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Calabria

Milano | ‘Ndrangheta e movida: Sequestri e 14 arresti. Indagini sulla cosca Piromalli

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Un gruppo criminale legato alla famiglia Piromalli di Gioia Tauro, guidato da Salvatore Giacobbe, è stato smantellato grazie all’indagine condotta dal pm della Dda di Milano, Silvia Bonardi. Il gruppo aveva preso il controllo di alcuni locali della movida milanese e aveva organizzato una serie di truffe alle agenzie interinali di lavoro. In seguito all’operazione condotta dal Gico del nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf, sono state arrestate 14 persone e sequestrate 4 società che gestivano bar ed esercizi per la ristorazione. I locali si trovavano nel Mercato Comunale di Isola, una delle zone più frequentate dalla vita notturna. Tra i principali arrestati figurano Salvatore Giacobbe, i suoi figli, Giovanni Caridi, Agostino Cappellaccio e altri membri minori del gruppo. I Giacobbe, a seconda del settore che volevano controllare, si sarebbero interfacciati con altri clan e altre organizzazioni criminali, come ad esempio i Casalesi per il traffico illecito di rifiuti. L’indagine ha anche rivelato che il gruppo aveva infiltrato il settore della ristorazione, gestito da Cappellaccio, che aveva esteso la sua influenza su una struttura che ospitava un mercato comunale e che da due anni aveva riaperto con un nuovo aspetto. Durante l’operazione, sono stati sigillati diversi locali, tra cui La Masseria, Granum, Piscarius e il Beats Bar. L’indagine ha anche rivelato le dinamiche interne al gruppo, con Salvatore Giacobbe che assegnava compiti ai suoi sottoposti in base alle loro competenze specifiche. A causa dei divieti imposti dal regime di sorveglianza speciale, Giacobbe aveva trasferito la sua base operativa da Agrate-Pessano con Bornago a Milano. Inoltre, per aumentare la propria importanza e credibilità, manteneva stretti rapporti con Girolamo Piromalli, detto “Mommino”, e impartiva lezioni sui rituali e le regole secolari della ‘ndrangheta. Secondo il gip, il gruppo non era semplicemente composto da calabresi trasferiti al Nord che cercavano di emulare i metodi dei boss della loro terra d’origine, ma erano individui che avevano interiorizzato culturalmente e condiviso le regole e i rituali più profondi e tradizionali della ‘ndrangheta.

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