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Pirateria Audiovisiva in Italia: persi 2 miliardi di fatturato

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Un’indagine condotta da Ipsos per conto di Fapav ha rivelato che la pirateria audiovisiva ha inflitto all’economia italiana una perdita stimata di circa 2 miliardi di euro nel 2023. Questo fenomeno ha comportato una diminuzione del PIL pari a circa 821 milioni di euro e ha contribuito alla perdita di circa 11.200 posti di lavoro.

Le industrie dei contenuti audiovisivi hanno subito un danno economico potenziale di circa 767 milioni di euro, segnando un aumento del 14% rispetto all’anno precedente.

L’indagine, presentata a Roma durante gli “Stati Generali della Lotta alla Pirateria”, ha evidenziato che i film rappresentano il contenuto più piratato, mentre la pirateria di serie tv/fiction è diminuita del 14% rispetto al 2022. Per quanto riguarda lo sport live, nonostante una stabilità nell’incidenza della pirateria, gli atti hanno superato i 36 milioni nel 2023, con una perdita economica totale di circa 285 milioni di euro.

La pirateria digitale rimane la modalità predominante per accedere ai contenuti piratati, rappresentando il 37% del totale. Tuttavia, rispetto al 2022, questa percentuale è leggermente diminuita (dal 39% al 37%). La pirateria indiretta e quella fisica sono rimaste stabili rispettivamente al 12% e al 9%. Le IPTV illecite sono una delle forme preferite da circa 11,8 milioni di italiani, seguite dallo streaming (18%) e dal download (15%).

Il 39% degli adulti italiani ha ammesso di aver commesso almeno un atto di pirateria nel 2023, una percentuale in calo rispetto agli anni precedenti. Gli atti di pirateria sono concentrati principalmente tra i giovani sotto i 35 anni, con un livello di istruzione più elevato rispetto alla media nazionale.

Nonostante il 79% dei pirati riconosca la pirateria come un reato, una significativa percentuale (47%) degli italiani non è del tutto consapevole delle conseguenze negative che essa comporta, come l’impatto sul mercato del lavoro e sulla creatività nell’industria audiovisiva e culturale italiana.

Questi risultati evidenziano la necessità di maggiori sforzi nel contrastare la pirateria audiovisiva, non solo per proteggere l’economia e i posti di lavoro, ma anche per preservare la creatività e il talento nel settore culturale italiano.

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