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Scienza e Salute

HIV epidemia silenziosa, nel futuro strategie Long-Acting

L’HIV resta una delle più urgenti sfide di salute pubblica. Guardando ai numeri nel nostro Paese la fotografia dell’emergenza è molto chiara: in soli 20 anni il numero di persone con HIV è raddoppiato, passando da circa 70.000 casi nel 2000 a oltre 120.000 persone a cui è stata diagnosticato il virus nel 2023.
In Italia, oggi, l’HIV rappresenta un’epidemia, silenziosa e di cui si parla troppo poco: il numero delle persone HIV positive residenti aumenta ogni anno, nonostante l’incidenza dell’infezione si riduca. Ciò è dovuto principalmente alla scarsa informazione che porta a diagnosi tardive e ritarda ulteriormente la possibilità di contrastare al meglio la diffusione del virus.

Nonostante i numeri siano allarmanti, l’evoluzione e innovazione terapeutica rappresentano una grande speranza, per le persone a rischio di contrarre il virus e per le persone con HIV. Gli strumenti terapeutici oggi disponibili permettono di ridurre significativamente il rischio di infezione così come gli esiti gravi, rendendo l’HIV una condizione cronica curabile.
Un significativo passo avanti è rappresentato dall’evoluzione dei trattamenti farmacologici preventivi.
Secondo UNAIDS, entro il 2025, l’86% delle persone con HIV dovrebbe raggiungere una carica virale non rilevabile e il 95% delle persone a rischio dovrebbe avere accesso alla profilassi pre-esposizione (PrEP).
Questa nuova strategia a lento rilascio rappresenta un significativo avanzamento nella prevenzione dell’HIV rispetto alla tradizionale profilassi giornaliera. La Profilassi Pre-Esposizione (PrEP) Long-Acting, somministrata per via intramuscolare ogni due mesi, garantisce un rilascio prolungato e costante del principio attivo nel sangue, mantenendo livelli terapeutici ottimali per contrastare l’infezione.

Alla luce di queste premesse, oggi presso la Camera dei Deputati si è tenuto l’evento ‘HIV Call 2024: nuove opportunità di gestione e prevenzione per l’emergenza sanitaria silentè, su iniziativa dell’onorevole Luciano Ciocchetti e organizzato da Cencora-Pharmalex. L’incontro, realizzato con il patrocinio di Intergruppo Parlamentare One Health, Istituto Superiore di Sanità, SIMaST e SIMIT, e con il contributo non condizionato
di ViiV Healthcare Italia, rappresenta un’importante occasione di confronto tra clinici, istituzioni e associazioni di pazienti, focalizzato sulle innovazioni terapeutiche e sulle sfide della prevenzione dell’HIV.
Durante l’evento, i partecipanti hanno esplorato come i trattamenti innovativistiano trasformando la gestione dell’HIV, garantendo risultati eccellenti quando la diagnosi è tempestiva.

Luciano Ciocchetti, Vicepresidente XII Commissione Affari sociali, Camera dei Deputati e coordinatore Intergruppo parlamentare “One Health”, ha sottolineato: “In qualità di copresidente dell’Intergruppo parlamentare One Health, che abbiamo avviato lo scorso anno e che si pone l’obiettivo di promuovere un approccio integrato della salute umana, animale e ambientale, è per me fondamentale sottolineare quanto sia necessario mantenere accesi i riflettori sul tema dell’HIV. Per raggiungere l’obiettivo dell’OMS di eradicazione del virus entro il 2030, è necessario che la classe politica focalizzi la propria attenzione sul tema della prevenzione e l’accesso equo alle migliori cure. E’ solo attraverso la collaborazione sinergica tra istituzioni nazionali e regionali, comunità scientifica e associazioni di pazienti o delle comunità interessate che potremo veramente fare passi avanti significativi per le persone a rischio di contrarre il virus e le persone già colpite”.

Le linee guida aggiornate dell’OMS sottolineano l’importanza di rendere la Long-Acting PrEP ampiamente disponibile, riconoscendone il ruolo essenziale nella tutela della salute pubblica. Secondo la relazione dell’ECDC del 2021, l’Italia si colloca al 16° posto su 28 Paesi per il numero di persone che hanno ricevuto la PrEP almeno una volta.
“Il trattamento Long-Acting aiuta a superare lo stigma e l’auto-stigma associato sia alla malattia sia alla terapia e riduce le probabilità di interruzione del trattamento, elemento fondamentale per le patologie trasmissibili, in particolare per l’HIV dove U = U è il cardine di ogni strategia preventiva. Offre inoltre numerosi vantaggi: migliora la qualità della vita del paziente, semplifica la gestione del trattamento e offre una opportunità unica legata alla somministrazione periodica, in quanto utile anche al monitoraggio complessivo della persona con HIV” ha dichiarato Andrea Antinori, Direttore del Dipartimento Clinico e di Ricerca Malattie Infettive Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani IRCCS, Roma -“Gli studi clinici dimostrano che strategie preventive e cure Long-Acting favoriscono una maggiore aderenza al trattamento, riducendo il rischio di fallimento della terapia e aumentando l’efficacia della prevenzione dall’infezione. La formulazione iniettabile migliora la biodisponibilità del farmaco e riduce le interazioni con altri medicinali, offrendo un’opzione terapeutica più pratica ed efficace” ha aggiunto Massimo Andreoni, Professore Emerito di Malattie Infettive, Università degli Studi di Roma «Tor Vergata», Direttore Scientifico della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT).

E’ fondamentale uno sforzo congiunto sul piano clinico e a livello sociale e istituzionale per rispondere ai bisogni delle persone con HIV; che oggi non sono più da considerarsi pericolo di infezione, ma che necessitano di un’attenzione particolare come tutti i pazienti affetti da malattia cronica.
Giuliano Rizzardini, Direttore e Responsabile del Reparto di Malattie Infettive 1 presso il Polo Universitario Ospedale Luigi Sacco di Milano, conferma – “Rispetto a 15-20 anni fa, il quadro è davvero cambiato. Il caso dell’HIV è stato un percorso eccezionale nella storia della medicina, se paragoniamo gli anni in cui il virus è stato scoperto alla situazione attuale. Dobbiamo continuare ad avere il coraggio di cambiare e quindi migliorare i paradigmi di cura. Dobbiamo lavorare sul sommerso e abbattere le barriere dello stigma e dei tabu, facendo conoscere le nuove strategie preventive e le opportunità di cura.” e prosegue – “Una volta intercettato il sommerso, e diagnosticata la patologia in modo precoce, la terapia antiretrovirale risulta sicuramente efficace. Per non parlare del vantaggio delle nuove terapie Long-Acting che pur essendo assunte a vita, prevedono una somministrazione dilatata nel tempo e innalzano così la qualità di vita”.

Durante l’evento è stato presentato il Position Paper “Farmaci Long-Acting (LA): nuove prospettive nella gestione e prevenzione dell’HIV” che delinea le strategie per la gestione e la prevenzione dell’HIV, con un focus particolare sulle innovazioni terapeutiche. In questo contesto, si è discusso ampiamente della necessità di superare le barriere legate allo stigma e di rendere le terapie innovative, come quelle Long-Acting, accessibili a tutti i pazienti.
“Oggi il Ministero della Salute si trova ad affrontare grandi sfide di salute pubblica, ed è importante lavorare in una visione di One Health, integrando innovazione e programmazione. Nella lotta all’HIV è indispensabile curare le persone con HIV e contemporaneamente mettere in atto strategie di prevenzione. Raggiungere l’obiettivo dell’OMS di eradicare l’epidemia da HIV entro il 2030, rappresenterebbe un investimento tanto sotto il profilo economico, quanto in termini di qualità di vita e complicanze evitate per i pazienti” ha aggiunto Francesco Saverio Mennini, capo Dipartimento della programmazione, dei dispositivi medici, del farmaco e delle politiche in favore del Servizio sanitario nazionale, Ministero della Salute.
E’ cruciale comprendere e capitalizzare, oggi, il concetto di Long-Acting (LA) per contestualizzare la migliore strategia di contrasto al virus, anche alla luce dei nuovi plus di quality of life che il Long-Acting rappresenta.
Realizzare questo obiettivo significa riconoscere il suo ruolo – in tutte le sue forme – come elemento essenziale di tutela della salute pubblica.
– foto ufficio stampa Pharmalex –

Amici Animali

Purina insieme a Fridàs Friends per la Pet Therapy al Fatebenefratelli

Purina, azienda leader in Europa nella cura dei pet, sostiene Fridàs Friends nello svolgimento delle attività di IAA (Interventi Assistiti con gli Animali), più comunemente conosciuti come Pet Therapy, presso l’Ospedale Fatebenefratelli di Milano, un polo di eccellenza nel panorama sanitario italiano e rinomato per la sua dedizione alla cura e al benessere dei pazienti.
Con l’obiettivo di concretizzare il suo impegno nel migliorare la vita delle persone in stato di vulnerabilità grazie ai benefici derivanti dal legame uomo-pet, Purina collabora al fianco di Fridàs Friends, che da quasi 10 anni offre supporto ai bambini in cura e alle loro famiglie, nello sviluppo del progetto “Quattro zampe in corsia” presso la Casa Pediatrica dell’Ospedale Fatebenefratelli di Milano.

Così Purina si affianca a due realtà che da anni si prendono cura delle persone fragili grazie agli Interventi Assistiti con gli Animali, con l’aiuto di cani, e ora anche gatti, in una città come Milano, che negli anni si è dimostrata particolarmente sensibile ai temi della promozione di spazi sempre più pet friendly e della valorizzazione del ruolo positivo che gli animali da compagnia hanno nella società.
A supporto degli Interventi Assistiti con gli Animali di Fridàs Friends, presso l’Ospedale Fatebenefratelli, per intrattenere i piccoli pazienti Purina ha sviluppato un opuscolo in cui i protagonisti sono proprio gli animali da compagnia. I contenuti si ricollegano alla campagna educativa A Scuola di Petcare di Purina e hanno un duplice obiettivo: fornire passatempi e attività divertenti che i bambini possono svolgere durante la degenza e al contempo informarli sul mondo degli animali da compagnia e su come essere un futuro pet owner responsabile.
La consapevolezza del ruolo positivo dei pet in situazioni di vulnerabilità e disagio psicofisico è ormai ampiamente diffusa.

Come emerso da un’indagine condotta da Bva Doxa per Purina, oltre 8 persone su 10 riconoscono l’importanza dei pet in queste situazioni, in quanto capaci di alleviare lo stress, di agire positivamente sull’umore, sulla capacità di sviluppare legami emotivi e di aiutare a superare traumi e situazioni difficili. Ma non è solo una percezione, perchè gli interventi assistiti con gli animali (IAA) sono una pratica sempre più riconosciuta anche a livello scientifico e per questo motivo regolamentate da Linee Guida Nazionali dal 2015.
Al fine di tutelare la salute dei pazienti e il benessere dei pet, le Linee Guida definiscono gli standard operativi per la corretta applicazione di questi interventi e danno indicazioni sui compiti e le responsabilità delle molteplici figure professionali e degli operatori coinvolti in questo tipo di iniziative, che devono avere una preparazione e una formazione specifiche.
Queste regole rispecchiano la necessità di costruire le attività su criteri scientifici e di applicare protocolli strutturati che verifichino la corretta somministrazione della pratica in tutte le sue fasi.

“Il supporto agli Interventi Assistiti con gli Animali per Purina – si legge nella nota – è un tassello naturale all’interno dei propri impegni, in particolare nell’ambito dei programmi di sensibilizzazione e miglioramento della vita delle persone grazie al rapporto uomo-pet. Attraverso gli “impegni oltre la ciotola”, volti a promuovere una vita migliore per i pet, le persone e la salute del Pianeta, l’azienda concretizza il proprio commitment per fornire un’educazione sul possesso responsabile dei pet che aiuti gli animali da compagnia e le persone a condurre una vita felice insieme. Tra i progetti di sostenibilità sociale, “A scuola di PetCare” insegna ai più giovani come imparare a relazionarsi in maniera consapevole con i pet, mentre il progetto “Pets at Work” ha l’obiettivo di sensibilizzare sull’impatto positivo della relazione uomo-pet anche sul posto di lavoro”.

“Noi di Purina crediamo fortemente nei benefici e nell’importanza del rapporto uomo-pet per arricchire e migliorare la nostra vita – dice Rafael Lopez, Regional Director Italia e Sud Europa di Purina -. Per questo motivo abbiamo deciso di sostenere un progetto concreto che prevede l’integrazione degli animali da compagnia a beneficio dei pazienti più giovani in situazioni vulnerabili. In questo percorso siamo affiancati da partner di valore e strutture di eccellenza, che come noi credono fortemente che insieme ai pet la vita è migliore. Il supporto all’Ospedale Fatebenefratelli e al progetto di Fridàs Friends è solo l’inizio di un percorso molto più ampio che desideriamo e abbiamo l’obiettivo di intraprendere anche in altre città”.

“Gli interventi assistiti con gli animali sono una modalità di cura e attenzione al paziente moderna, attuale e riconosciuta, della quale abbiamo avuto l’opportunità di toccare con mano il valore in questi anni – sostiene Luca Bernardo, Direttore Dipartimento Medicina dell’Infanzia dell’Età evolutiva e della Medicina di Genere dell’Ospedale Fatebenefratelli di Milano -. E’ un potentissimo mezzo per aiutare le persone in stato di vulnerabilità a superare momenti difficili e anche spesso dolorosi, che ci permette di strutturare una terapia che va oltre al farmaco e che punta a raggiungere un migliore benessere psicofisico per i nostri pazienti. Da 10 anni, con il prezioso supporto di Fridàs Friends, crediamo nel valore e nell’importanza di associare alle cure farmacologiche un supporto al paziente più psicologico ed emozionale ed è per noi un grande onore accogliere Purina in questo percorso”.

“Da ormai 9 anni siamo presenti presso Casa Pediatrica a Milano e abbiamo il privilegio di aiutare tantissimi bambini e ragazzi con patologie diverse grazie ai nostri amici a quattro zampe. Dopo anni di pet therapy con i cani, di recente abbiamo accolto anche i gatti così da poter supportare e aiutare sempre più bambini e ragazzi mostrando l’impatto positivo che gli animali da compagnia possono avere sulle persone grazie alla relazione che si instaura”, sottolinea Mario Colombo, presidente della Onlus Fridàs Friends.

– foto ufficio stampa Havas PR –

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Scienza e Salute

Gruppo San Donato, visite e controlli gratuiti per la Settimana del Cuore

In occasione della Giornata mondiale del Cuore, che si celebra domenica 29 settembre, il Gruppo San Donato, in collaborazione con la GSD Foundation ETS, dedica una settimana alla sensibilizzazione, all’informazione e alla prevenzione delle patologie cardiovascolari. Con oltre 20 milioni di decessi ogni anno, le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di ricovero ospedaliero, oltre che di mortalità, confermandosi, insieme ai tumori, tra le principali cause di morte al mondo.

Oggi più che mai, è fondamentale lo sviluppo di azioni concrete ed educative di prevenzione e promozione della salute del cuore e dell’apparato cardiovascolare. La Settimana del Cuore del Gruppo San Donato vuole sensibilizzare la popolazione sull’importanza della diagnosi precoce e della prevenzione, promuovendo periodiche visite di controllo e l’adozione di corretti stili di vita. Da lunedì 23 settembre a sabato 28 settembre saranno disponibili, gratuitamente, oltre 350 visite e screening cardiologici presso gli ospedali del Gruppo San Donato.

La salute del cuore è al centro anche dei numerosi progetti della GSD Foundation ETS che riguardano la ricerca sulla medicina di genere, la biobanca per la racconta di campioni biologici e dati clinici di pazienti affetti da malattie cardiovascolari e l’impiego di nuove tecnologie di imaging, come la stampa 3D e gli ologrammi.(ITALPRESS).

Foto: Agenzia Fotogramma

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Scienza e Salute

Diabete Tipo 1, passi avanti verso lo screening pediatrico nazionale

Sedici raccomandazioni mirate a sviluppare un modello organizzativo efficace per la gestione dello screening a livello nazionale come l’importanza del coinvolgimento attivo dei pediatri di famiglia e ospedalieri per il supporto continuo alle famiglie, la creazione di una rete di laboratori regionali qualificati per un’analisi uniforme dei campioni, e l’istituzione di team specialistici nei centri regionali per un’assistenza integrata ai bambini diagnosticati.

E’ il White paper “Screening pediatrico per il diabete di tipo 1 e la Celiachia” promosso in conformità con la Legge n.130/2023 approvata proprio un anno fa all’unanimità dal Parlamento, e presentato alla Camera dei Deputati su iniziativa del vicepresidente Giorgio Mulè. Il White paper, frutto della collaborazione tra esperti di sanità, endocrinologia pediatrica, diabetologia e rappresentanti delle associazioni di pazienti, rientra nel progetto Diabetes Type 1 Vision of Screening (D1VE), realizzato da Sanofi in collaborazione con UTOPIA, che ha l’obiettivo di favorire un dialogo costruttivo tra tutti gli attori coinvolti nell’attuazione della legge approvata lo scorso autunno, che pone l’Italia come primo Paese al mondo a introdurre un programma di screening nazionale regolato da una legge statale, focalizzato sulla diagnosi precoce in età pediatrica.

“I primi dati sul programma nazionale di screening per rilevare la predisposizione genetica al diabete di tipo uno e alla celiachia confermano la straordinaria ed essenziale importanza della legge 130 approvata esattamente un anno fa dal Parlamento. Le indagini svolte a campione in quattro Regioni, che saranno la base per avviare lo screening su base nazionale, dicono al di là di ogni ragionevole dubbio come grazie allo screening siano stati intercettati numerosissimi casi destinati altrimenti ad essere sconosciuti, con conseguenze probabilmente gravi o gravissime per gli interessati. Si tratta della conferma della bontà di un’iniziativa prima al mondo che pone il nostro paese all’avanguardia nell’attività di prevenzione per due patologie sempre più diffuse nella popolazione pediatrica.

Grazie all’operato dell’Istituto Superiore di Sanità, di concerto con il Ministero della Salute, i medici pediatri e le associazioni di pazienti si è raggiunta questa prima fondamentale tappa. Siamo sulla strada giusta, adesso continueremo a lavorare con la stessa determinazione per raggiungere nuovi obiettivi”, ha detto Mulè.
Con un investimento di 3,85 milioni di euro all’anno per il biennio 2024-2025 e di 2,85 milioni di euro annuali a partire dal 2026, il programma pluriennale di screening in età pediatrica riveste un’importanza cruciale.

Questo programma non solo previene malattie croniche ancora incurabili, come il diabete di tipo 1, ma consente anche una diagnosi tempestiva di patologie in crescita come la celiachia, prima che i sintomi clinici si manifestino. L’obiettivo principale è evitare le complicanze legate a una diagnosi tardiva, migliorando significativamente la qualità della vita dei giovani pazienti e delle loro famiglie. Il programma ha come scopo quello di ridurre il rischio di chetoacidosi diabetica – spesso la prima manifestazione clinica del diabete di tipo 1 – e di diagnosticare la celiachia in fase precoce, garantendo un trattamento immediato per evitare complicanze come ritardi della crescita e pubertà ritardata.

Prima dell’adozione su scala nazionale, è stato condotto uno studio preparatorio denominato D1Ce Screen 2, promosso dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) in collaborazione con il Ministero della Salute. In tale studio sono state coinvolte quattro regioni italiane – Lombardia, Marche, Campania e Sardegna – con l’obiettivo di testare la fattibilità del programma, valutarne i costi, e analizzare i benefici di uno screening sistematico su tutta la popolazione pediatrica. Durante questa fase, i pediatri di libera scelta hanno giocato un ruolo fondamentale, reclutando su base volontaria bambini di età compresa tra 2, 6 e 10 anni per essere sottoposti a un prelievo di sangue capillare, destinato alla determinazione degli autoanticorpi specifici per il diabete di tipo 1 e la celiachia.

Ad oggi sono state inserite a sistema 3819 anagrafiche e i risultati ottenuti hanno evidenziato un’elevata partecipazione delle famiglie, segno di una forte consapevolezza dell’importanza di una diagnosi precoce. “Lo sviluppo di nuove terapie e la possibilità di screening precoce stanno trasformando profondamente la gestione del diabete di tipo 1, e il Teplizumab rappresenta una delle innovazioni più significative in questo contesto. Tutto ciò apre scenari del tutto nuovi per la prevenzione, offrendo un’opportunità straordinaria per intervenire prima che il diabete si manifesti clinicamente.

Accanto a terapie innovative come il Teplizumab, anche lo screening precoce gioca un ruolo cruciale: identificare individui a rischio consente di personalizzare gli interventi terapeutici, anticipando le complicanze e migliorando la qualità di vita delle persone con diabete tipo 1”, spiega Raffaella Buzzetti, Presidente Eletto della Società italiana diabetologia (SID). Meno noto rispetto al diabete di tipo 2, il diabete di tipo 1 è una malattia autoimmune ancora incurabile, causata dalla distruzione delle cellule beta delle isole pancreatiche, responsabili della produzione di insulina. In Italia, questa patologia colpisce circa 300.000 persone, e nel 2021 si sono registrati 26,7 nuovi casi ogni 100.000 bambini, di cui il 43,2% con esordio in chetoacidosi diabetica 3, una complicanza potenzialmente fatale se non diagnosticata tempestivamente. Anche la celiachia, un’altra malattia autoimmune cronica, è molto comune in Italia, con oltre 200.000 persone affette.

Sebbene siano patologie distinte, il diabete di tipo 1 e la celiachia condividono molti elementi comuni, come i meccanismi autoimmuni e una predisposizione genetica associata ai polimorfismi del complesso HLA (Human Leukocyte Antigens). Fino al 5% dei pazienti potrebbe soffrire di entrambe le condizioni, rendendo la gestione clinica più complessa e costosa. Questo quadro clinico a livello nazionale sottolinea ancora di più l’importanza nel procedere con un programma strutturato di prevenzione partendo proprio dai più piccoli. Lo screening pediatrico per il diabete di tipo 1 e la celiachia ha già attirato l’attenzione delle principali istituzioni scientifiche internazionali e delle riviste più prestigiose, come Lancet 4 e Science 5. L’introduzione di un programma così articolato e regolato per legge non ha precedenti e pone l’Italia in una posizione di assoluta avanguardia nella prevenzione sanitaria. I prossimi passi prevedono l’adozione del programma su tutto il territorio nazionale, nel 2025, con un impegno costante per garantire la massima adesione e per monitorare i risultati, al fine di apportare eventuali miglioramenti.

“La legge 130/2023 ha reso l’Italia Paese capofila nel dotarsi dello strumento dello screening e questo, deve essere per noi motivo di grande orgoglio. Questo progetto ha favorito l’incontro e la collaborazione stretta e sinergica dei principali attori coinvolti nella fase di implementazione della Legge che hanno messo a sistema le loro grandi competenze per il raggiungimento di un obiettivo comune: quello di rendere il progresso scientifico come lo screening del T1D e celiachia, alla portata di tutte le famiglie del nostro Paese. E’ anche un traguardo significativo per la nostra azienda, che ha messo l’immunologia al centro della propria strategia di ricerca e sviluppo, sfruttando la competenza e la vasta conoscenza del sistema immunitario per comprendere e trattare le malattie, dove esso non risulta più in equilibrio, come per l’appunto nel diabete di tipo 1”, sottolinea Alessandro Crevani, General Manager Business Unit General Manager Business Unit General Medicines di Sanofi.

“Come Sanofi abbiamo una storia profondamente legata al diabete e lavoriamo ogni giorno per cambiare il corso di questa patologia. Da luglio dell’anno scorso abbiamo infatti istituito un’area dedicata all’immuno-diabetologia, con l’ambizioso obiettivo di trasformare radicalmente in futuro il trattamento del diabete di tipo 1, ritardandone l’esordio e con l’ambizione dataci dalla nostra pipeline di arrivare un giorno ad impedirlo del tutto”, conclude.

– Foto xb1/Italpress –

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