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Cronaca

Lago Maggiore | Dopo 10 mesi la verità sulla morte degli 007 annegati, non era una gita di piacere

Nei locali del Copasir, il silenzio regna sovrano, ma ormai è ufficiale che la tragica morte dei due agenti segreti Claudio Alonzi e Cristiana Barnobi, annegati nel Lago Maggiore a causa di una violenta tromba d’aria che ha affondato la nave Gooduria, non è avvenuta durante una semplice gita di piacere, bensì “nel corso di un’operazione delicata con Servizi Collegati Esteri”. Questa rivelazione emerge dalle annotazioni nelle loro biografie sulla “parete della memoria” presso la sede del Dis, dove compaiono anche i nomi di Vincenzo Li Causi, Nicola Calipari, Lorenzo D’Auria e Pietro Antonio Colazzo. Per dieci mesi, il mistero avvolgeva la morte degli agenti dell’Aise, e probabilmente in futuro sarà difficile ottenere maggiori dettagli sull’operazione che stavano conducendo insieme ai loro colleghi del Mossad: le ipotesi più probabili includono un coinvolgimento legato al terrorismo islamico o una ricerca di oligarchi russi.

Difficilmente sapremo mai se la loro tragica fine sia stata davvero una fatalità o altro. Ciò che è certo è che le autorità stanno conducendo un’indagine giudiziaria, e tra gli indagati figura Claudio Carminati, lo skipper dell’imbarcazione. Tra le vittime dell’incidente presunto figura anche sua moglie Anya Bozhkova, oltre a un ex agente del Mossad, Erez Shimoni.

Inizialmente, si pensava che l’affondamento della nave fosse avvenuto durante una festa di compleanno, una gita tra vecchi amici e ex colleghi diventata tragedia. Tuttavia, man mano che emergono nuove informazioni, soprattutto riguardo al lavoro delle vittime e degli altri presenti, cresce il sospetto che si tratti di una copertura. In particolare, molti si domandano perché la gita non sia stata annullata data l’allerta meteo. Sorgono anche interrogativi sulla nave, che ha subito modifiche non comunicate al Registro navale italiano, modifiche che avrebbero potuto comprometterne la stabilità; inoltre, il numero di persone a bordo superava la capienza massima dello scafo e l’imbarcazione olandese, costruita nel 1982, non era registrata in Italia ma in Slovenia, un fatto inizialmente attribuito a ragioni fiscali. Le annotazioni che ricordano le circostanze della morte di Claudio Alonzi e Cristiana Barnobi confermano, almeno in parte, i dubbi sollevati sulle ricostruzioni degli eventi di questi mesi.

Cronaca

Padova | Scoperta frode sul Reddito di Cittadinanza

GdF Padova

Un’importante operazione della Guardia di Finanza di Padova ha portato alla luce un caso di indebita percezione del reddito di cittadinanza, con un ammontare di oltre 130.000 euro. I militari, in collaborazione con l’INPS, hanno avviato indagini su diversi residenti dell’Alta padovana che, tra il 2021 e il 2023, hanno usufruito di questo sostegno economico.

Le indagini hanno rivelato irregolarità significative, tra cui la mancata comunicazione di informazioni cruciali necessarie per la corretta erogazione del beneficio. In alcuni casi, è emerso il possesso di beni di valore, come autoveicoli di grossa cilindrata, che avrebbero dovuto essere dichiarati.

Di conseguenza, 17 individui sono stati segnalati alla Procura di Padova per possibili violazioni. L’operazione sottolinea l’impegno della Guardia di Finanza nel monitorare l’uso delle risorse pubbliche e combattere le frodi ai danni dei cittadini bisognosi. Si precisa che gli indagati sono presunti innocenti fino a eventuale condanna definitiva.

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Calabria

Calabria | ‘Ndrangheta: Operazione nel crotonese, 31 misure

I Carabinieri del Comando provinciale di Crotone, supportati da unità provenienti da altre province calabresi, hanno eseguito un’operazione di vasta portata che ha portato all’arresto di 31 individui legati a cosche mafiose del territorio. Il provvedimento, richiesto dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro e convalidato dal Gip, prevede 15 custodie in carcere, 7 arresti domiciliari e 9 obblighi di dimora.

Le indagini sono iniziate dopo un episodio estorsivo ai danni di un imprenditore di Cutro, rivelando una rete complessa di attività illegali tra cui estorsione, usura e traffico di stupefacenti. Questo scenario si è delineato dopo l’arresto del boss Nicolino Grande Aracri e ha messo in luce la rivalità tra la famiglia Martino, già legata a Grande Aracri, e un’altra cosca locale.

L’inchiesta, condotta attraverso intercettazioni e attività di osservazione, ha fatto emergere la capacità della famiglia Martino di esercitare il controllo sul territorio mediante intimidazioni, estorsioni e traffico di droga. Inoltre, i militari hanno documentato la disponibilità di armi da parte degli indagati, confermando l’operatività dell’associazione mafiosa in questione.

La scoperta di danneggiamenti a veicoli appartenenti a membri di spicco della famiglia Martino ha fornito ulteriori elementi per comprendere le dinamiche interne e le relazioni tra le varie cosche della provincia. Questo intervento dei Carabinieri rappresenta un importante passo avanti nella lotta contro la criminalità organizzata nella regione.

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Cronaca

Barletta Andria Trani | Indagine “Raptor”, 6 misure cautelari

Questa mattina, un’operazione coordinata dai Carabinieri del Comando Provinciale di Barletta-Andria-Trani ha portato all’arresto di sei persone accusate di associazione a delinquere, rapina, furto e riciclaggio. L’intervento, che ha visto la partecipazione di 50 militari supportati da unità specializzate, è stato effettuato in diverse località, tra cui Andria, e ha portato all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Trani.

L’inchiesta, denominata “Raptor”, è stata avviata tra dicembre 2023 e marzo 2024, e si è concentrata su reati predatori che coinvolgevano beni di valore, come macchinari e attrezzature pesanti. Gli indagati, tutti residenti ad Andria, avrebbero operato come un’associazione ben strutturata, dotata di armi e mezzi per inibire le comunicazioni, e avrebbero messo a segno vari furti e rapine, estendendo le loro attività anche a Matera e San Benedetto del Tronto.

Le indagini hanno utilizzato una combinazione di tecniche, tra cui intercettazioni telefoniche e ambientali, monitoraggio di veicoli e osservazione diretta. Questa operazione ha permesso di documentare l’esistenza dell’associazione e di decifrare il linguaggio criptico utilizzato dai membri per comunicare. Terminologie specifiche erano impiegate per riferirsi a strumenti e azioni legate ai loro crimini, il che ha contribuito a delineare chiaramente le loro operazioni illecite.

Tra le accuse, si segnala una rapina in un’azienda di trasporti ad Andria, durante la quale gli arrestati avrebbero minacciato il custode per appropriarsi di denaro. Inoltre, sono stati effettuati furti in diverse località, con un valore complessivo di circa 400.000 euro in beni rubati, tutti recuperati e restituiti ai legittimi proprietari.

Questo intervento evidenzia l’impegno costante delle forze dell’ordine nel contrastare i reati predatori e garantire la sicurezza nelle comunità locali. Le indagini sono ancora in corso e i responsabili dovranno affrontare il processo per stabilire la loro colpevolezza in merito ai reati contestati, in un contesto di pieno rispetto del diritto alla difesa.

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