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Cronaca

Catania | il killer di “Cosa nostra” Nunzio Zuccaro torna in carcere: era uscito nel 2020 dopo 30anni

 ‣ adn24 catania | il killer di "cosa nostra" nunzio zuccaro torna in carcere: era uscito nel 2020 dopo 30anni

Nunzio Zuccaro, 62 anni, ex affiliato di “Cosa nostra etnea”, è tornato in carcere per maltrattamenti in famiglia dopo aver scontato una condanna di 30 anni, terminata nel 2020. Le indagini, condotte dal pool di magistrati specializzati nei reati legati alla violenza di genere, hanno rivelato le condotte abusive perpetrate dall’indagato nei confronti dell’ex moglie a partire dal 2019, mentre Zuccaro era ancora detenuto per scontare una condanna di 30 anni per due omicidi, sequestro di persona, occultamento di cadavere, associazione mafiosa e rapine.

La vittima, soggetta a un regime di vita vessatorio e umiliante, caratterizzato dalla denigrazione e dalla paura per sé e per i propri figli, ha deciso di denunciare le violenze subite ai carabinieri di piazza Verga lo scorso marzo. Ha riferito di essere stata oggetto di insulti, minacce di morte e violenze da parte del convivente, che continuava a minacciarla anche durante la sua detenzione, lamentando la sua assenza ai colloqui e la modesta somma di denaro che lei gli inviava settimanalmente.

Zuccaro avrebbe minacciato di ucciderla non appena fosse uscito di prigione, lamentando di fare brutta figura con gli altri detenuti e accusandola di non aver minacciato i parenti per ottenere in eredità alcuni terreni. Nonostante le minacce e l’abuso, la donna è rimasta con lui per proteggere i figli. Tuttavia, una volta scarcerato, Zuccaro avrebbe continuato a essere arrogante e violento, arrivando a sputarle in faccia in pubblico e picchiarla con una stampella.

Dopo aver assistito a una lite tra il marito e il figlio e aver preso le difese di quest’ultimo, la donna è stata cacciata di casa con violenza. Zuccaro l’ha minacciata di morte ripetutamente al telefono, costringendola a tornare a casa per proteggere i figli. L’autorità giudiziaria ha deciso che l’unica misura idonea a garantire la sicurezza della vittima fosse la custodia in carcere, data la gravità e la ripetitività degli episodi di violenza.

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