una dichiarazione di appartenenza a una generazione di giovani che si sentono tristi, depressi e soli, ma che non si arrendono e cercano di esprimersi attraverso la musica e l’arte.

Cosa cantano i La Sad

I La Sad cantano di temi forti e attuali, come la depressione, l’ansia, la solitudine, l’abuso di alcol e droghe, i problemi relazionali, l’amore, il sesso, la morte, la rabbia, la violenza, la ribellione, la speranza. I loro testi sono spesso autobiografici e raccontano le esperienze e le emozioni dei tre componenti, senza filtri e senza censure. I La Sad si ispirano a generi musicali come il pop punk, l’emo, la trap, il rock, l’indie, l’elettronica, creando un mix originale e innovativo. Il loro sound è caratterizzato da chitarre distorte, batterie potenti, bassi pulsanti, synth elettronici, voci graffianti e rap. Il loro stile è influenzato da artisti internazionali come Blink-182, Green Day, My Chemical Romance, Lil Peep, Juice WRLD, Post Malone, ma anche da artisti italiani come Articolo 31, Caparezza, Achille Lauro, Myss Keta.

Quali sono i successi dei La Sad

I La Sad hanno debuttato nel 2020 con il singolo “Summersad”, che ha dato il via a una serie di brani che hanno come tema la tristezza estiva. Tra questi, “Summersad 2”, “Summersad 3” e “Summersad 4”, quest’ultimo in collaborazione con Naska, uno dei rapper più apprezzati della scena italiana. Nel 2022, i La Sad hanno pubblicato il loro primo album, “Sto nella Sad”, che contiene 10 tracce, tra cui “Mayday”, “Formato XXL”, “TooMuch” e “Così leggera”. L’album ha avuto un grande successo di pubblico e di critica, tanto da essere rilanciato in una versione deluxe, con sei brani inediti e alcune collaborazioni con artisti come Villabanks, Steven Moses e Youv Dee. Il singolo più famoso dell’album è “Toxic”, che ha ottenuto il disco d’oro da FIMI/GfK Italia. Nel 2023, i La Sad hanno pubblicato il singolo “Memoria”, in collaborazione con i Bnkr44, un altro gruppo musicale che parteciperà al Festival di Sanremo 2024. Nel 2024, i La Sad si presentano al Festival di Sanremo con il brano, scritto da Theø, “Autodistruttivo”, un pezzo che parla della rabbia come motore di cambiamento e di rivendicazione sociale.

Attualità

Il trapper Baby Gang Assolto in Appello dall’accusa di Rapina

Baby Gang è stato assolto in appello “per non aver commesso il fatto” dall’accusa di rapina. Il trapper 23enne era stato precedentemente condannato a 4 anni e 10 mesi in primo grado per un presunto episodio di rapina a Vignate, nel Milanese. Nei giorni scorsi, Baby Gang era stato già scarcerato e posto ai domiciliari su decisione del Riesame.

In un altro processo, Baby Gang era stato anch’egli condannato in primo grado a 5 anni e 2 mesi per un presunto coinvolgimento in una sparatoria avvenuta due anni fa in una zona frequentata della movida milanese. La sentenza d’appello per questo secondo caso è attesa per i prossimi giorni.

Baby Gang, noto trapper con milioni di follower e frequenti apparizioni in cima alle classifiche musicali, è stato coinvolto in diversi eventi di cronaca negli ultimi anni. In passato, era già stato rilasciato dalla custodia preventiva in relazione alle accuse di rapina a Vignate, contestate in quanto il suo avvocato, Niccolò Vecchioni, aveva dimostrato lacune negli elementi probatori. Il trapper si trovava infatti a Rimini nel momento in cui l’episodio a Vignate si sarebbe verificato, rendendo impossibile la sua presunta partecipazione all’evento.

Oggi, con l’assoluzione in appello dopo la condanna di primo grado, si chiude un capitolo giudiziario per Baby Gang, mentre resta in attesa della decisione sull’altro processo in corso.

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Attualità

Scarcerato nuovamente Baby Gang: il trapper torna ai domiciliari

Il trapper Baby Gang, 22 anni, è stato scarcerato e torna ai domiciliari. Il tribunale del Riesame di Milano ha accolto il ricorso dell’avvocato Niccolò Vecchioni, rivedendo la precedente decisione della Corte d’Appello di Milano.

A fine aprile, la Corte d’Appello aveva aggravato la misura cautelare per Baby Gang, accusandolo di aver pubblicato su Instagram foto che lo ritraevano con una pistola finta mentre era ai domiciliari con il braccialetto elettronico. Tuttavia, i giudici del Riesame hanno ritenuto che i magistrati d’appello non avessero considerato le autorizzazioni concesse al trapper, che includevano deroghe agli obblighi di permanenza e divieto di comunicazione con terzi per motivi di lavoro, come shooting fotografici e produzione di videoclip.

Le Immagini Contestate

Durante l’udienza di martedì, la difesa ha argomentato che le immagini sui social, per le quali la Procura generale aveva chiesto il rientro in carcere, erano promozionali del nuovo album musicale. Gli oggetti nelle foto, come la pistola e l’erba, erano finti e supportati da fatture. Il trapper avrebbe sempre lavorato con autorizzazione, dimostrata attraverso il suo percorso autorizzativo.

I giudici del Riesame hanno riconosciuto che le scelte espressive di Baby Gang rientravano nell’attività lavorativa autorizzata. Non è stato dimostrato che i post sui social fossero materialmente diffusi da lui stesso, e il trapper ha presentato il contratto con il suo manager, che confermava le autorizzazioni ricevute. Anche se i contenuti promozionali fossero stati diffusi su sua istruzione, non si tratterebbe di una trasgressione.

Le Parole di Baby Gang

Durante l’udienza, Baby Gang ha dichiarato: “Sono confuso, mi sembra di aver rispettato le prescrizioni. Mi si sanziona per ciò che faccio sotto il profilo artistico, che non ha nulla a che fare con i fatti contestati.”

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Musica

Musica | Vasco Rossi: in 50.000 a Bari per la prima data al San Nicola

Il popolo del Komandante sembra essere l’unico a credere in un mondo migliore, dove il rock, audace e sincero, risuona sotto il cielo di Bari. Ieri, ben 50.000 persone si sono riunite per la prima di quattro date completamente sold-out al San Nicola.

È stato un rito collettivo che ha regalato un’emozione chiamata Vasco Rossi. Le navette che partivano dalla stazione centrale sembravano veri e propri palchi ambulanti, stipati di fan con birre scaldate dal sole tra le mani, che iniziavano già a cantare mentre attraversavano la città per raggiungere lo stadio. I suoi sostenitori arrivano da ogni angolo d’Italia, rappresentando svariate generazioni. “Quanti concerti hai visto quest’anno? Non dirmi che è il primo”, si chiedono l’un l’altro. “Io li ho visti tutti”.

Il San Nicola, ribattezzato “astronave” dai presenti, ha accolto gli ‘alieni’ della notte, illuminati dalle luci dei loro telefoni cellulari. Alcuni, dopo aver atteso per ore sotto il sole mitigato da una leggera pioggia pomeridiana, sono stati colti dal malore, ma rifiutavano di essere portati via dal posto conquistato sotto il palco con tanto sudore. “Curatemi qui, mi promettete di riportarmi indietro?”, chiedevano, prima di salire in barella.

Molti avevano atteso giorni, accampati in tende sull’asfalto rovente intorno allo stadio. Un sbuffo di fumo annunciava il suo arrivo. La folla ‘schiaffeggiava’ le transenne che la separavano dal suo idolo. Vasco saliva dal basso per guidare i suoi fan dritti in paradiso.

“Benvenuti”, esclamava, “questo è il concerto più potente dell’universo, benvenuti al primo di quattro a Bari”, richiamando fino al 30 giugno 200.000 persone per i suoi “magnifici quattro”. Poi, dopo aver citato la premier ‘Giorgia’ in Asilo Republic, aggiungeva: “Più di prima ci sarà ordine e disciplina”, dedicando “Gli spari sopra” “a tutti i farabutti che governano questo mondo”.

I suoi sostenitori affrontano la verità guardando Vasco “in faccia”. “Senza di lui”, ammettono mostrando striscioni e tatuaggi che incorniciano la loro fede nel Komandante, “le nostre vite sarebbero vuote”. Giovani, meno giovani e famiglie con bambini si uniscono nella celebrazione.

Quello che si prova è indescrivibile, quando il mega palco si fonde con il prato e gli spalti, tutti ‘conquistati’ dalla musica e dalle immagini sui curvilinei schermi.

A lui, “basta poco”, come recita il suo brano “Basta poco per essere intolleranti”. “Ditelo a Salvini”, aggiunge. “Basta essere solo un po’ ignoranti… come Salvini”.

Tra i grandi successi canta “Rewind”, mentre le donne si tolgono i reggiseni e danzano ‘libere’; “Vita spericolata”, “C’è chi dice no” e “Bollicine”. E quando il Gallo, con il suo giro di basso, ricorda a tutti che “Siamo solo noi”, il popolo di Vasco si riconosce al cospetto dell’autore della migliore canzone rock italiana del secolo.

Anche se “la tristezza si può racchiudere in una canzone”, la gioia che emana dal suo vasto repertorio non ha confini. E anche quando sembra che il sipario stia per calare sul concerto, Vasco promette che “ogni fine è un nuovo inizio”.

L’alba chiara, da tradizione, li manda a casa “sazi”, tra i fuochi pirotecnici lanciati dal palco, sognando già la prossima volta insieme in uno stadio.

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