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Arriva IdentifAI: la piattaforma italiana per riconoscere le immagini generate dall’Intelligenza artificiale

adn24 arriva identifai la piattaforma italiana per riconoscere le immagini generate dallintelligenza artificiale

Capelli o texture della pelle dall’aspetto innaturale, volti deformati e anomalie nei denti sono tra gli errori più comuni nelle immagini generate dall’intelligenza artificiale. Applicazioni come Midjourney, che ha creato la famosa foto del Papa col piumino, e Dall-E, sviluppato da OpenAI, sono esempi importanti di queste tecnologie text-to-image.

Nonostante i progressi dell’intelligenza artificiale, oggi essa non è infallibile. Anche se l’occhio umano può avere difficoltà a distinguere tra foto reali e foto create dall’IA, esistono piattaforme in grado di farlo. IdentifAI è una di queste, sviluppata con l’obiettivo di permettere alle persone di conoscere l’origine dei contenuti digitali che consumano quotidianamente. Marco Ramilli, fondatore di IdentifAI, ha spiegato : “Se il contenuto digitale è cibo di cui ci nutriamo, le fake news sono il veleno che dobbiamo evitare”.

La disinformazione è un tema centrale nel dibattito pubblico, considerata “la minaccia più rilevante” secondo il “Global Risks Report 2024” del World Economic Forum. Con l’impetuosa crescita dell’IA, il dibattito politico è sempre più acceso, come dimostra l’approvazione dell’AI act, la legge dell’Ue che mira a creare un quadro giuridico per regolamentare questa tecnologia.

Ramilli sottolinea la difficoltà di distinguere tra immagini reali e generate artificialmente: “Con la nostra piattaforma abbiamo addestrato modelli di IA per identificare foto o filmati creati in modo innaturale”. Attualmente in fase beta, IdentifAI offre un’interfaccia grafica per caricare manualmente le immagini da verificare e, nella seconda versione, includerà anche la possibilità di analizzare video.

L’impatto delle fake news

Le fake news possono causare ansia e apprensione nei cittadini. Un sondaggio Ipsos per l’Unesco, condotto su oltre 8.000 persone in 16 Paesi, ha rivelato che l’85% degli intervistati è preoccupato per l’impatto della disinformazione online. Questa preoccupazione è particolarmente rilevante in un momento in cui i social media sono la principale fonte di informazione per molti.

Marco Ramilli conclude affermando che le fake news e i deepfake possono limitare la libertà individuale e influenzare il futuro di gruppi di persone, manipolando persino le credenze politiche in periodi elettorali. “Non pretendo che il nostro software risolva ogni problema, ma credo rappresenti un valido strumento per agenzie pubblicitarie, testate giornalistiche e cittadini nel fugare eventuali dubbi”.

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