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Catanzaro | Progetto “Gli scacchi in carcere”: per agevolare la formazione delle decisioni che uno prende anche nella vita

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Gli scacchi non sono solo un gioco o uno sport, ma anche un mezzo per il reinserimento sociale, la formazione professionale e, più in generale, per la vita. A Catanzaro, il progetto “Scacchi in Carcere” è già attivo da almeno due mesi, promosso dal Ministero della Giustizia e da Sport e Salute Spa, società affiliata al CONI, e implementato nell’istituto penitenziario minorile del capoluogo calabrese. Il Centro per la Giustizia minorile di Catanzaro, le Comunità ministeriali e i servizi sociali minorili, attraverso l’associazione “Pushwooders’ Chess Academy”, hanno vinto il bando ministeriale e avviato l’attività coinvolgendo inizialmente 15 giovani detenuti. Il progetto, che si protrarrà per 18 mesi, prevede tre fasi.

Maurizio Leone, referente dell’associazione “Pushwooders’ Chess Academy”, spiega che l’obiettivo è promuovere gli scacchi come disciplina sportiva per stimolare il pensiero critico e agevolare la presa di decisioni sia nel gioco che nella vita quotidiana. Si mira anche a fornire ai giovani detenuti prospettive lavorative qualificate per il loro futuro dopo la detenzione. Valeria Cavalletti, dirigente del Centro per la Giustizia minorile di Catanzaro, sottolinea l’importanza di fornire ai minori detenuti strumenti per sviluppare il pensiero critico, ritenendo gli scacchi una disciplina ideale a tal fine.

Il Comune di Catanzaro, che ha patrocinato il progetto, e l’ufficio del Garante dei detenuti di Catanzaro sostengono pienamente l’iniziativa. Secondo Nunzio Belcaro, assessore comunale all’Istruzione e allo Sport, lo sport, in particolare gli scacchi, può giocare un ruolo fondamentale nella crescita e nell’educazione civica, specialmente per coloro che si trovano in situazioni di difficoltà. Belcaro auspica che gli scacchi siano inclusi nei progetti educativi e nelle attività delle scuole. Leone aggiunge che il progetto potrebbe anche rivelare talenti nel campo degli scacchi, come dimostrato dal passato con i campionati mondiali per detenuti.

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