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Cronaca

Mondo | Presidente della Duma russa ha accusato gli Stati Uniti di essere coinvolti nell’arresto di Durov

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L’arresto di Pavel Durov, fondatore e leader di Telegram, a Parigi ha scatenato una serie di reazioni politiche e diplomatiche di alta rilevanza. Viaceslav Volodin, presidente della Duma russa, ha accusato gli Stati Uniti di essere coinvolti nell’arresto di Durov, sostenendo che Washington avrebbe un interesse strategico a controllare la piattaforma di messaggistica alla vigilia delle elezioni presidenziali americane. Tuttavia, Volodin non ha presentato prove a supporto di queste affermazioni, limitandosi a una dichiarazione basata su supposizioni.

Dall’altra parte, Serghei Naryshkin, capo dei servizi d’intelligence russi per l’estero, ha espresso il suo scetticismo riguardo alla possibilità che Durov fornisca informazioni sensibili ai Paesi occidentali dopo il suo arresto. Naryshkin ha sottolineato che non ci si aspetta che il fondatore di Telegram cooperi in tal senso.

Il portavoce del presidente russo Vladimir Putin, Dmitri Peskov, ha sollevato dubbi sull’operato della giustizia francese, affermando che senza prove concrete l’arresto di Durov potrebbe essere interpretato come una manovra politica. Peskov ha avvertito che, se non supportato da evidenze solide, l’arresto potrebbe essere visto come un tentativo di limitare la libertà di comunicazione e intimidire un importante imprenditore.

Queste dichiarazioni riflettono la tensione geopolitica e le complessità della situazione, in cui le accuse e le speculazioni si intrecciano con le questioni legali e diplomatiche. La vicenda continua a svilupparsi e a sollevare interrogativi sull’effettiva motivazione dietro l’arresto di uno dei più influenti leader tecnologici della nostra epoca.

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