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TikTok potrebbe essere bandito dall’UE se non accetta il controllo di Bruxelles

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La Corte di Giustizia respinge il ricorso dell’azienda contro il Dma, il nuovo regolamento comunitario: il social è considerato un ‘gatekeeper’ come Meta, Amazon, Booking e Apple

TikTok dovrà rispettare le regole comunitarie sui servizi digitali e accettare il monitoraggio della Commissione Europea sui suoi servizi, altrimenti rischia multe salate o addirittura di essere bandito. La Corte di Giustizia dell’UE ha respinto il ricorso di Bytedance, la casa madre del popolare social network cinese, contro la decisione di Bruxelles di designarla tra le grandi piattaforme, i cosiddetti ‘gatekeeper’, monitorate ai sensi del regolamento europeo sui servizi digitali, il Digital Markets Act (Dma). La Corte ha rilevato che era “pacifico” che la società raggiunga le soglie quantitative previste dalla normativa, sia per valore di mercato globale, sia per numero di utenti nell’UE e sia per numero di anni in cui la soglia è stata raggiunta.

La sentenza

In base al Dma, i gatekeeper devono rendere le loro applicazioni di messaggistica interoperabili con i rivali, lasciare che gli utenti decidano quali app preinstallare sui loro dispositivi e non favorire i propri servizi rispetto a quelli dei rivali. ByteDance aveva sostenuto che la sua designazione come ‘gatekeeper’ avrebbe avuto l’effetto contrario a quello sperato, proteggendo le aziende dominanti da nuovi concorrenti come TikTok.

Booking sotto la lente UE

Il Tribunale di Lussemburgo ha confermato la decisione della Commissione e ha respinto il ricorso di ByteDance, affermando che l’azienda non aveva sufficientemente motivato le proprie argomentazioni. Il Tribunale ha inoltre sottolineato il forte aumento di popolarità di TikTok, che l’ha posta sullo stesso piano di rivali come Meta Platforms e Alphabet. “TikTok ha rapidamente consolidato la sua posizione e l’ha addirittura rafforzata negli anni successivi, nonostante il lancio di servizi concorrenti come Reels e Shorts, al punto da raggiungere, in breve tempo, la metà delle dimensioni, in termini di numero di utenti nell’Unione Europea, di Facebook e di Instagram”, hanno dichiarato i giudici.

Possibile nuovo ricorso

“Siamo delusi da questa decisione. TikTok è uno ‘sfidante’ che compete fortemente con gli operatori esistenti”, ha dichiarato un portavoce del gruppo. “Ora valuteremo i prossimi passi”, ha aggiunto, sottolineando che la piattaforma ha “già preso provvedimenti per conformarsi agli obblighi” introdotti dal nuovo regolamento. TikTok ha ancora due mesi e dieci giorni di tempo per presentare ricorso contro la sentenza di primo grado di mercoledì.

L’Organizzazione Europea dei Consumatori (Beuc) ha accolto con favore la decisione attraverso la consigliera Vanessa Turner. “La sentenza conferma che ByteDance deve rispettare le regole del Dma e, in particolare, ottenere il consenso di milioni di utenti di TikTok prima che i loro dati personali possano essere utilizzati per il targeting pubblicitario”, ha commentato.

Il regolamento

Il regolamento restrittivo sui mercati digitali si applica anche a cinque colossi americani: Alphabet, Amazon, Apple, Meta e Microsoft e, da maggio, alla piattaforma di prenotazione di alberghi Booking. Anche Meta (Facebook, Instagram) e Apple hanno presentato ricorso per garantire che alcuni dei loro servizi siano esenti dalla nuova normativa. Il regolamento riguarda i gruppi che operano in almeno tre Paesi europei, con una capitalizzazione di mercato superiore a 75 miliardi di euro o un fatturato superiore a 7,5 miliardi di euro in Europa, e con almeno 45 milioni di utenti finali attivi e 10.000 utenti commerciali in Europa, noti come gatekeepers.

Da marzo, il Dma ha imposto loro una serie di obblighi e divieti specifici, sotto la supervisione della Commissione Europea, che intende aprire i mercati digitali a una maggiore concorrenza. Le aziende inadempienti rischiano multe fino al 10% del loro fatturato mondiale, o al 20% in caso di recidiva, e addirittura misure di smantellamento nei casi più gravi, con la Commissione che può imporre la liquidazione del trasgressore costringendolo a vendere l’attività.

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