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Prova bmw r1300gs: la maxienduro alla frusta

meno che non foste impegnati in una spedizione di ricerca scientifica nel bel mezzo dell’Antartide, probabilmente anche voi tra fine settembre e inizio ottobre scorsi sarete stati letteralmente bombardati da contenuti digitali di ogni genere sulla nuova ammiraglia maxienduro di BMW, la R1300GS. Per una settimana abbondante dopo il suo svelamento, social network e siti più o meno specializzati sembravano non aver a disposizione che quel singolo argomento.

bmw r1300gs

Il pubblico si è letteralmente infiammato, sparando like peggio di Rambo e alimentando infinite discussioni nei commenti, con la lotta senza quartiere tra i soliti, immancabili hater a prescindere, e i fedeli seguaci del Nuovo Verbo di Monaco di Baviera. Ok, forse sto esagerando, ma dato che la GS non è certo la fonte principale d’interesse qui nella redazione di SuperBike Italia, ho assistito a questo tornado mediatico nella inusuale posizione di spettatore quasi imparziale, affascinato come chi osserva il verificarsi di un disastro naturale da una posizione sicura.

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Ecco perché, quando da BMW è arrivato l’invito per la presentazione italiana della R1300GS, ho immediatamente risposto in maniera affermativa, pronto a indossare il mio completo da mototurista, abbandonare il riparo neutrale di una redazione di smanettoni e gettarmi nella mischia. Il mio obiettivo principale? Verificare una tra le tante voci incontrollate del web, che parlavano di una GS più stradale, dunque più gustosa ed efficace da guidare su asfalto, anche a ritmi… sportivi!

LA BMW R1300GS È TUTTA NUOVA

Una cosa è certa: rispetto alla 1250, la 1300 è molto di più di un semplice aumento di cilindrata, il che è ben testimoniato dalla rivoluzione apportata al design, che tanto continua a far discutere. Il nuovo boxer ha 46cc in più per 145cv e 149Nm, con un peso di 6,5kg inferiore, ma più in generale l’unica cosa che ha in comune con l’unità precedente, è la fasatura variabile Shiftcam. Lo stesso vale per il telaio e il telaietto posteriore in alluminio, per i freni e per le sospensioni.

Descrivendo il nuovo avantreno Evo Telelever, in particolare, gli ingegneri BMW usano termini piuttosto efficaci nell’attirare la mia attenzione: rigidità aumentata, più feeling e maggior precisione di guida. In effetti, upgrade che di solito vengono enfatizzati durante la presentazione di una nuova moto sportiva, non di un’endurona…

bmw r1300gs

LE SENSAZIONI IN SELLA

Questo pensiero mi rimane in testa mentre salto in sella alla versione Trophy mega-full optional assegnatami per il test, che onestamente penso anche sia la più attraente tra le quattro proposte. Già in questa fase, a moto ferma, vengono subito a galla le prime differenze rispetto al passato. L’ergonomia di base resta magnificamente azzeccata, con la stessa sensazione di comfort di sempre, ma con un maggior senso di controllo, visto che il serbatoio tra le gambe e in generale tutta la parte anteriore della moto sono più snelli.

SI PARTE

Avviando il motore e percorrendo i primi metri, l’impressione di essere più padroni del mezzo non fa che aumentare, grazie a una maggior maneggevolezza a bassa velocità. Certo, nelle manovre da fermo, con i miei 174cm non sono esattamente agile né a mio agio, ma è anche perché il mio esemplare ha sella standard e sospensioni opzionali Sport, con un secondo assetto più rialzato dedicato alla guida fuoristrada. Già solo tornando all’altezza standard (si può fare smanettando rapidamente nei menu), le cose migliorano nettamente, e per i più corti di gamba le nuove sospensioni semiattive DSA prevedono persino una funzione opzionale extra, che in automatico abbassa sensibilmente l’assetto della GS ogniqualvolta ci si ferma.

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LA STRUMENTAZIONE È QUELLA CLASSICA BMW

In tutto questo, mentre prendo (rapidamente) confidenza con la moto più chiacchierata del 2023, l’unica cosa che mi delude è la strumentazione. Si tratta del classico pannello TFT a colori da 6,5” di tutte le BMW odierne, perfettamente leggibile, facilissimo da gestire con la rotellona accanto alla manopola sinistra e privo di bug o rallentamenti. Dunque, qual è il problema? Beh, molto semplicemente, su una moto tanto importante per la Casa di Monaco, che rappresenta un passaggio epocale come affermato dagli stessi uomini BMW, mi sarei aspettato qualcosa di nuovo, più appariscente e magari con qualche funzione mai vista prima.

bmw r1300gs

L’ANDATURA DA GS

Ben presto dimentico le considerazioni sul cruscotto e mi concentro su cose più concrete, mentre percorriamo i primi chilometri della giornata tra freddo pungente e nebbia talmente fitta da trasformarsi in pioggia. Ecco, in simili condizioni non posso che ringraziare di essere in sella a una GS vestito con un completo turistico impermeabile e caldo quanto il piumone del mio letto, tanto che, pur ad andature moderate, mi sto godendo le curve come altrimenti non avrei fatto. A dispetto della presenza meno imponente di prima, la protezione aerodinamica è ottima, specialmente nel caso del mio esemplare con parabrezza alto, mentre manopole e sella riscaldabili mi coccolano con una piacevole sensazione di tepore.

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Anche le tipiche qualità delle BMW boxer alle andature rilassate, hanno un ruolo fondamentale nell’equazione che rende tutto molto più piacevole di quanto il meteo farebbe presumere. Innanzitutto il baricentro rasoterra della moto, ora ancor più di prima, crea la solita, rassicurante sensazione di equilibrio alle basse velocità, che consente di affrontare in scioltezza persino i tornantini più stretti e scivolosi, come se si fosse in sella a un mezzo con svariate decine di chili in meno dei circa 240 che pesa in realtà. E poi ci sono la fluidità di spinta e la generosità della schiena del motore, esaltate da una precisa quanto melliflua risposta al comando del gas, che sembrano ovattare l’esperienza di guida ammorbidendo ogni reazione mentre la moto fa strada.

ORA SI USA UNA MARCIA IN MENO E C’È LA FRENATA INTEGRALE

A dire il vero, proprio nella guida tipica da GS, ho trovato una lieve mancanza rispetto al precedente 1250. Mi riferisco alla capacità di spingere e sopportare rapporti insensatamente lunghi al di sotto dei 2.500 giri, che ora sembra meno marcata. Per fare un esempio questo significa semplicemente che, intorno ai 40-50 all’ora, il limite per poter riprendere con forza e pulizia è la quarta anziché la quinta: nulla di drammatico, tanto che anche così la GS1300 resta il riferimento assoluto in questo campo.

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Al contrario, sempre in tema di guida rilassata, una cosa che mi ha colpito in positivo è il pedale del freno posteriore che, nelle modalità più conservative dell’ABS con frenata integrale, chiama sempre parzialmente in causa anche l’impianto anteriore. Funziona talmente bene, per potenza, modulabilità e stabilità della moto durante la decelerazione, che fino alle andature turistiche con giusto un pizzico di brio, ho usato quasi solo il piede destro per rallentare.

PROVA BMW R1300GS: LA GUIDA SPORTIVA

A questo punto, però, è giunto il momento di arrivare al dunque, al vero succo del discorso per noi smanettoni: davvero è cambiato qualcosa là davanti quando si spinge tra le curve?Fortunatamente, per la mia e la vostra curiosità, nel pomeriggio il meteo migliora, con le temperature che salgono sopra i 10-12° e la nebbia che si dirada, mentre le strade che percorriamo si fanno quasi completamente asciutte. Di certo non un contesto da ritmi forsennati, ginocchio a terra e occhi iniettati di sangue, ma abbastanza per saggiare le qualità di guida di una moto come questa 1300.

bmw r1300gs

Quello che scopro, man mano che alzo il ritmo e forzo senza motivo alcuni ingressi, è un anteriore che effettivamente mi comunica meglio ciò che sta accadendo sotto la ruota, dandomi più informazioni su cui regolare la mia velocità di percorrenza o l’aggressività che applico ai comandi. La guida resta ovviamente rotonda e progressiva per via della stazza importante e della ruota anteriore da 19”, ma la sorprendente agilità del pacchetto (in relazione alle dimensioni), unita a questo salto qualitativo nel feeling con l’avantreno, mi danno assoluta tranquillità nel mettere per iscritto che sì, la GS è davvero migliorata nella guida sportiva.

VA FORTE, MA C’È CHI FA MEGLIO

Tuttavia, quando ci si spinge oltre certe andature, manca ancora qualcosa rispetto, ad esempio, ad avversarie più ciclisticamente “ordinarie” come la Multistrada V4S. E mancherà sempre con una sospensione anteriore come il Telelever, che anche in questa configurazione Evo ha un ruolo importante nella facilità e piacevolezza della guida alle andature turistiche, ma semplicemente non è la soluzione ideale per andare forte. Il punto è che senza i classici trasferimenti di carico, in particolare quelli microscopici, la moto può tranquillamente funzionare, ma a chi guida non resta che affidarsi alle capacità meccaniche del pacchetto, senza poterne percepire fino in fondo il lavoro.

prova bmw r1300gs

CON IL BOXER IN ZONA ROSSA

Solo pollici alti, invece, per la spinta del nuovo boxer da 1.300cc nell’uso sportivo. Resta un motore che dà il meglio ai bassi e medi regimi (questi ultimi, in particolare, sono esorbitanti) invitando a cambiare presto anche quando si guida all’attacco. Ora però respira molto meglio in alto, oltre i 7.500-8.000 giri per capirci, continuando ad accelerare con convinzione fino quasi al limitatore, posto in zona 9.000. Cosa che forse non interesserà alla gran parte dei futuri proprietari di questa moto, ma che io ho apprezzato.

Poi, con la potenza e la coppia extra di cui è capace, sorprendere chiunque si trovi nei paraggi con dei coreografici monoruota è diventato ancor più semplice che sulla 1250. Come? In prima di gas e in seconda con giusto un pizzico di frizione. In terza io sono riuscito a sollevarla appena di una spanna, ma con un po’ di mestiere in più credo potrebbe farcela.

impennata bmw r1300gs

QUINDI, COM’È LA BMW R1300GS?

Avete presente quella leggenda da bar del passo, secondo cui la GS sarebbe la moto definitiva su una strada da pieghe? Ecco, era una leggenda e resterà tale anche con la nuova 1300. Di sicuro è possibile andarci davvero forte, più di quanto sembrerebbe guardandola da ferma. Forse è anche per questo che la storiella ha avuto tanto successo. Senza tema di smentita posso dire che è migliorata in pressoché ogni aspetto rispetto alla precedente 1250, anche dal punto di vista degli amanti della guida allegra come il sottoscritto. Ma se quello che cercate è il feeling sportivo più puro, in particolare per quanto riguarda le sensazioni in arrivo dall’anteriore, restando nel campo delle moto alte e comode, le crossover con avantreno tradizionale e ruota da 17” restano di un altro livello. Non è un caso se la stessa BMW ha in gamma la S1000XR e la folle M1000XR.

In tutta onestà, per quanto non sia un amante delle endurone, penalizzare la GS dando troppo peso alla guida sportiva, sarebbe sensato come valutare un film porno per la coerenza della trama.Giudicata nel complesso e per quello per cui è stata pensata, questa 1300 è una moto fenomenale, destinata a diventare il nuovo riferimento dei mezzi da viaggio dal retrogusto polveroso, che tanto vanno di moda negli ultimi anni anche grazie al successo delle GS. E ovviamente, nonostante il prezzo, credo che non sia così azzardato scommettere che a fine 2024 la vedremo in testa alle classifiche di vendita.

Lore su bmw r1300gs

FONTE:www.superbikeitalia.it

Food

Il 5 novembre a Modena sarà svelata la 70^ edizione della Guida Michelin

Continua l’avvicinamento alla presentazione della settantesima edizione della guida Michelin Italia che si terrà il 5 novembre al Teatro Luciano Pavarotti di Modena. L’annuncio ufficiale è stato dato in occasione dell’evento “Road to 70” organizzato dalla Michelin alla Nuvola Lavazza di Torino, una cena di gala con alcuni piatti ideati e preparati dagli chef italiani premiati con le 3 stelle della celebre guida gastronomica. “Questa sera – ha dichiarato Marco Do, direttore Comunicazione e Relazioni esterne Michelin Italia – abbiamo voluto organizzare una festa speciale, una cena che non esiste in natura, con tutti i 13 chef italiani con 3 stelle che hanno cucinato 26 piatti: praticamente una cena con 29 stelle”.

Dalla star televisiva Antonino Cannavacciuolo al decano Massimo Bottura, passando per la giovane promessa Fabrizio Mellino, che ha riportato le tre stelle al sud Italia nel suo ristorante “Quattro Passi”, i cuochi hanno dato vita a un viaggio tra i sapori che celebra l’importanza che la guida Michelin rappresenta per tutto il movimento della ristorazione di qualità in Italia e nel mondo. “In occasione dei 70 anni della guida Michelin – ha continuato Marco Do – abbiamo voluto approfondire l’argomento del taste tourism, cioè il turismo enogastronomico. Parliamo di un flusso di denaro che, nel 2023, ammonta a 438 milioni di euro e si stima che per quest’anno arrivi a mezzo miliardo”.

La serata è stata, infatti, anche l’occasione per presentare alcuni risultati dello studio che Michelin ha realizzato con JFC, società che si occupa di marketing territoriale, per capire quale sia l’impatto dei flussi turistici generati dalla presenza dei ristoranti stellati. Ogni ristorante con una stella genera benefici diretti sul territorio per oltre 800mila euro che diventano oltre due milioni di euro in presenza di un ristorante con due stelle. I ristoranti che vantano le tre stelle, invece, generano un risultato pari a 6,5 milioni di euro ciascuno. Quasi il 70 percento dei gestori di hotel di qualità localizzati nei pressi di un’insegna stellata Michelin, inoltre, dichiara di avere clienti giunti in albergo proprio per recarsi in uno specifico ristorante. Lombardia, Campania e Piemonte sono le regioni che beneficiano maggiormente della presenza dei ristoranti stellati, mentre a livello provinciale Napoli precede Roma e Milano.

“Noi non vogliano appropriarci dei meriti che sono tutti dei ristoratori – spiega ancora Marco Do – ma è lecito pensare che la nostra guida, con il suo sistema delle stelle e con il suo linguaggio ormai di uso comune, influenzi buona parte di questi flussi turistici che si muovono per andare a provare ristoranti di livello grazie ai nostri consigli. Noi siamo dei fotografi: i nostri ispettori, tutti dipendenti di Michelin, provano i ristoranti in assoluto anonimato, pagano i conti e giudicano in assoluta indipendenza. La fotografia che viene fuori per il nostro Paese è estremamente interessante visto che la guida Michelin Italia ormai da anni è la seconda guida più stellata al mondo”. Oltre ai già citati chef, alla serata torinese erano presenti anche Massimiliano Alajmo, Chicco e Bobo Cerea, Mauro Uliassi, Nadia e Giovanni Santini, Heinz Beck, Riccardo Monco, Enrico Bartolini, Norbert Niederkofler, Enrico Crippa, Niko Romito.

foto: xb4/Italpress

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Motori

Arriva il Ford Ranger Plug-in Hybrid

Ford Pro fissa nuovi standard per i pickup ibridi plug-in, con la presentazione del Ranger PHEV all’IAA Transportation di Hannover. Il nuovo modello non scende a compromessi e offre le stesse caratteristiche in termini di capcità di carico, versatilità e prestazioni off road tipiche del Ranger. A queste si aggiunge ora la possibilità di guidare in modalità elettrica, rafforzando così la leadership di Ford Pro nel segmento dei pickup europei e ampliando ulteriormente la gamma di veicoli elettrici e ibridi plug-in. Con una coppia fino a 690 Nm, la più alta di qualsiasi altro Ranger attualmente in produzione, e un’autonomia in elettrico di oltre 45 km, l’ultimo modello dell’iconico pickup si arricchisce di nuovi elementi.

Il Ranger Plug-In Hybrid, inoltre, introduce una versione più potente di Pro Power Onboard, consentendo di alimentare o ricaricare dispositivi e attrezzi da lavoro, utilizzando fino a 6,9 kW direttamente dal veicolo, senza la necessità di un generatore esterno. Ford Pro presenta il nuovo modello all’IAA Transportation in un’edizione limitata, l’allestimento Stormtrak, esclusivo per il Plug-In Hybrid, in aggiunta al Wildtrak e all’XLT.
“Il nuovo Ranger PHEV offre i vantaggi dell’elettrificazione senza per questo rinunciare alla versatilità e alla capacità di carico che hanno reso il Ranger un’icona in Europa. Abbiamo ulteriormente migliorato il nostro primo pickup Plug-In Hybrid affinchè potesse continuare a essere adatto come strumento di lavoro, aggiungendo comfort, servizi connessi e la possibilità di guida in elettrico”, ha affermato Marco Buraglio, Direttore Veicoli Commerciali Ford Italia. Il Ranger PHEV sarà prodotto a Silverton, in Sudafrica, e le prime consegne sono previste dalla primavera del 2025.

Il nuovo modello si unisce all’attuale gamma Ranger a motore diesel disponibile in Europa, rendendo il pickup ancora più adatto alle diverse esigenze di chi lo utilizza. Il nuovo gruppo propulsore PHEV 2,3 combina il motore Ford EcoBoost a benzina da 2,3 litri e il cambio automatico a 10 marce con un motore elettrico da 75 kW e una batteria da 11,8 kWh (utilizzabili). I 690 Nm di coppia risultanti sono i più alti di qualsiasi altro Ranger di produzione e con 279 CV il modello PHEV produce più potenza di un Ranger 3.0-litri V6 turbodiesel. La batteria impiega meno di quattro ore per ricaricarsi, utilizzando una ricarica monofase da 16 amp che garantisce oltre 45 km di autonomia in modalità elettrica. Il Ranger PHEV offre le stesse prestazioni che hanno fatto appassionare ai Ranger con motore diesel e benzina. Chi sceglierà Ranger PHEV potrà continuare a trasportare un carico utile fino a una tonnellata, trainare fino a 3.500 kg beneficiare della sicurezza in fuoristrada offerta dall’avanzato sistema e-4WD.

Il motore elettrico consente al Ranger PHEV di utilizzare il veicolo in modalità zero emissioni, potendo scegliere quando e come utilizzare l’energia della batteria con le modalità Auto EV, EV Now, EV Later o EV Charge. Altri elementi caratteristici sono la frenata rigenerativa e la coppia aggiuntiva durante il traino, lo spostamento di carichi più pesanti o la possibilità di affrontare terreni impegnativi in fuoristrada. Ford ha anche rivisto la taratura delle sospensioni per ottenere un comfort ottimale e prestazioni sicure su strada e fuoristrada, tenendo conto del tipo di telaio e della distribuzione del peso del Ranger PHEV. Dove disponibili, le soluzioni Ford Pro Charging consentiranno di programmare la ricarica durante la notte per accedere a tariffe più economiche. In generale, Ford si aspetta che questa motorizzazione ibrida possa garantire una riduzione dei consumi di carburante rispetto al più potente motore diesel V6. La tecnologia Pro Power Onboard offre la possibilità di lavorare alimentando contemporaneamente strumenti e attrezzature ad alto assorbimento, per esempio in un cantiere, senza la necessità di un generatore. Il sistema prevede 2,3 kW di serie, che possono arrivare fino a 6,9 kW, ordinando un option specifico, con due prese da 15 amp nel cassone e 3,45 kW disponibili da ciascuna presa per soddisfare le necessità delle strumentazioni più complesse.

L’edizione di lancio Stormtrak offre una ricca dotazione di serie, che comprende elementi di design unici Stormtrak con cerchi in lega da 18 pollici, griglia a nido d’ape, prese d’aria sui parafanghi e kit di decalcomanie. Fari a LED Matrix, sistema portapacchi flessibile, Pro Trailer Backup Assist e telecamera a 360 gradi. Nuovo colore esclusivo per lo Stormtrak, il Chill Grey, che si aggiunge all’Agate Black. Abitacolo lussuoso con sistema audio B&O a 10 altoparlanti e materiali interni esclusivi. Come ogni veicolo Ford Pro, anche Ranger PHEV è supportato da una suite completa di servizi di assistenza, ricarica, software e finanziamenti flessibili per semplificare l’esperienza utente, migliorare la produttività e ridurre i costi di esercizio. L’app FordPass permette di monitorare con facilità lo stato di salute del veicolo grazie all’invio di notifiche. Per le aziende con flotte più grandi e fleet manager dedicati, lo strumento adatto per ottimizzare la produttività e ridurre i tempi di fermo del veicolo è Ford Pro Telematics.

foto: ufficio stampa Ford Italia

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Attualità

Economia | Esenzione bollo auto storiche 2024, il veicolo deve avere almeno 20 anni

Chi possiede un’auto con almeno vent’anni di età potrebbe avere diritto a significativi vantaggi fiscali, come la riduzione o l’esenzione dal pagamento del bollo auto, a condizione che il veicolo sia riconosciuto come di interesse storico o collezionistico. Questi benefici sono regolati da norme specifiche che stabiliscono requisiti chiari per la classificazione di un’auto come storica.

Perché un’auto sia considerata storica, deve avere almeno 20 anni e risultare iscritta in uno dei registri storici previsti dall’articolo 60 del Codice della Strada. Tra questi vi sono l’ASI (Automotoclub Storico Italiano), il Registro Storico Fiat, Lancia e Alfa Romeo, oltre allo Storico FMI (per le moto). L’iscrizione certifica che l’auto ha mantenuto le sue caratteristiche originali, senza modifiche rilevanti, e che è in ottimo stato di conservazione. Solo così si apre la strada ai benefici fiscali.

Le auto storiche vengono suddivise in due categorie: auto d’epoca e veicoli di interesse storico. Le prime sono vetture che non possono più circolare normalmente poiché cancellate dal Pubblico Registro Automobilistico (PRA), e possono essere utilizzate solo per partecipare a manifestazioni o eventi speciali. Le auto di interesse storico, invece, possono ancora circolare regolarmente e sono soggette a revisione periodica.

Per le auto immatricolate da almeno 30 anni, l’esenzione dal pagamento del bollo auto è automatica, indipendentemente dall’iscrizione in un registro storico. Tuttavia, se l’auto viene usata regolarmente, è prevista una tassa di circolazione ridotta, che varia da regione a regione, con un costo medio di circa 30 euro. Per le auto che hanno tra 20 e 29 anni, è possibile ottenere una riduzione del 50% sul bollo, a patto che il veicolo sia iscritto in un registro storico e che il Certificato di Rilevanza Storica (CRS) sia riportato sul libretto di circolazione.

Il CRS attesta che un veicolo ha mantenuto le sue caratteristiche originali. Questo certificato è fondamentale per accedere agli sconti sulla tassa automobilistica per le auto che hanno tra 20 e 29 anni. Inoltre, il CRS può anche dare accesso a condizioni assicurative più favorevoli, con premi ridotti.

Per il 2024, le auto con oltre 30 anni di vita continueranno a beneficiare dell’esenzione dal bollo, mentre quelle con un’età compresa tra 20 e 29 anni potranno ottenere una riduzione del 50% sulla tassa, a patto di soddisfare i requisiti necessari. In alcune regioni, come la Lombardia, l’esenzione dal bollo è estesa anche ai veicoli con meno di 30 anni, purché iscritti al Registro ACI Storico.

In sintesi, il possesso di un’auto storica offre non solo vantaggi economici, ma anche la possibilità di preservare un pezzo di storia dell’automobilismo, mantenendo viva la tradizione e il valore culturale dei veicoli d’epoca.

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