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Storie

La World Wide Web Foundation chiude i battenti: La storia del “www” nei browser

La World Wide Web Foundation, fondata da Tim Berners-Lee, annuncia la chiusura dopo 15 anni di attività, puntando ora a un web decentrali

La World Wide Web Foundation ha ufficialmente comunicato la sua chiusura, segnando la conclusione di un’importante era nel panorama digitale. I fondatori, Sir Tim Berners-Lee e Rosemary Leith, hanno reso noto che l’organizzazione ha raggiunto i suoi obiettivi iniziali, contribuendo in modo significativo ad ampliare l’accesso a Internet a livello globale, passando da un modesto 20% di utenti connessi nel 2009 a quasi il 70% oggi.

Nonostante i progressi nel miglioramento dell’accessibilità, la chiusura della fondazione si presenta come una risposta a nuove sfide emergenti, in particolare i rischi associati alla gestione dei dati degli utenti. Berners-Lee ha evidenziato come il predominante modello di business delle piattaforme sociali abbia portato a una crescente mercificazione delle informazioni personali, un fenomeno che va contro i principi fondanti del web.

Per affrontare queste problematiche, il focus si sposta ora verso lo sviluppo di tecnologie decentralizzate, con un forte impegno su progetti come il Solid Protocol. Questo approccio mira a restituire agli utenti il controllo sui propri dati attraverso l’uso di archivi decentralizzati, noti come “Pod”, dove gli individui possono conservare le proprie informazioni in modo sicuro e privato.

La decisione di chiudere la fondazione è stata presa dal consiglio di amministrazione per consentire a Berners-Lee di dedicarsi completamente a questa nuova visione del web. I co-fondatori hanno espresso gratitudine a tutti i partner e sostenitori che hanno accompagnato l’organizzazione nel suo percorso, sottolineando l’importanza delle collaborazioni instaurate nel corso degli anni.

Questa transizione rappresenta non solo la fine di un capitolo, ma anche l’inizio di un nuovo percorso verso un web più equo e rispettoso della privacy degli utenti, in linea con la visione originale di Berners-Lee.

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Storie

L’isola misteriosa del Mediterraneo: un caso diplomatico del XIX secolo

Nel 1831, un evento naturale straordinario scatenò un’inaspettata corsa tra diversi governi europei per rivendicare un nuovo territorio nel Mediterraneo. Dopo una serie di scosse sismiche che colpirono la Sicilia, un vulcano sottomarino eruttò, dando vita a un’isola di 4 chilometri quadrati. Questo nuovo territorio, emerso dalle acque al largo di Sciacca, suscitò l’interesse di scienziati e marinai, ma soprattutto delle potenze europee, che intravedevano opportunità commerciali e strategiche.

Il comandante britannico Mumphrey Le Fleming Senhouse rivendicò di essere il primo a sbarcare sull’isola, piantando la bandiera inglese il 2 agosto, solo poche settimane dopo la sua formazione. Tuttavia, il capitano italiano Michele Fiorini affermò di aver messo piede sull’isola già il 13 luglio. La situazione si fece ancora più complicata quando anche la Francia intervenne, inviando le proprie navi per rivendicare il territorio.

Con il passare dei mesi, l’isola, purtroppo, iniziò a diminuire di dimensioni, fino a scomparire completamente nel dicembre dello stesso anno. Oggi, chi si avventura nelle acque al largo della Sicilia può trovarne solo le tracce, sebbene sia sommersa a circa otto metri di profondità. La storia di questa isola effimera solleva interrogativi intriganti: cosa accadrebbe se riemergesse? A chi apparterrebbe? Questo mistero storico rimane un affascinante capitolo nella storia delle rivendicazioni territoriali e delle dinamiche geopolitiche del XIX secolo.

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La straordinaria vita di Liliana Segre: un viaggio dall’orrore alla memoria

Liliana Segre, una delle più importanti testimoni della Shoah, ha dedicato la sua vita a raccontare l’orrore delle persecuzioni nazifasciste. Nata il 10 settembre 1930, la Segre ha vissuto esperienze traumatiche che l’hanno segnata profondamente. All’età di 13 anni, fu deportata ad Auschwitz, dove ha trascorso un anno e mezzo in condizioni disumane.

La sua storia inizia nel 1943, quando, a causa delle leggi razziali, fu costretta a separarsi dalla sua famiglia e a nascondersi. Nonostante gli sforzi di alcuni amici, come il signor Pozzi, che tentò di salvarla, Liliana e suo padre furono arrestati e deportati. Il 6 febbraio 1944, Liliana perse di vista il padre, una separazione che segnò per sempre la sua esistenza.

Nel campo di concentramento, Liliana fu costretta a lavorare in condizioni estenuanti e disumane. Le sue memorie raccontano del freddo, della fame, e della perdita della speranza, ma anche della forza interiore che ha trovato per sopravvivere. La liberazione avvenne il 1° maggio 1945, un momento di gioia inimmaginabile che segnò la fine di un incubo.

Oggi, a 94 anni, Liliana Segre è senatrice a vita e continua a lottare contro l’indifferenza e l’oblio, condividendo la sua storia attraverso diversi libri. Tra le sue opere, “Fino a quando la mia stella brillerà” è particolarmente dedicato ai giovani lettori, affinché non dimentichino le atrocità del passato.

Il suo impegno nella memoria storica e nella lotta contro ogni forma di discriminazione è un faro di speranza e di insegnamento per le generazioni future. Segre ci ricorda l’importanza di mantenere viva la memoria, affinché simili tragedie non si ripetano mai più.

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Mahatma Gandhi: L’Icona della Non-Violenza e della Fratellanza


Mahatma Gandhi, figura fondamentale del XX secolo, ha dimostrato al mondo che è possibile ottenere cambiamenti radicali senza ricorrere alla violenza. La sua vita e il suo operato non solo hanno segnato la storia dell’India, ma hanno ispirato movimenti pacifisti in tutto il globo.

Un Leader Carismatico
Nato il 2 ottobre 1869 in India, Gandhi crebbe in un contesto di forte oppressione coloniale britannica. Dopo aver conseguito la laurea in giurisprudenza a Londra, tornò in India, dove si unì al movimento per l’indipendenza, diventando rapidamente un leader rispettato. La sua filosofia, basata sulla non-violenza e la verità, prese forma attraverso il concetto di satyagraha, una forma di resistenza pacifica che si oppose all’oppressione senza spargimento di sangue.

La Lotta per l’Indipendenza
Gandhi divenne il volto del movimento per l’indipendenza indiana, mobilitando milioni di persone a resistere pacificamente al dominio britannico. La sua capacità di unire diverse culture e religioni sotto la bandiera della tolleranza e della pace lo rese un simbolo di speranza non solo in India, ma in tutto il mondo. La sua insistenza sulla non-violenza era una risposta diretta all’ingiustizia e alla discriminazione, incarnando un ideale di cambiamento attraverso il dialogo e l’empatia.

La Tragica Fine
Nel 1947, con l’India finalmente indipendente, il paese si trovò a fronteggiare nuove sfide, tra cui il conflitto religioso che portò alla divisione con la nascita del Pakistan. Gandhi, cercando di mediare tra le fazioni in conflitto, divenne un obiettivo per gli estremisti. Il 30 gennaio 1948, fu assassinato da un fanatico che non tollerava il suo messaggio di pace. La sua morte segnò un momento di grande lutto e riflessione a livello globale.

Eredità e Riflessioni
Gandhi è oggi ricordato non solo per la sua lotta contro il colonialismo, ma anche per i suoi insegnamenti sulla non-violenza e l’amore. Le sue celebri citazioni continuano a ispirare generazioni di attivisti e pensatori. La Giornata internazionale della Non-Violenza, celebrata il 2 ottobre, giorno della sua nascita, è un tributo alla sua eredità duratura.

Gandhi ha dimostrato che una rivoluzione può avvenire senza violenza e che la vera forza risiede nella capacità di amare e comprendere l’altro. In un mondo spesso segnato dalla divisione e dalla conflittualità, il suo messaggio di pace e fratellanza rimane più che mai attuale.

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