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Roma | I cellulari e la droga della Camorra a Rebibbia, le consegne anche con i droni

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I clan della Camorra napoletana hanno escogitato un sistema sofisticato per fornire regolarmente le carceri, creando così una sorta di anti-Stato dietro le sbarre. Ai detenuti, sia amici che quelli disposti a pagare, provvedevano a far pervenire telefoni cellulari e droga. I telefoni, spesso usa e getta, erano utilizzati per mantenere i contatti con l’esterno e talvolta per commettere ulteriori reati.

La droga, invece, serviva ai boss per manifestare il loro potere e accrescere la loro influenza. Questo è quanto emerso da due distinte indagini che hanno portato all’esecuzione complessiva di 31 misure cautelari firmate dalla Procura di Napoli.

La gestione del business delle consegne coinvolgeva 19 carceri, compresa la casa circondariale di Rebibbia. Le consegne avvenivano principalmente tramite droni, con tariffe precise: mille euro per uno smartphone, 250 euro per un telefono abilitato solo alle chiamate vocali e 7000 euro per mezzo chilo di droga.

Secondo quanto ricostruito dal procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, e dalle forze dell’ordine, il gruppo aveva organizzato diverse consegne tramite drone. Tuttavia, in alcuni casi le condizioni meteorologiche avverse hanno impedito il successo delle operazioni, con conseguente intercettazione del drone e sequestro del carico.

Le consegne miravano a consolidare il prestigio e il potere criminale delle organizzazioni collegate al cartello dell’Alleanza di Secondigliano, come il clan Licciardi e altre famiglie camorristiche. Secondo il procuratore Gratteri, è urgente mettere in sicurezza le carceri italiane con l’uso di jammer, dispositivi tecnologici per disturbare le frequenze e contrastare l’utilizzo di droni da parte delle organizzazioni criminali.

Si tratta di un problema nazionale, afferma Gratteri, che richiede azioni immediate per affrontare la diffusione di telefoni cellulari e droga dietro le sbarre delle carceri italiane.

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