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Industria italiana Autobus a rischio privatizzazione: scatta lo sciopero

adn24 industria italiana autobus a rischio privatizzazione scatta lo sciopero

La protesta dei dipendenti di Industria Italiana Autobus (IIA) continua, con l’ombra della possibile cessione che si fa sempre più forte. Secondo quanto dichiarato dai sindacati Fim, Fiom, Uilm, Fismic e Uglm in una nota diffusa ieri, i lavoratori presso i due stabilimenti di Bologna e Flumeri (Avellino) hanno deciso di incrociare le braccia. Lo sciopero è stato indetto in risposta alle dichiarazioni del Ministero dell’Industria, che ha annunciato la conclusione di un accordo con Seri Industrial per la vendita di Industria Italiana Autobus. L’adesione allo sciopero è stata quasi totale. I sindacati ribadiscono la necessità che l’azienda rimanga pubblica e sostengono che il Governo è responsabile per garantire un futuro sostenibile attraverso un dialogo con i sindacati.

La possibile cessione di Industria Italiana Autobus (IIA) è al centro di trattative con Seri Industrial dei fratelli Civitillo, con il coinvolgimento di Leonardo e Invitalia, che prevedono la cessione della maggioranza delle azioni della società, attualmente in mano pubblica. I lavoratori hanno protestato e manifestato negli ultimi mesi presso il Ministero dell’Industria per rivendicare il loro diritto ad essere coinvolti nelle decisioni sul futuro dei due stabilimenti. Negli incontri futuri, continueranno a chiedere che l’azienda rimanga pubblica e che il Governo intervenga per garantire un piano industriale efficace per una società cruciale per la transizione verso la mobilità pubblica.

Durante un recente incontro nello stabilimento di Flumeri, ha preso la parola il parlamentare Toni Ricciardi, sottolineando che le difficoltà dell’azienda non sono improvvisate ma il frutto di una lunga storia. Si impegna a mantenere alta l’attenzione su questa situazione e ad esaminare le condizioni dell’azienda, senza schierarsi necessariamente con il governo, ma piuttosto valutando se un’azienda con un impatto economico e 600 dipendenti possa ancora sopravvivere. L’attesa per un intervento governativo mantiene alta la tensione.

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