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Chico Forti: polemiche sul trattamento VIP nel carcere di Verona

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L’arrivo di Chico Forti in Italia ha sollevato un’ondata di polemiche che non accennano a placarsi. Forti, detenuto da 24 anni negli Stati Uniti per omicidio, è stato trasferito nel carcere di Montorio (Verona) il 18 maggio 2024, suscitando discussioni sia per il costo del viaggio, effettuato con un Falcon dell’aeronautica militare stimato in oltre 134mila euro, sia per la gestione del suo caso una volta rientrato.

Forti ha subito potuto usufruire di un permesso per visitare la madre anziana, un trattamento che molti altri detenuti faticano a ottenere. L’associazione “Sbarre di zucchero” ha evidenziato la disparità, paragonando il suo caso a quello di una detenuta a cui è stato negato il permesso di partecipare al funerale del padre. Il segretario del Sindacato della Polizia Penitenziaria (Spp), Aldo Di Giacomo, ha criticato il sistema giudiziario per adottare “due pesi e due misure”, esprimendo amarezza per la concessione del permesso a Forti.

Forti ha descritto positivamente il carcere di Montorio, noto per il sovraffollamento e per un alto numero di suicidi, dichiarando il timore di ingrassare dopo aver mangiato una spaghettata con le cozze preparata dal suo compagno di cella. Inoltre, una foto del deputato di Fratelli d’Italia, Andrea Di Giuseppe, in compagnia di Forti, scattata da un agente di polizia penitenziaria, ha suscitato ulteriori critiche. Il presidente del Spp, Di Giacomo, ha sottolineato che il personale penitenziario ha compiti più seri e ha chiesto che l’amministrazione penitenziaria individui i responsabili di tali atti.

Il ritorno di Forti ha generato irritazione anche negli Stati Uniti, dove il Dipartimento di Stato ha insistito che Forti dovesse “scontare la sua pena”. In Italia, il suo rientro è percepito da alcuni come uno strumento di propaganda politica in vista delle elezioni europee di giugno, con l’accusa che la maggioranza stia sfruttando il caso per ottenere vantaggi elettorali.

Le polemiche riguardano non solo le condizioni del trasferimento e la gestione dei permessi, ma anche l’uso mediatico della vicenda, sollevando domande sulla parità di trattamento dei detenuti e sull’integrità del sistema penitenziario italiano.

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