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Cronaca

Milano | Organi di un migrante salvano donna affetta da malattia rara

Un migrante bengalese di 38 anni, giunto in Lombardia dopo un lungo viaggio a piedi attraverso il Medio Oriente e i Balcani, è morto a causa di una grave patologia che ha scoperto solo dopo essersi stabilito nella regione lombarda un anno fa. Tuttavia, grazie alla generosità dei suoi organi, una donna di 50 anni affetta da una malattia rara ha ricevuto una nuova opportunità di vita.

Presso l’ospedale di Niguarda è stato effettuato un doppio intervento durante il quale sono stati trapiantati il fegato e un rene del migrante deceduto a una donna che soffriva di una malattia rara che la costringeva alla dialisi. La donna, di nome di fantasia Paola, era affetta da policistosi epato-renale, una condizione che le aveva causato la perdita del rene destro e la costringeva a sottoporsi a dialisi tre volte alla settimana. Il suo fegato, indebolito dalla malattia, aveva raggiunto un peso di oltre 10 chilogrammi.

Nonostante le difficoltà nel rintracciare la famiglia del migrante deceduto, i medici dell’ospedale milanese sono riusciti a contattare la sua sorella in patria e a superare le barriere burocratiche per ottenere il consenso al prelievo degli organi. Grazie alla perfetta compatibilità tra gli organi donati e la paziente, entrambi gli interventi di trapianto sono stati coronati da successo.

Secondo Luciano De Carlis, direttore della Chirurgia Generale e dei Trapianti di Niguarda, sia il fegato che il rene trapiantati hanno salvato la vita della paziente. Attualmente, Paola sta bene e è già uscita dalla Rianimazione, potendo tornare presto alla sua vita quotidiana senza dover più ricorrere alla dialisi. Questo atto di altruismo e solidarietà ha offerto alla donna una nuova speranza e dimostra il valore dei trapianti di organi nella salvaguardia delle vite umane.

Calabria

Procura di Castrovillari | Bergamini, il calciatore del Cosenza morto nel 1989, chiesti 23 anni di reclusione per l’ex fidanzata

I pubblici ministeri della Procura di Castrovillari hanno chiesto una condanna a 23 anni di reclusione per Isabella Internò, l’ex fidanzata di Donato Denis Bergamini, il calciatore del Cosenza tragicamente scomparso il 18 novembre 1989 lungo la statale 106 a Roseto Capo Spulico. La donna è accusata di omicidio volontario in concorso con ignoti e il caso è attualmente sotto esame presso la Corte d’Assise di Cosenza.

La richiesta di condanna è stata presentata dal pm Luca Primicerio, supportato dal procuratore di Castrovillari, Alessandro D’Alessio, al termine di una requisitoria che ha avuto inizio ieri. È importante notare che Isabella Internò non era presente in aula durante la formulazione della richiesta. La vicenda, avvolta da un lungo mistero e controversie, continua a suscitare grande interesse e attenzione da parte dell’opinione pubblica e dei media.

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Cronaca

Udine | Arrestato un ladro

GdF Udine

Nella giornata di martedì 17 settembre, la Polizia di Stato di Udine ha arrestato un uomo di 47 anni, originario del Marocco, coinvolto in un furto avvenuto il 4 settembre in via Portogruaro, nel quartiere Gervasutta. L’arresto è avvenuto dopo che la polizia, allertata da segnalazioni di residenti, ha sorpreso il sospettato insieme a un complice all’interno di un furgone, intento a rubare materiale. Durante la perquisizione, sono state trovate tessere per carburante e una bicicletta di valore rubata.

Il G.I.P. aveva inizialmente imposto misure cautelari ai due uomini, ma a causa delle ripetute violazioni da parte del cittadino marocchino, il Tribunale ha disposto la custodia cautelare in carcere. Nella giornata di ieri, grazie a un controllo da parte della Squadra Volante, l’uomo è stato rintracciato e tradotto presso la Casa Circondariale di via Spalato. Le autorità continuano a monitorare la situazione per garantire la sicurezza nella zona.

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Cronaca

Tragico Caso di Vignale: Arrestata la madre di due neonati

Chiara Petrolini, una giovane di 22 anni, è stata arrestata con l’accusa di aver ucciso i suoi due neonati, i cui corpi sono stati trovati sepolti nel giardino della sua abitazione a Vignale di Traversetolo, in provincia di Parma. L’episodio ha suscitato indignazione e shock nella comunità locale.

Le indagini hanno rivelato che la Petrolini, durante la sua seconda gravidanza, avrebbe nascosto la sua condizione per paura del giudizio altrui. Dopo il parto, ha dichiarato di aver sepolto i neonati, sostenendo che entrambi erano nati morti. Tuttavia, le autopsie hanno contraddetto questa versione, indicando che il secondo bambino era nato vivo.

Il procuratore di Parma ha sottolineato che le evidenze raccolte potrebbero suggerire una premeditazione, considerando anche le ricerche fatte online dalla giovane su come nascondere la gravidanza e accelerare il parto. Inoltre, sono emerse informazioni sul suo stile di vita durante la gravidanza, che includeva l’uso di sostanze incompatibili con lo stato di gestazione.

La vicenda ha scosso profondamente la comunità, con commenti di incredulità e dolore da parte di familiari e amici. La madre del fidanzato di Chiara ha espresso un sentimento di sollievo per l’arresto, evidenziando la gravità della situazione.

La storia di Chiara Petrolini solleva interrogativi inquietanti sulla salute mentale e il supporto sociale per le giovani madri, rendendo necessario un dibattito più ampio su questi temi delicati.

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