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Calabria

Palmi (RC) | Tentativo di far ritrattare denuncia per abusi sessuali: in 4 ai domiciliari


Avrebbero cercato di persuadere una giovane vittima di violenza sessuale, membro della loro famiglia, a ritrattare la denuncia degli abusi subiti che aveva portato all’identificazione di 20 persone, alcune delle quali anche minori, legate da vincoli di parentela con esponenti di vertice delle cosche di ‘ndrangheta.

Quattro individui, due donne e due uomini, sono stati arrestati e posti agli arresti domiciliari dagli agenti della Polizia di Stato di Palmi e Reggio Calabria per i reati di violenza o minaccia per costringere a commettere reato ed intralcio alla giustizia. Gli arresti sono avvenuti in seguito a un’ordinanza emessa dal Tribunale di Palmi. L’attività investigativa che ha portato agli arresti odierni è correlata all’operazione “Masnada”, coordinata dalla Procura di Palmi. Nel mese scorso, la Polizia di Stato ha arrestato tre membri di ‘ndrangheta e il figlio di un amministratore locale nell’ambito di questa operazione. Inoltre, sono stati individuati una ventina di soggetti, alcuni dei quali minorenni, sospettati di aver partecipato alle violenze sessuali di gruppo. Dopo il blitz contro i presunti membri del branco effettuato nelle scorse settimane dal commissariato di Palmi, l’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal giudice su richiesta del procuratore Emanuele Crescenti. La custodia domiciliare è stata applicata ai familiari di una delle due vittime, il fratello e la sorella della ragazza abusata dal branco, insieme ai loro rispettivi compagni. Le indagini dell’inchiesta “Masnada” hanno rivelato episodi reiterati di vessazioni subite dalla ragazza da parte dei propri familiari. Questi, contrari alla sua decisione di denunciare, hanno costantemente cercato di ostacolare la sua collaborazione con gli investigatori, cercando di farla ritrattare rispetto a quanto già dichiarato davanti all’autorità giudiziaria.

Calabria

Tentata Violenza a Montalto Uffugo (CS): Arrestato Pensionato di 74 Anni

Un pensionato di 74 anni è stato arrestato a Montalto Uffugo con l’accusa di aggressione e tentata violenza sessuale ai danni di una donna ucraina, rifugiata di guerra. L’arresto è avvenuto nella tarda serata di ieri grazie all’intervento dei carabinieri della stazione cittadina, guidati dal maresciallo Giuseppe Motta.

Le indagini sono state avviate in seguito alla denuncia della vittima, che ha fornito un racconto dettagliato degli eventi. Secondo quanto emerso dagli accertamenti investigativi, il 17 giugno scorso la donna sarebbe stata prima aggredita fisicamente e poi bloccata nel tentativo di abusare sessualmente di lei. Durante l’aggressione, l’uomo avrebbe provocato alla vittima ferite al collo e alla spalla, costringendola a subire atti sessuali.

L’uomo, identificato con le iniziali E. P., è stato posto agli arresti domiciliari con l’ausilio di un braccialetto elettronico. Le autorità continuano a indagare sul caso per confermare tutte le circostanze e assicurare che giustizia venga fatta.

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Attualità

Calabria | Piena e violenta attività dello Stromboli, allertati anche gli ospedali di Vibo Valentia e Reggio Calabria

Il sindaco di Lipari, Riccardo Gullo, ha emesso un’ordinanza che impone diversi divieti a causa dell’attività intensa e violenta dello Stromboli. È stato vietato scalare il vulcano e avvicinarsi alle spiagge durante le ore notturne. È stato anche proibito l’approdo delle imbarcazioni turistiche non di linea che effettuano escursioni giornaliere, così come la sosta e l’ancoraggio vicino alla costa.

Per precauzione, sono stati allertati i servizi sanitari e ospedalieri nella città metropolitana di Messina, così come i sindaci dei Comuni costieri e le prefetture di Palermo, Reggio Calabria, Vibo Valentia e Salerno. Attualmente, il Comitato operativo nazionale è riunito per monitorare gli sviluppi dell’emergenza. Sull’isola, la Guardia Costiera ha dispiegato motovedette, navi e mezzi aerei, mentre il numero dei vigili del fuoco è stato raddoppiato.

La Protezione Civile ha annunciato che sta verificando tutti i materiali, mezzi, risorse sanitarie, personale e basi logistiche, oltre a pianificare l’assistenza ai soggetti vulnerabili per garantire la piena prontezza operativa in caso di ulteriori sviluppi critici.

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Calabria

Lamezia Terme (CZ) | Omicidio avvocato Pagliuso, confermato ergastolo per Luciano Scalise

La Corte di Cassazione ha respinto i ricorsi presentati dai legali di Luciano Scalise, Pino Scalise, Vincenzo Maria Domanico e Andrea Scalzo riguardo alla sentenza di secondo grado relativa all’omicidio dell’avvocato Francesco Pagliuso. Al contrario, ha accolto parzialmente il ricorso presentato da Angelo Rotella. Di conseguenza, le pene inflitte lo scorso giugno dalla Corte d’Appello di Catanzaro sono diventate definitive per i primi quattro imputati: ergastolo per Luciano Scalise, 23 anni e 10 mesi di reclusione per Pino Scalise, 6 anni e 8 mesi per Domanico e 7 anni per Scalzo. Per quanto riguarda Rotella, la Corte Suprema ha annullato parzialmente la condanna di 8 anni e 4 mesi, rinviando il caso ai giudici di secondo grado di Catanzaro.

Nel corso del lungo processo derivato dall’omicidio dell’avvocato avvenuto nella notte tra il 9 e il 10 agosto 2016, che ha visto imputati padre e figlio Pino e Luciano Scalise, tra gli altri, hanno difeso gli avvocati: Canzoniere, Chiodo, Vianello Accorretti, Larussa, Galati, Nimpo, Gigliotti, Mendicino, Penna. Le parti civili sono state rappresentate dagli avvocati Ferraro, Zofrea, Galeota, Staiano, Candido, Pietro e Gianfranco Agapito, Raimondi. Recentemente è stata emessa la sentenza di secondo grado per Marco Gallo, riconosciuto come l’autore materiale dell’omicidio, confermando l’ergastolo e includendo l’aggravante mafiosa precedentemente esclusa nella sentenza di primo grado.

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