Il talentuoso centrocampista della Juventus, Nicolò Fagioli, è attualmente oggetto di un’indagine da parte della Procura di Torino, la quale sta conducendo un’indagine sulla sua presunta partecipazione a scommesse su piattaforme online illegali. Il giocatore, originario di Piacenza e nato nel 2001, avrebbe effettuato scommesse su siti non autorizzati, il che mette in discussione la sua situazione. L’indagine è stata resa pubblica da La Stampa e condotta dalla squadra mobile di Torino, la quale ha analizzato gli accessi e le transazioni sui siti di scommesse per identificare gli utenti coinvolti. Tra gli indagati sembra esserci il giovane calciatore bianconero, Nicolò Fagioli. L’accusa riguarda il coinvolgimento in scommesse su piattaforme illegali, il che potrebbe portare a sanzioni disciplinari secondo il codice sportivo. La procura federale della FIGC ha già interrogato il calciatore, e la violazione delle norme potrebbe portare a un’eventuale inibizione o squalifica per il giocatore bianconero. Inoltre, l’ammenda prevista è di almeno 25.000 euro.
La difesa di Nicolò Fagioli ha dichiarato che il calciatore si è autodenunciato alle autorità sportive ed è sereno riguardo alla situazione. Gli avvocati Luca Ferrari e Armando Simbari hanno sottolineato la massima trasparenza e collaborazione del loro assistito con le autorità giudiziarie e sportive. Nicolò è concentrato sulla sua squadra, la Juventus, e sul campionato.
Va sottolineato che il gioco d’azzardo in sé non costituisce un reato, a meno che non sia effettuato su piattaforme illegali o scommesso su eventi sportivi in cui il soggetto è coinvolto. La FIGC impone regole specifiche ai tesserati, tra cui l’obbligo di denuncia delle scommesse. Inoltre, è proibito scommettere in qualsiasi modo al fine di trarne profitto. La Procura della FIGC è a conoscenza del caso dal 30 agosto e ha aperto un fascicolo in seguito a una segnalazione proveniente dai legali del calciatore. L’indagine è in fase avanzata, e Fagioli potrebbe affrontare sanzioni disciplinari che vanno dalla squalifica di almeno tre anni a un’ammenda di almeno 25.000 euro.