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Curiosità

Come si naviga “Alla vecchia maniera”

La navigazione senza strumenti, nota anche come navigazione “alla vecchia maniera”, si basa su tecniche tradizionali e l’osservazione dell’ambiente circostante. Ecco alcuni dei principali metodi utilizzati:

1. Osservazione del Sole e delle Stelle

  • Sole: Durante il giorno, il sole sorge a est e tramonta a ovest. La sua posizione può aiutare a orientarsi.
  • Stelle: Di notte, la Polare indica il nord. In altre latitudini, le costellazioni possono fornire informazioni sulla direzione.

2. Mappe e Terreno

  • Mappe Cartacee: Conoscere le caratteristiche del terreno, come fiumi, colline e valli, è fondamentale per orientarsi.
  • Riconoscimento di Punti di Riferimento: Utilizzare oggetti visibili nel paesaggio (montagne, edifici) per orientarsi.

3. La Bussola Umana

  • Sensazione di Direzione: Alcune persone sviluppano un senso innato della direzione, utile per capire il percorso.

4. Tecniche di Navigazione Naturale

  • Moss on Trees: Il muschio tende a crescere più abbondantemente sul lato nord degli alberi nell’emisfero nord.
  • Cambiamenti nel Vento e nel Tempo: Osservare le variazioni climatiche può indicare la direzione.

5. Navigazione con Animali e Natura

  • Comportamento degli Animali: Alcuni animali, come gli uccelli, migrano in determinate direzioni. Seguire il loro comportamento può essere utile.
  • Fiori e Piante: Alcuni fiori si aprono verso il sole, indicando direzioni.

6. Tecniche di Tracciamento

  • Camminare in Cerchio: Se ci si perde, camminare in cerchio aiuta a tornare verso un punto centrale.
  • Creare Segni nel Terreno: Segnare il percorso con oggetti naturali per ricordare la strada.

7. Senso dell’Orientamento

  • Memorizzare Percorsi: Prendere nota di sentieri, curve e deviazioni può migliorare l’orientamento.

Praticare queste tecniche in diverse situazioni aiuta a migliorare le proprie abilità di navigazione senza strumenti.

Curiosità

Pronta la “bara fai da te” per il suicidio assistito

Una capsula per il suicidio medicalmente assistito, descritta come una sorta di “bara fai da te”, è stata messa a punto ed è pronta per essere sperimentata in Svizzera. L’innovativo dispositivo, ideato dal controverso attivista Philip Nitschke, potrebbe essere utilizzato per la prima volta nelle prossime settimane. La notizia è stata diffusa dal quotidiano NZZ Schweiz.

Il progetto, noto come Sarco, mira a utilizzare le nuove tecnologie per rendere il suicidio assistito un diritto accessibile a tutti gli adulti razionali. La capsula funziona in modo semplice: l’utente si rilassa all’interno, preme un pulsante e attende una morte indolore che avviene in pochi secondi. La capsula si riempie di azoto, provocando la morte per asfissia senza l’uso di veleni o farmaci somministrati per via endovenosa.

Stampata in 3D, la capsula viene attivata dall’interno dalla persona che desidera porre fine alla propria vita. Come spiegato da Nitschke, fondatore dell’azienda australiana Exit International, il procedimento è semplice: l’utente entra nella capsula, si sdraia su un comodo lettino, risponde a una serie di domande e preme un pulsante per attivare il meccanismo nei tempi desiderati.

La capsula è montata su un supporto che sprigiona azoto liquido, riducendo rapidamente i livelli di ossigeno dal 21% all’1% in circa 30 secondi. Questo crea una rapida diminuzione dell’ossigeno mantenendo basso il livello di CO2, condizioni che, secondo l’azienda, portano a una morte pacifica e persino euforica. L’idea di Sarco è nata nel 2012, quando Exit International è stata contattata da un uomo britannico affetto dalla sindrome di Locked-in in cerca di una soluzione tecnologica.

Controversie legali e pareri degli esperti

Secondo NZZ Schweiz, Nitschke ha chiesto un parere legale a un professore di San Gallo, il quale ha concluso che l’uso di Sarco non violerebbe alcuna legge svizzera. Poiché non si tratta di un dispositivo medico, non è stato necessario testarlo prima dell’uso in Svizzera. Tuttavia, alcuni esperti hanno espresso pareri contrastanti. Kerstin Noëlle Vokinger, professoressa di diritto e medicina all’Università di Zurigo, ha osservato che la legge svizzera sui dispositivi medici copre anche quelli che alterano uno “stato fisiologico o patologico”. Secondo Vokinger, ciò potrebbe includere un dispositivo che causa la morte, e quindi Sarco dovrebbe essere certificato e monitorato dall’Istituto svizzero per gli agenti terapeutici o da Swissmedic prima di poter essere utilizzato.

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Curiosità

SAI CHE… i ragni femmina vivono di più se si prendono cura dei piccoli?

Un nuovo studio condotto su diverse specie di ragni, pubblicato su iScience, ha portato alla luce un risultato sorprendente nel mondo animale: le femmine che si prendono cura dei loro piccoli dopo la nascita vivono più a lungo rispetto a quelle che si limitano a nutrirli. Questo risultato va contro l’idea tradizionale che le femmine, essendo responsabili della riproduzione e della cura dei giovani, abbiano una vita più breve.

Lo studio ha confrontato la specie di ragno Toxeus magnus, in cui le femmine investono tempo ed energie per la cura dei loro piccoli dopo la nascita, con altre specie in cui le femmine si limitano a procurare il cibo per i loro giovani. È emerso che le femmine di Toxeus magnus vivono più a lungo rispetto alle altre specie studiate, indipendentemente dal numero di figli prodotti.

Inoltre, l’analisi si è concentrata sul confronto tra maschi e femmine di Toxeus magnus, rivelando che le attività riproduttive non influenzano la longevità dei maschi, ma consentono alle femmine di vivere più a lungo. Questa differenza diventa significativa solo in età adulta, poiché entrambi i sessi hanno la stessa durata dello sviluppo.

In termini numerici, le femmine di Toxeus magnus vivono in media 95 giorni in più dei maschi, il che corrisponde al periodo necessario per i giovani ragni per diventare indipendenti. Questo suggerisce che le femmine vivono più a lungo perché si prendono cura della prole fino a quando non sono pronte per affrontare il mondo da sole.

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Curiosità

SAI CHE…Le palline da Tennis furono inventate da Goodyear? Come sono fatte?

Il tennis, uno degli sport più amati e praticati a livello mondiale, ha subito una trasformazione rivoluzionaria grazie all’invenzione della pallina da tennis in gomma vulcanizzata, ideata dal chimico scozzese Charles Goodyear. Questo geniale contributo ha lasciato un segno indelebile nella storia di questo sport, influenzando il modo in cui viene giocato fino ai giorni nostri, con atleti come Jannik Sinner e Jasmine Paolini che lo utilizzano regolarmente.

Da Cuoio e Lana a Gomma Vulcanizzata

Prima dell’invenzione di Goodyear, le palline da tennis erano realizzate principalmente in cuoio e riempite di lana o peli di animali. Tuttavia, queste palline si deterioravano rapidamente, compromettendo il divertimento del gioco. A partire dagli anni ’70 del XIX secolo, grazie al processo di vulcanizzazione ideato da Goodyear negli anni ’50 del secolo precedente, le palline da tennis hanno iniziato a essere prodotte con gomma vulcanizzata, migliorando notevolmente la loro durata e resa di gioco.

Dal Nucleo Cavo alla Moderna Produzione

Inizialmente, le palline da tennis erano composte interamente di gomma, ma successivamente furono migliorate con un nucleo cavo pressurizzato con gas, rivestito da flanella. Il processo di produzione si basava sul principio del “trifoglio”, dove un foglio di gomma veniva stampato in una forma simile a un trifoglio e assemblato in una forma sferica. Tuttavia, questo metodo è stato abbandonato quando le specifiche del gioco hanno richiesto una maggiore uniformità.

Attualmente, le palline da tennis sono ottenute dalla compressione di due “semi-gusci” separati, assemblati insieme per formare il nucleo. Il tradizionale panno di flanella è stato sostituito da un materiale speciale chiamato “melton”, mentre la cucitura è stata rimpiazzata da una cucitura in gomma vulcanizzata.

Colori e Dimensioni Standard

Storicamente, le palline da tennis erano di colore nero o bianco, ma nel 1972 la Federazione Internazionale del Tennis (ITF) ha introdotto le palline gialle per migliorarne la visibilità televisiva. Anche se il torneo di Wimbledon ha continuato a utilizzare le tradizionali palline bianche fino al 1986, alla fine ha adottato le palline gialle.

Le regole attuali stabiliscono specifici limiti sul peso (tra 56,0 e 59,4 grammi) e sul diametro (tra 6,54 e 6,86 cm) delle palline da tennis, garantendo uniformità e standardizzazione nel gioco.

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