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Cronaca

Roma | Oltraggiate e bruciate due pietre d’inciampo a Trastevere

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A Roma, individui sconosciuti hanno tentato di appiccare il fuoco a due pietre d’inciampo. L’incidente si è verificato in via Dandolo, nel quartiere di Trastevere. Queste pietre commemorano la deportazione di Michele Ezio Spizzichino e Amedeo Spagnoletto. La scoperta è stata fatta da una signora di passaggio che ha notato che le pietre erano state completamente annerite. Fortunatamente, le pietre sono state tempestivamente ripulite. La notizia ha suscitato una forte indignazione su vari social network.

L’incubo vissuto dagli ebrei romani ha raggiunto l’apice il 16 ottobre 1943, con il rastrellamento del Ghetto di Roma. Questo evento fu seguito dalla deportazione nei campi di concentramento e dall’orribile sterminio di molte vittime. La Comunità Ebraica di Roma ha espresso la sua preoccupazione riguardo a quanto accaduto, affermando: “Non vogliamo vedere qui ciò che stiamo assistendo a Parigi”. Victor Fadlun, presidente della Comunità Ebraica di Roma, ha dichiarato: “Se dovesse emergere che si tratta di un atto deliberato di profanazione, sarebbe un fatto gravissimo. Le pietre d’inciampo rappresentano un simbolo di memoria e omaggio alle vittime dell’antisemitismo, per la nostra comunità e per tutti i cittadini romani. Auspichiamo che non ciò che purtroppo sta accadendo in altri Paesi europei, soprattutto a Parigi, non si ripeta qui. Confidiamo pienamente nella vicinanza e vigilanza delle istituzioni e delle forze dell’ordine.”

Il rastrellamento del Ghetto di Roma avvenne il 16 ottobre 1943, quando le forze naziste rastrellarono gli ebrei della città casa per casa, deportandoli successivamente nei campi di concentramento. Tale data fu scelta dai nazisti perché coincideva con la celebrazione della festività di Sukkot, assicurandosi così di trovare il maggior numero di persone nelle loro abitazioni. Il rastrellamento coinvolse 1.259 individui, strappati dalle loro case e dalle loro vite, trasportati su carri bestiame e inviati nei campi di concentramento. Solo 16 di loro fecero ritorno a Roma, tra cui 16 uomini e una donna, Settimia Spizzichino. L’operazione fu condotta da truppe tedesche delle SS o dalla polizia d’ordine, con la collaborazione di funzionari del regime fascista. I tedeschi bloccarono inizialmente gli accessi stradali, evacuarono le abitazioni uno alla volta e radunarono le persone rastrellate per poi deportarle.

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