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Cultura

A 60 anni dalla morte, Art City Bologna omaggia Giorgio Morandi

Dal 1 al 4 febbraio, in occasione della 12ª edizione di Art City Bologna, la città felsinea renderà omaggio a Giorgio Morandi (1890-1964), il più importante artista moderno nato e vissuto nella regione. Questa iniziativa commemora il sessantesimo anniversario della sua morte ed è parte di un programma di mostre, eventi e iniziative promosso dal Comune in collaborazione con BolognaFiere, sotto la direzione artistica di Lorenzo Balbi, direttore di MAMbo-Museo d’Arte Moderna.

L’Art Week accompagnerà, come consuetudine, lo svolgimento di Arte Fiera, che quest’anno celebra la sua cinquantesima edizione. In occasione di questo traguardo storico, Art City Bologna ha scelto di dedicare un programma ispirato a Morandi, con cinque “special project” che esploreranno e reinterpretaranno il lavoro del Maestro attraverso vari linguaggi contemporanei.

La performance sarà affidata a Virgilio Sieni, che presenterà la nuova produzione “Elegia Luminosa” e condurrà “Atelier Morandi-Palestra Auratica”, un ciclo di lezioni sul gesto, presso il Teatro Comunale. La fotografia sarà rappresentata dagli scatti di Joel Meyerowitz e da Mary Ellen Bartley, mentre il video sarà esplorato da Tacita Dean con “Still Life. The Studio of Giorgio Morandi”. Infine, il suono sarà protagonista nell’installazione sonora di Mark Vernon, “Saturnine Orbit”, allestita presso la Casa Museo Giorgio Morandi e i Fienili del Campiaro a Grizzana Morandi.

A completare l’evento, il focus espositivo “Morandi metafisico. Tre disegni, Una storia” presenterà tre disegni presso Casa Morandi. Durante Art City Bologna, l’intera città si trasformerà in un palcoscenico per la cultura contemporanea, coinvolgendo numerose realtà istituzionali pubbliche e private, gallerie d’arte e spazi indipendenti.

Campania

Pompei | Trovati gli attrezzi di un carpentiere


Una recente scoperta nel quartiere servile della villa di Civita Giuliana ha portato alla luce un ambiente straordinariamente conservato, oggetto di indagine scientifica sin dal 2017, quando è stata preservata dagli scavi clandestini grazie a un accordo tra il Parco Archeologico di Pompei e la Procura della Repubblica di Torre Annunziata. Questo ambiente, insieme ad altri due scoperti nella stessa area e caratterizzati dai letti degli schiavi, ha permesso di realizzare calchi di mobili e altri oggetti deperibili come legno, tessuti e corde.

La tecnica dei calchi, sviluppata sin dal 1863 con i primi calchi delle vittime dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., è unica al mondo grazie alla dinamica specifica dell’evento catastrofico: persone o oggetti sepolti dalla “corrente piroclastica”, una nube ardente di cenere e gas tossici, sono rimasti intatti per secoli. Mentre la cenere si è solidificata formando uno strato solido noto come “cinerite”, il materiale organico come corpi umani, animali o oggetti lignei si è decomposto, lasciando un vuoto nel terreno. Questi vuoti, riempiti di gesso durante gli scavi, hanno permesso di ottenere la forma originale dall’impronta in “negativo”. Questa tecnica ha portato a risultati straordinari nella villa di Civita Giuliana, dai calchi delle vittime e di un cavallo a quelli dei modesti letti nel quartiere servile.

L’ambiente appena scoperto contiene un letto, attrezzi di lavoro e un telaio, forse di un altro letto, smontato. Tra gli oggetti, si riconoscono ceste, una lunga corda, pezzi di legno e una sega con lama, simile a quelle tradizionali usate fino a poco tempo fa. È stato individuato persino un pezzo di corda, impronta nel sottosuolo, che manteneva la tensione.

Il finanziamento attuale per gli scavi sta giungendo al termine, ma il Parco e la Procura hanno annunciato l’intenzione di continuare le indagini, utilizzando i finanziamenti previsti nella Legge di Bilancio dal Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, che ha visitato Pompei per un sopralluogo. “Le continue scoperte sulla vita quotidiana degli antichi romani nella villa di Civita Giuliana rafforzano la nostra convinzione di continuare a finanziare gli scavi”, ha sottolineato il ministro della Cultura. “La collaborazione tra il Parco e la Procura ha prodotto importanti risultati sia nella lotta alla criminalità sia nell’arricchimento delle conoscenze archeologiche”.

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Cultura

Siracusa | Tempio Artemision torna ad essere visitabile

Il Tempio Ionico di Siracusa, conosciuto anche come Artemision, secondo l’ipotesi che lo identifica come il tempio di Artemide/Diana, descritto da Cicerone nelle sue orazioni contro Verre, è nuovamente aperto al pubblico con servizi di fruizione rinnovati gestiti da Civita Sicilia e dall’Associazione Proodo.

L’area, situata sotto il Palazzo di Città (Palazzo Vermexio) tra piazza Minerva e piazza Duomo, è un importante pezzo del mosaico architettonico, storico e archeologico che costituisce l’acropoli della città antica, collocata nel punto più alto dell’isola di Ortigia.

Questa area è composta da vari frammenti che, attraverso i secoli di storia, si manifestano nei resti e nelle strutture che il visitatore trova durante il percorso: dalle capanne del villaggio dell’età del Bronzo a Ortigia, alle case arcaiche dei primi coloni fondatori della città, al tempio antecedente a quello di Atena (ora chiesa cattedrale), fino alla chiesa medievale di San Sebastianello e al moderno padiglione architettonico, vincitore del Premio Medaglia d’Oro all’Architettura Italiana alla triennale di Milano del 2012.

Il percorso di visita è stato arricchito con elementi leggeri come pannelli trasparenti che aiutano i visitatori a comprendere i resti e le strutture, guidandoli e informandoli. Particolare attenzione è stata dedicata all’accessibilità fisica e alle informazioni per gli utenti disabili. L’audioguida è disponibile anche in inglese e sostituita da QR code per i non udenti. Durante la visita, vengono menzionati coloro che hanno contribuito a scoprire e far emergere la storia del sito, rendendolo fruibile e affascinante, da Paolo Orsi con le sue scoperte in piazza Minerva agli inizi del Novecento, agli scavi di Gino Vinicio Gentili e Paola Pelagatti, alle esplorazioni di Giuseppe Voza nell’acropoli della città in piazza Duomo, alle scoperte più recenti di Lorenzo Guzzardi, fino al padiglione architettonico di Vincenzo Latina.

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Attualità

I buchi neri non hanno tempo, è impossibile entrarci secondo un nuovo studio

Il recente studio condotto da Salvatore Capozziello, Emmanuele Battista e Silvia De Bianchi ha portato a una nuova comprensione dei buchi neri, che sfida le concezioni tradizionali. Contrariamente alla precedente credenza che i buchi neri inghiottissero la materia, la ricerca suggerisce che questa non possa effettivamente penetrare al loro interno.

Secondo la teoria della relatività generale di Einstein, quando ci si avvicina a un buco nero, la velocità diminuisce fino a diventare zero, e la curvatura dello spazio-tempo diventa finita anziché infinita, come previsto dalle singolarità. Questo fenomeno, chiamato ‘atemporalità’, implica che oltre l’orizzonte degli eventi, il tempo diventa immaginario e non è possibile trattare il buco nero come un sistema dinamico. Di conseguenza, la materia non può penetrare al suo interno, ma invece viene lasciata a ruotare intorno al buco nero in un vortice di frammenti.

Questa nuova comprensione dei buchi neri getta nuova luce su uno degli enigmi più affascinanti dell’Universo, aprendo la strada a ulteriori ricerche e approfondimenti sulla natura di questi misteriosi oggetti cosmici.

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