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Campania

Campania | Danno erariale di oltre 2 milioni al CNR contestato dalla Corte dei Conti

La Corte dei Conti della Campania ha recentemente emesso un provvedimento nei confronti di sette individui coinvolti in un’inchiesta su presunti abusi di fondi pubblici presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Il danno erariale contestato supera i due milioni e duecentomila euro. Gli indagati sono stati destinatari di un invito a dedurre e di un sequestro beni pari all’ammontare del danno accertato.

L’inchiesta, che risale a cinque anni fa, ha avuto origine da un’inchiesta interna al CNR, e ha portato a sei arresti. L’accusa riguarda un presunto giro di false consulenze che ha coinvolto l’allora Istituto per l’Ambiente Marino Costiero di Napoli, oggi noto come Istituto di Scienze Marine. Queste consulenze, che avrebbero dovuto fornire supporto tecnico e scientifico, risultano essere state per lo più fittizie o prive di contenuto reale, con contratti spesso ripetuti e assegnati a società riconducibili a uno stesso gruppo di interessi.

Il danno erariale è stato determinato attraverso la ricostruzione di 46 contratti di consulenza stipulati tra il 2010 e il 2014. Le indagini hanno rivelato che le consulenze erano talvolta identiche tra loro o non avevano effettivamente fornito i servizi previsti. I contratti erano frequentemente frazionati per evitare procedure di gara più rigorose, e le prestazioni erano state frequentemente assegnate a società diverse ma appartenenti al medesimo gruppo di interessi.

L’inchiesta, condotta dal nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli, ha portato alla luce una serie di pratiche fraudolente, tra cui la creazione di contratti di consulenza per servizi inesistenti o già disponibili pubblicamente. Gli investigatori hanno trovato che molti dei rapporti di consulenza erano stati conclusi in tempi molto brevi, spesso con documentazione minimale.

Il procedimento penale relativo al caso è attualmente in fase dibattimentale presso la Procura di Napoli, mentre la Procura regionale della Corte dei Conti continua a esaminare le responsabilità finanziarie degli implicati. Questo caso mette in luce le gravi problematiche di gestione e controllo dei fondi pubblici, sollevando interrogativi sul sistema di affidamento delle consulenze e sulla supervisione delle spese pubbliche.

Campania

Scampitella (AV) | Violazione del divieto di avvicinamento in luogo a lui interdetto, arrestato

I Carabinieri della Compagnia di Ariano Irpino hanno recentemente effettuato un arresto a Scampitella, portando in manette un uomo di 52 anni per violazione di un provvedimento giudiziario. L’individuo era sottoposto a un divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, un’ordinanza emessa dal Tribunale di Benevento.

Durante un servizio di pattuglia, i militari hanno individuato e fermato l’uomo nei pressi di uno dei luoghi a lui interdetti. La sua presenza nella zona è stata considerata una violazione del provvedimento in vigore, che gli vietava di avvicinarsi a determinati luoghi legati alla persona protetta.

L’arresto, avvenuto in flagranza di reato, ha messo in evidenza la vigilanza delle forze dell’ordine nel garantire il rispetto delle misure di protezione imposte dai tribunali. L’uomo, già noto alle Forze dell’Ordine, è stato trattenuto in attesa di ulteriori sviluppi del caso.

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Campania

Napoli | Subiva angherie da parte del figlio e del genero e chiede alla camorra di ucciderli, 12 arresti

Un’inquietante vicenda di intimidazioni e richieste di omicidio è emersa dall’ultima inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Napoli, condotta in collaborazione con il Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Castello di Cisterna. L’operazione, che ha portato all’arresto di dodici persone e all’imposizione di obblighi di presentazione per altre tredici, ha rivelato l’oscuro intreccio tra criminalità organizzata e violenze domestiche.

L’indagine ha portato alla luce un episodio scioccante risalente al 20 giugno 2022. In quell’occasione, un uomo, oppresso dai maltrattamenti del figlio e del genero, si è rivolto al clan Fabbrocino chiedendo aiuto per risolvere la sua situazione in modo estremo. Secondo quanto emerso dalle intercettazioni, l’uomo ha richiesto aiuto al clan per far sparire i due familiari che lo tormentavano, avanzando una richiesta di omicidio con distruzione dei corpi.

Il clan, tuttavia, ha risposto con una sorprendente dose di moderazione. I membri della camorra hanno rassicurato l’uomo che avrebbero parlato con i familiari e che non avrebbero preso misure estreme. L’episodio è stato trattato come un caso di estorsione e intimidazione da parte del clan, che si presentava come un “sportello d’ascolto” per i problemi dei cittadini.

Tra gli arrestati c’è anche Biagio Bifulco, presunto capo della famiglia Fabbrocino di Palma Campania, che avrebbe continuato a gestire gli affari del clan anche mentre era detenuto. Le indagini hanno rivelato che, durante la sua detenzione, Bifulco riceveva tangenti di 4.000 euro al mese da un imprenditore, in cambio di favori e imposizioni per l’uso di una società di autotrasporti.

Questa operazione dimostra come il clan Fabbrocino gestisse le proprie attività illecite con una strategia ben organizzata, estorcendo denaro e imponendo il proprio controllo anche nei settori economici legittimi. L’inchiesta mette in luce non solo la crudeltà e la violenza della camorra, ma anche la complessità delle sue operazioni e il grado di infiltrazione nelle attività commerciali locali.

Le misure cautelari emesse dal giudice per le indagini preliminari di Napoli, Leda Rossetti, sono il risultato di un’accurata indagine che ha svelato il vero volto della criminalità organizzata nella regione. Il procedimento continua e le persone coinvolte sono considerate non colpevoli fino alla definitiva pronuncia di condanna.

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Campania

Avellino | Sequestrati 110 capi di prodotti contraffatti

Nel contesto delle operazioni di controllo e contrasto alla contraffazione, la Guardia di Finanza di Avellino ha recentemente eseguito un’importante operazione che ha portato al sequestro di 110 articoli di abbigliamento, scarpe e borse di marche famose, tra cui Nike, Louis Vuitton, Gucci, Prada e Adidas. I prodotti, tutti falsificati, erano destinati alla vendita attraverso canali non ufficiali e a prezzi significativamente inferiori rispetto a quelli di mercato.

L’indagine, condotta dal Nucleo Mobile del Gruppo di Avellino, è stata avviata grazie al monitoraggio di diversi social network, dove gli agenti hanno individuato un venditore sospetto. Questo individuo, residente a Pratola Serra, operava principalmente tramite vendite per corrispondenza, attirando clienti con offerte di merce a prezzi stracciati. I finanzieri, dopo aver verificato l’irregolarità dei prodotti e la loro provenienza illecita, hanno localizzato e sequestrato il materiale contraffatto.

Questa operazione sottolinea l’impegno della Guardia di Finanza nel combattere il mercato della contraffazione, un fenomeno che non solo danneggia i brand originali ma ha anche un impatto negativo sulle finanze pubbliche. La commercializzazione di prodotti falsificati comporta perdite fiscali notevoli e influisce negativamente sulla crescita economica e sulla qualità dei servizi pubblici.

Il procedimento penale è attualmente in fase preliminare e, come per ogni indagine in corso, la responsabilità del soggetto coinvolto sarà definitivamente accertata solo a seguito di una sentenza irrevocabile di condanna, rispettando il principio di presunzione di innocenza.

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