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Cronaca

Palermo | Corte di Cassazione: condannati 23 tra boss e gregari

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Dopo quasi tre decenni di predominio da parte di Corleone, il cuore del potere di Cosa Nostra doveva tornare in città. Una volta deceduto il boss Totò Riina, capo assoluto della Commissione provinciale, nel novembre del 2017, non c’erano più ostacoli alla ricostituzione della Cupola. Tuttavia, i mafiosi dei mandamenti storici di Palermo e provincia non sapevano di essere sotto sorveglianza dei Carabinieri, che stavano intercettando le loro comunicazioni e che erano a conoscenza del summit in cui si sarebbero definiti i dettagli e nominato il nuovo capo, il vecchio boss di Pagliarelli, Settimo Mineo. Il tentativo di riorganizzazione è stato sventato nel dicembre 2018 con l’operazione “Cupola 2.0”.

La Cassazione ha emesso nuove decisioni riguardanti diversi imputati. Per Settimo Mineo, la Suprema Corte ha deciso di annullare il processo d’appello, ordinando un nuovo processo per rideterminare la pena. Anche per Massimo Mulè e Vincenzo Ganci è stata disposta la ripetizione del processo d’appello. Altri imputati vedono le loro condanne confermate, mentre alcuni ottengono riduzioni di pena. Per tutti gli altri imputati, i ricorsi sono stati dichiarati inammissibili e le condanne inflitte in appello diventano definitive.

L’inchiesta, coordinata dall’allora procuratore aggiunto Salvatore De Luca e dai suoi colleghi, ha portato a numerosi arresti nel dicembre 2018. La sentenza di primo grado è stata confermata nel dicembre 2020, con numerose condanne. Alcune assoluzioni sono state pronunciate in appello nel dicembre 2022. La Cassazione ha emesso la sua decisione dopo 5 anni e mezzo dal maxiblitz.

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