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Scienza e Salute

La Corsa e la Longevità: miglior medicina

La corsa e l’attività fisica non sono solo sport, ma vere e proprie medicine per la salute e la longevità. Il professor Francesco Landi, geriatra e docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore, è convinto che una routine di esercizio regolare possa allungare la vita e migliorare la qualità dell’esistenza. Promotore della Longevity Run, un evento annuale che sottolinea l’importanza di movimento e prevenzione, Landi afferma che praticare sport permette non solo di contrastare malattie cardiovascolari e metaboliche, ma anche di migliorare il sistema immunitario.

Secondo le sue ricerche, un ottantenne attivo può avere le stesse capacità fisiche di un cinquantenne sedentario, dimostrando che con il movimento si possono guadagnare anni di vitalità e autonomia. Landi sottolinea che la longevità non è un semplice dono genetico, ma si ottiene attraverso uno stile di vita attivo e sano. Questo messaggio è al centro della Longevity Run, che promuove l’idea che ognuno debba “correre” verso una vita più lunga, non semplicemente aspettare che accada.

Il professor Landi consiglia di iniziare a correre fin da piccoli, ma chiarisce che è possibile avvicinarsi a questo sport a qualsiasi età, sempre con cautela e sotto la supervisione di un medico. La preparazione, la scelta dell’attrezzatura adeguata e la consulenza di professionisti della salute sono essenziali per evitare infortuni e ottenere i massimi benefici dall’attività fisica.

Inoltre, il geriatra mette in evidenza l’importanza dell’approccio psicologico alla corsa: deve essere vista come un momento di svago e piacere. Infine, per contrastare la sedentarietà, Landi sottolinea l’importanza di educare i giovani all’attività fisica, facendo dell’esercizio un’abitudine quotidiana.

Concludendo, il messaggio del professor Landi è chiaro: non è mai troppo tardi per iniziare a prendersi cura di sé stessi attraverso la corsa e l’attività fisica, elementi fondamentali per una vita sana e lunga.

Scienza e Salute

Mal d’Amore: Come i Medici dell’Antica Grecia Affrontavano la Sofferenza Emotiva

Nell’antichità, il mal d’amore non era un fenomeno sconosciuto, e i medici greci e romani avevano strategie per alleviare il dolore emotivo. Tra i più noti, il medico Galeno, attivo tra il II e il III secolo d.C., forniva ai suoi pazienti una serie di prescrizioni sorprendenti. Invece di limitarsi a prescrivere rimedi fisici, Galeno suggeriva attività come l’equitazione e i viaggi, per aiutare le persone a distogliere la mente dal dolore amoroso.

Queste pratiche rispecchiavano una visione olistica della salute, in cui il benessere emotivo e fisico era strettamente interconnesso. L’insonnia, spesso una conseguenza del cuore infranto, veniva affrontata attraverso l’immersione in nuove esperienze e interessi. Galeno raccontava di un caso particolare: una donna afflitta dall’amore per un ballerino, il cui stato d’animo influenzava la sua salute. Le sue emozioni la portavano a rifugiarsi nel letto, incapace di affrontare la realtà.

Ma non era solo Galeno a occuparsi di questo tema. Anche altri medici, come Caelius Aurelianus, riconoscevano la potenza dell’amore, sostenendo che poteva essere sia fonte di gioia che causa di follia. Le lettere d’amore di epoche passate testimoniano la passione e il dolore che accompagnavano le relazioni, con storie di persone che soffrivano per amori non corrisposti e conflitti coniugali simili a quelli dei giorni nostri.

Questi antichi approcci al mal d’amore ci ricordano che, sebbene il linguaggio e i contesti siano cambiati, le emozioni umane e le loro complessità rimangono costanti nel tempo. La storia dell’amore e del dolore ad esso associato è un capitolo fondamentale della nostra esistenza, un tema che ci unisce attraverso i secoli.

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Scienza e Salute

Cachi: Il Frutto dell’Autunno per il Benessere Visivo e Cardiovascolare

L’autunno porta con sé una varietà di frutti deliziosi e nutrienti, ma tra questi spicca il cachi, noto anche come diospiro o loto. Questo frutto, dal caratteristico colore arancione, non solo è un piacere per il palato, ma è anche un potente alleato per la salute. Il suo intenso color arancio è dovuto al betacarotene, un carotenoide che il nostro corpo trasforma in vitamina A, fondamentale per la protezione della vista, delle ossa, della pelle e del sistema immunitario.

I cachi, ricchi anche di vitamina C, contribuiscono al buon funzionamento delle difese naturali dell’organismo. Originari della Cina, questi frutti hanno trovato una diffusione significativa in Giappone e, più recentemente, in Italia, dove la loro coltivazione è particolarmente attiva in Emilia-Romagna e Campania. La raccolta avviene nei mesi di settembre, ottobre e novembre, periodo in cui il cachi raggiunge il suo massimo splendore e sapore.

Oltre alle vitamine, i cachi contengono importanti fitocomposti come la fisetina e le catechine. Questi composti fenolici sono oggetto di studi da parte dei ricercatori, in quanto sembrano avere effetti protettivi sul sistema cardiovascolare e potenzialmente nei confronti di alcuni tumori.

Un cachi grande circa 200 grammi fornisce circa 140 calorie, rendendolo un’alternativa dolce e sana a snack meno salutari. Ma non sono solo i frutti a essere benefici: le foglie del cachi, in infusione, possono contribuire alla prevenzione e al trattamento di condizioni come l’aterosclerosi cerebrale, il diabete e l’ipertensione, secondo recenti ricerche nella medicina tradizionale cinese.

Incorporare i cachi nella propria dieta non solo arricchisce i pasti con un sapore unico, ma offre anche una gamma di benefici nutrizionali che possono aiutare a mantenere il benessere durante i mesi autunnali.

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Scienza e Salute

Ail Palermo compie trent’anni, festa con volontari e sostenitori

Quest’anno Ail Palermo Trapani compie trent’anni e li ha festeggiati ieri sera con volontari, medici, amici e sostenitori, durante una serata di gioia e di emozione, ma anche di riflessione e di impegno, in cui sono stati ripercorsi con un racconto di immagini e parole tre decenni di lotta ai tumori del sangue (leucemie, linfomi e mieloma).
L’occasione ha consentito di riunire i medici di ieri e di oggi dei reparti di Oncoematologia della città di Palermo (Cervello, Policlinico, Civico e La Maddalena) e di Castelvetrano, ma anche di riabbracciare chi ha sostenuto l’attività dell’associazione, anche donne e uomini di spettacolo come Pamela Villoresi e Salvo Piparo.

Un momento di grande intensità è stato il collegamento con Regis Simba, un congolese che vive con la sua famiglia negli Stati Uniti, dove lavora come ingegnere informatico, ma che ha lasciato un pezzetto di cuore e di affetti a Palermo. Regis, infatti, all’inizio degli anni Duemila, quando aveva dieci anni, è stato ospitato con la mamma nella Casa Ail La Coccinella, per sottoporsi a difficili cure contro la leucemia e al trapianto di midollo, perfettamente riuscito. «Mi avete fatto sentire a casa – ha detto Regis, ringraziando tutti ieri sera – Arrivare in una terra straniera ed essere accolto in questo modo non ha prezzo. A Palermo sono rinato”.
I trent’anni dell’associazione a Palermo rappresentano un traguardo importante. Tutto ebbe iniziò nel 1994, grazie allo straordinario successo della Partita del cuore, grazie all’entusiasmo dei medici dell’ospedale Cervello e di uno sparuto gruppo di volontari.

“Gli obiettivi erano due: aiutare la ricerca e sostenere i malati – afferma Pino Toro, presidente di Ail Palermo Trapani, ma anche dell’Ail nazionale – Sul fronte della ricerca sono state fatte delle cose molto importanti: la costruzione del Centro trapianti all’ospedale Cervello, la realizzazione di un reparto attrezzato con la tecnologia più moderna, un laboratorio di oncoematologia che è tra i migliori d’Italia. In tutto questo Ail è stata presente acquistando apparecchiature, sostenendo il lavoro dei ricercatori, ma soprattutto finanziando contratti per biologi e medici, contribuendo a legare Palermo a progetti di ricerca nazionale e internazionale. Sul fronte dell’assistenza ai malati ce l’abbiamo messa tutta per non lasciare sole le persone fragili, le persone che hanno bisogno di essere sostenute e gli anziani”.

“Tutto questo è stato fatto con le case Ail per l’accoglienza dei malati fuorisede, con l’assistenza domiciliare, con il sostegno psicologico, adesso anche con il nutrizionista e con la cura dell’attività fisica. Insomma, abbiamo utilizzato le nostre risorse per migliorare le condizioni del paziente in patologie che richiedono cure molto lunghe, durante le quali è necessario prendere in carico il malato, e abbiamo esteso i nostri servizi a tutte le Oncoematologie del territorio. Abbiamo fatto un lavoro di squadra. Adesso possiamo dire che il nostro è un volontariato maturo”.

La forza di questa associazione è tutta nelle braccia e nelle gambe dei volontari, che oggi sono 351, di cui 305 donne e 46 uomini, che dedicano 14.609 ore all’anno al loro impegno in favore dei malati. Un numero in continua crescita, grazie a corsi di formazione periodica. I servizi attivati sono numerosi. L’assistenza domiciliare ha consentito di seguire 264 pazienti dal 1996, per un totale di 6.353 cicli assistenziali e 4.040 trasfusioni.
I nove centri di accoglienza attivati dal 1994 hanno permesso di contattare 2.872 pazienti e familiari, mentre nelle Case Ail La Coccinella e La Chiocciola sono stati ospitati 999 pazienti, per un totale di 15.366 notti. E ancora, il servizio navetta a Palermo, attivo dal 2011, ha consentito di percorrere 47.661 chilometri a 272 pazienti, mentre il servizio transfer da fuori provincia verso i centri di cura ha consentito, dal 2016, a 375 malati di accedere ai reparti. Il servizio di psico-oncologia ha assistito 2.021 pazienti ed è stato esteso a tutti i reparti in città. I fondi raccolti vengono ripartiti così: il 42% è investito nella ricerca, il 29% nella ricerca, il 21% nel supporto ai reparti di Oncoematologia, il 7% nelle attività di sensibilizzazione.

– Foto: ufficio stampa Ail Palermo –

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